VITTORIO ZECCHIN

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BIOGRAFIA DI VITTORIO ZECCHIN

Vittorio Zecchin
Vittorio Zecchin

La luce del 21 maggio 1878 baciò le mura di Murano, accogliendo il nuovo nato, figlio di Luigi, studioso dei segreti del vetro, e di Domenica Rumor, donna dalle mani sapienti. La famiglia, pur orientata verso le vie tecniche, non riuscì a trattenere il giovane spirito che, nel 1894, si arrampicò sulle sponde dell’Accademia di Belle Arti di Venezia. Qui, tra i maestri e i compagni, egli si immerse in un mondo di colori e forme, abbracciando con fervore il corso speciale di ornato guidato da Augusto Sezanne, conquistando due volte la lode di fine anno.

Le Prime Sfide e Le Esperienze Lavorative

Tuttavia, prima di stringere tra le mani il tanto ambito diploma, decise di abbandonare le aule dell’istituzione, intraprendendo un breve ma intenso percorso lavorativo. Nel 1903, per qualche mesi, assaporò l’esperienza d’ufficio presso il Municipio di Murano, solo per poi avventurarsi come operaio nelle officine vetrarie dell’isola, dove il vetro si trasformava sotto il calore delle fiamme, danzando tra le abili mani degli artigiani.

L’Incontro con Nuove Correnti e le Prime Esposizioni

Le sue prime creazioni pittoriche svelarono la sua inclinazione verso le correnti artistiche del tempo, le cui onde si infrangevano sulla scogliera della Biennale di Venezia. Fu nell’edizione del 1905 che le linee sinuose di Jan Toorop lo colpirono profondamente, trasportandolo verso nuove riflessioni. E nel 1910, la sala di Klimt lo avvolse in un vortice di sensazioni, contribuendo non solo alla crescita della sua sensibilità artistica, ma aprendo anche le porte verso le arti applicate.

L’Esplorazione della Decorazione e Le Esposizioni Giovanili

Non meno importante fu l’influenza esercitata dai lavori decorativi al Padiglione Pro Arte. Assorbendo gli elementi stilistici klimtiani e mescolandoli con la ricca tradizione veneziana, Zecchin diede vita a composizioni caratterizzate da un linearismo sintetico e da una vivace tavolozza di colori, immerse in paesaggi onirici.

E così, nel 1909, decise di presentare le sue opere alle collettive giovanili estive e autunnali dell’Opera Bevilacqua La Masa, offrendo al pubblico il frutto del suo lavoro e della sua passione.

Il Vibrante Scenario Artistico Capesarino

Nel fervido contesto culturale di Capesaro, si materializzò l’alleanza con Teodoro Wolf Ferrari, un talentuoso artista la cui formazione aveva trovato compimento a Monaco di Baviera. Egli, seguendo l’esempio delle correnti artistiche mitteleuropee, fu il promotore a Venezia di un nuovo gruppo artistico.

Uno dei primi frutti di questa collaborazione fu una serie di tavolette e vasi in vetro, inviati nel 1913 al Salone d’Arte Windhager di Monaco, dove ottennero un’accoglienza calorosa; una selezione di questi lavori venne poi esibita anche alla Biennale del 1914.

Esposizioni e Collaborazioni

Nella mostra collettiva presso la galleria Bevilacqua La Masa nell’autunno del 1913, Zecchin ebbe l’opportunità di condividere uno spazio espositivo con le opere in vetro di Giuseppe Barovier. Oltre alla presentazione di alcune opere rilevanti, dalle influenze klimtiane, come il trittico “Le Vergini del Fuoco”, realizzò un ciclo decorativo intitolato “Il Giardino delle Fate”, appositamente concepito per l’ambiente espositivo.

Nello stesso anno, prese parte alla I Esposizione Internazionale d’Arte della Secessione a Roma, ospitata nella sala del gruppo veneto, guidato da Vittore Zanetti Zilla. Le sue opere “Verso la Luce” e “Primule” furono esposte anche nelle edizioni successive.

Nuove Sfide e Committenze

Nel giugno del 1914, Zecchin partecipò con dipinti ad una mostra organizzata da artisti respinti dalla giuria della Biennale veneziana, tenutasi presso l’hotel Excelsior del Lido. Quest’iniziativa fu promossa proprio da quegli stessi artisti che desideravano dare voce alle loro creazioni al di là delle limitazioni delle istituzioni.

Nello stesso anno, Giovanni Indri, proprietario dell’hotel Terminus di Venezia, gli commissionò la decorazione della sala da pranzo dell’albergo. Tra i capolavori ispirati alla corrente secessionista, il ciclo “Le Mille e Una Notte” trasse spunto dal racconto della lampada di Aladino, probabilmente tratto dall’edizione dell’Istituto Editoriale Italiano con grafica curata da Duilio Cambellotti. La narrazione orientale fu trasfigurata nello splendore bizantino dell’ambientazione e nella sontuosità cromatica dei cortei nuziali che omaggiavano la principessa.

Espansione Creativa e Nuovi Orizzonti

La collaborazione con Wolf Ferrari aprì le porte a nuove opportunità creative per Zecchin, permettendogli di esplorare territori artistici prima inesplorati. La sua presenza nelle esposizioni nazionali e internazionali contribuì a consolidare la sua reputazione come uno dei più promettenti artisti emergenti del panorama veneziano.

Durante i tumultuosi anni Dieci del secolo scorso, un periodo intriso di cambiamenti e rivolgimenti culturali, l’artista mutò il suo interesse, dirigendosi verso nuovi orizzonti artistici. Fu un’epoca in cui le notti non erano solo scure, ma erano illuminate da una brillante creatività, dove i boschi di betulle non erano solo una cornice naturale, ma un palcoscenico per l’espressione artistica.

Emanicipatosi dall’arruolamento militare a causa di una limitazione fisica, nel 1916 diede vita a un laboratorio di tessitura di arazzi nel convento dismesso di S. Donato a Murano. Questo fu un momento di trasformazione, dove la pittura lasciò spazio all’arte applicata, dando vita a una fusione di motivi e concetti precedentemente esplorati.

L’Innovazione nei Dettagli

Il suo laboratorio divenne presto un centro di eccellenza, rinomato per la sua originalità e maestria artigianale. Le ricamatrici locali divennero i suoi collaboratori, trasformando fili e tessuti in opere d’arte di straordinaria bellezza. Fu un luogo visitato da menti illuminate, come quella di Gabriele D’Annunzio, che ne celebrò l’unicità nelle pagine de “La Leda senza cigno”.

Nei primi anni del dopoguerra, Zecchin presentò una vasta collezione di opere alla X Esposizione di Ca’ Pesaro, un evento che ebbe un impatto significativo sulla scena artistica locale. La sua partecipazione alle proteste interne alla BLM nel 1920 lo vide impegnato in un nuovo ruolo, quello di portavoce degli artisti dissidenti, esponendo con fierezza le sue creazioni nella galleria Geri Boralevi di Venezia.

La Fama

Le sue opere attraversarono gli oceani, esposte con orgoglio a New York grazie all’Associazione per il Lavoro di Venezia. La sua fama si diffuse oltre i confini nazionali, e Zecchin iniziò a collaborare con il Laboratorio di ricami della contessa Pia di Valmarana a Saonara, contribuendo alla diffusione del punto Valmarana.

Nel 1920, mentre il mondo si riprendeva dalla devastazione della guerra, Zecchin si unì in matrimonio ad Agnese Camozzo, una nuova fase della sua vita personale che si intrecciava con la sua continua ricerca artistica.

L’Espansione Creativa

Con l’avvento del nuovo decennio, Zecchin si trovò immerso in nuove opportunità espositive. Dalla Mostra regionale d’arte di Treviso nel 1921 a La Fiorentina primaverile nel 1922, le sue opere continuarono a incantare e ispirare. La Bottega d’Italia divenne un importante veicolo per la diffusione delle sue creazioni, portando l’arte applicata a un pubblico sempre più vasto.

Nel dicembre del 1921, Zecchin assunse il ruolo di direttore artistico presso la rinomata ditta Vetri soffiati muranesi Cappellin, Venini & C. Questa nuova sfida lo vide collaborare con maestranze esperte, dando vita a opere che coniugavano il classicismo rinascimentale con influssi art nouveau, suscitando ammirazione sia in patria che all’estero.

L’Affermazione Internazionale

Il suo talento fu celebrato alla Biennale di Venezia del 1922, dove una sala personale ospitava le sue creazioni. Da allora, Zecchin divenne una presenza costante all’evento, esponendo con orgoglio arazzi, vetri e la celebre vetrata Notturno fino al 1942.

La sua fama oltrepassò i confini nazionali, e nel 1923 partecipò con successo alla I Esposizione internazionale delle arti decorative di Monza. La sua abilità nel design di ambienti fu riconosciuta con la progettazione di uno studio e l’allestimento di una sala da pranzo, mostrando una versatilità artistica che continuò a stupire il pubblico.

Mentre il tempo passava, Zecchin continuò a collezionare successi, ricevendo nel 1923 la medaglia d’oro alla I Esposizione nazionale delle piccole industrie e dell’artigianato di Firenze per i suoi straordinari vetri, confermando il suo status di maestro dell’arte applicata.

Una Serata alla Galleria Pesaro

Nel lontano 1923, si svolse un evento memorabile presso la rinomata Galleria Pesaro di Milano. Fu una serata di fervore artistico, un’occasione in cui l’arte vibrava nell’aria come una melodia sospesa. Non si trattava solo di un’ordinaria mostra, ma di una personale, un momento di consacrazione per un talento emergente. L’artista in questione, insieme ad altri illustri colleghi, aveva già fatto parlare di sé nel maggio del 1920, quando, insieme a Zanetti Zilla, Guido Marussig e Benvenuto Disertori, aveva esposto una serie di opere affascinanti.

In quella serata del 1923, oltre trenta opere, tra mobili intarsiati, ricami raffinati, piatti in ceramica e cristalli scintillanti, si dispiegavano nella magnifica cornice della Galleria Pesaro. L’artista era al centro dell’attenzione, circondato da opere che parlavano il linguaggio universale dell’arte. Fu un momento indimenticabile, un’esperienza che si incise nell’animo di quanti vi presero parte.

Esposizioni e Riconoscimenti Oltreoceano

L’attività espositiva dell’artista non si limitava alle frontiere italiane. Le sue opere attraversarono i confini nazionali per essere ammirate anche all’estero. Nel 1924, l’artista fu selezionato per l’Exposition d’art italien contemporain a Bruxelles, dove le sue creazioni attirarono l’attenzione internazionale. L’anno seguente, fu il turno dell’Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes a Parigi, dove i suoi cristalli CV & C. vennero premiati con il grand prix, una testimonianza del loro valore artistico e della maestria dell’artista.

Nuove Direzioni e Collaborazioni

Con il passare degli anni, l’artista intraprese nuove strade creative. Nel 1925, la ditta CV & C. si sciolse, ma ciò non fermò il suo fervore artistico. Giacomo Cappellin fondò una nuova impresa, la Maestri vetrai muranesi Cappellin & C., e l’artista rimase al suo fianco come direttore artistico. Parallelamente, Paolo Venini diede vita alla Vetri soffiati muranesi Venini & C., aprendo così nuove possibilità creative nel mondo del vetro.

L’arte dell’artista non si limitava al vetro. Nella seconda metà degli anni Venti, si cimentò con i mosaici, creando suggestive opere per luoghi sacri e residenze private. I suoi cartoni adornarono il battistero della chiesa della Madonna del Mare a Pola, la cappella di villa Perlasca a Gardone e villa Beretta nel bresciano. La sua fama crebbe ulteriormente quando, nel 1927, partecipò alla III Mostra delle arti decorative di Monza, esponendo tre sale decorate da pannelli mosaicisti di Venezia.

Riconoscimenti e Insegnamento

Gli anni successivi furono testimoni della crescente fama dell’artista. Le sue opere, dai ricami ai mobili, dai vetri agli oggetti di argenteria, conquistarono sempre più spazi nelle mostre e nei concorsi. Riviste specializzate come Emporium, Domus e Casabella dedicarono ampi spazi alle sue creazioni, riconoscendo il suo talento e la sua innovazione nel campo dell’arte applicata.

Fine di un’Epoca

Ma come tutte le grandi storie, anche quella dell’artista aveva una fine. Agli inizi degli anni Quaranta, il morbo di Parkinson si fece strada nella sua vita, costringendolo a lasciare l’attività artistica che tanto amava. Il 15 aprile 1947, l’artista si spense a Murano, ma il suo lascito artistico continuò a vivere attraverso le opere che aveva creato e l’insegnamento che aveva impartito a generazioni di artisti.

 

Vittorio Zecchin - La preda
Vittorio Zecchin – La preda

 

Vittorio Zecchin - La gazzella
Vittorio Zecchin – La gazzella

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