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BIOGRAFIA DI GIUSEPPE CELLINI
Giuseppe Cellini, nato a Roma nel 1855 e scomparso nel 1940, affrontò una vita piena di sfide e opportunità, plasmata dalla sua giovinezza difficile e dalla sua straordinaria dedizione all’arte. In questa rielaborazione, esploreremo il percorso avventuroso di Cellini, costellato da incontri cruciali e realizzazioni artistiche sorprendenti.
Infanzia e Formazione
Perdendo i genitori in giovane età, Giuseppe Cellini fu destinato a una vita in collegio. Ma nel 1873, intraprese un nuovo cammino iscrivendosi all’Istituto di Belle Arti. Dal 1878 al 1880, si immerse nei corsi di disegno legato alle arti industriali presso il Museo Artistico Industriale.
L’Incontro Fortunato
Una svolta fondamentale si manifestò quando Cellini iniziò a frequentare i salotti mondani legati alla cultura simbolista romana. Qui, entrò in contatto con il Principe Baldassarre Odescalchi negli anni ’70. Nel 1882, Cellini presentò Gabriele D’Annunzio a questo ambiente, dando il via alla sua avventura nel mondo simbolista.
Un Viaggio in Portogallo
Nel 1889, Cellini si trasferì in Portogallo, dove insegnò all’Accademia di Belle Arti di Lisbona e alla Scuola delle Arti Applicate di Oporto. Nel frattempo, decorò il Palazzo della Borsa e svolse un ruolo di traduttore dal portoghese all’italiano. Questo periodo vide anche la diffusione in Italia di diversi poeti, successivamente pubblicati sulla rivista “Fanfulla della domenica”.
Nel 1892, Cellini fece ritorno in Italia, insegnando a Modena e Napoli. Nel 1894, tornò a Roma, dove collaborò come illustratore e scrittore per la rivista “Il Convito” di Adolfo De Bosis. Tradusse ed illustrò per il periodico “The Cenci” di Percy Bysshe Shelley e “Amori ac silenti sacrum”.
L’Impegno Sociale ed Artistico
Nel 1904, fu uno dei fondatori dell’associazione “I XXV della Campagna Romana”, insieme a Onorato Carlandi ed Enrico Coleman, tra gli altri. Due anni dopo, fu accolto come Accademico di San Luca e nel 1911, contribuì all’allestimento dell’Esposizione Internazionale di Roma. Nel 1925, divenne parte dei Virtuosi del Pantheon. Cellini si spense a Roma nel 1940.
Esplorando le Diverse Sfaccettature dell’Arte di Cellini
Cronaca Bizantina
Nei primi anni Ottanta, Cellini iniziò ad immergersi nell’ambiente legato a “Cronaca Bizantina”. Questa rivista, fondata nel 1881 da Angelo Sommaruga, vide la collaborazione di Cellini dal 1880 al 1885. Rappresentando un simbolismo che abbracciava l’arte preraffaellita e l’estetismo europeo, Cellini tenne una conferenza dal titolo “Per la bellezza” nel 1884, pubblicata proprio su “Cronaca Bizantina”.
La pittura Liberty
Nel 1882, Cellini partecipò all’esposizione dell’Associazione Artistica Internazionale con il dipinto “San Domenico”. Quindi, qui conobbe Nino Costa e si unì alla Scuola Etrusca, formata da Costa nel 1884. Questo gruppo di paesaggisti interpretava la natura intrecciandola con riferimenti simbolici, romantici e mitologici. Per esempio, nel 1886, Cellini fu tra gli artisti che espressero il loro dissenso verso l’arte accademica ufficiale in una mostra presso lo studio Giorgi a Roma, coniando il nome “In Arte Libertas” per il loro gruppo. In conclusione, il contributo di Cellini a questo movimento artistico, sopratutto attraverso la sua opera “San Domenico”, fu significativo. Dopo di che, la Scuola Etrusca continuò a influenzare il panorama artistico dell’epoca.
Palazzo Sciarra
Nel 1885, il Principe Maffeo Sciarra commissionò a Cellini la decorazione delle pareti esterne della Galleria di Palazzo Sciarra, appena ristrutturata. Il progetto, concepito insieme al letterato Giulio Salvadori, richiamava le decorazioni pompeiane. Su uno sfondo rosso, Cellini raffigurò donne in varie azioni quotidiane, celebrando virtù tradizionali come la pudicizia, l’umiltà, la misericordia e la pazienza.
L’Isaotta Guttadauro
Il Palazzo divenne anche la sede della redazione di “Cronaca Bizantina”, diretta da D’Annunzio, che chiese a Cellini e ad altri artisti simbolisti e liberty di illustrare la sua raccolta di poesie “Isaotta Guttadauro” del 1886. Cellini partecipò all'”editio picta” con disegni impressionanti, caratterizzati da un tocco quasi michelangiolesco, unito a un uso decorativo di piante e fiori, creando atmosfere sia inquietanti e simboliche che leggere ed oniriche.
L’attività di decoratore
Dopo il suo ritorno dal Portogallo, Cellini fu incaricato da Adolfo De Bosis delle illustrazioni per la neonata rivista “Il Convito” nel 1894. Questo incarico includeva anche la decorazione della Villa Anziani alla Batteria Nomentana nel 1897, oggi sede dell’ambasciata libica. Cellini non si limitò alla decorazione delle pareti, ma contribuì anche alla scelta dell’arredamento e al riordino delle collezioni d’arte della famiglia. Due delle sue grandi tele, “Il Giorno” e “La Notte”, ancora ornano il Salone di Rappresentanza.
Illustrazioni dannunziane
Dopo di che, nel 1886, D’Annunzio intraprese la collaborazione con Giuseppe Cellini, chiedendogli di illustrare “Isaotta Guttadauro”. Successivamente, Cellini realizzò la magnifica copertina di “Allegoria d’autunno” nel 1895, due splendidi disegni per “La Francesca da Rimini” nel 1902, e decorò i primi due volumi delle “Laudi” insieme alla copertina di “Forse che sì forse che no” nel 1909. Durante questo periodo, il legame tra il poeta e l’artista si approfondì notevolmente, con D’Annunzio che esercitò una profonda influenza sulle scelte stilistiche di Cellini, abbracciando un revival di matrice tedesca di ispirazione rinascimentale.
In altre parole, il percorso artistico di Giuseppe Cellini, plasmato dai suoi incontri e dalla sua genialità, costituisce una delle storie più affascinanti nell’ambito dell’arte italiana del XIX e XX secolo. Quindi, possiamo concludere che la sua carriera si è sviluppata in un intricato intreccio di talento, influenze e momenti cruciali, creando un’eredità artistica che perdura ancora oggi.
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