EUGENIO LANDESIO

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LE QUOTAZIONI di Eugenio Landesio

Le quotazioni sono per i quadri piccoli dai 5.000 ai 10.000 Euro, mentre per i dipinti di medie dimensioni i prezzi vanno da 50.000 ai 60.000 Euro, per i quadri più grandi il valore va dai 200.000 ai 400.000 Euro.

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RIEPILOGO QUOTAZIONI INDICATIVE EUGENIO LANDESIO

Tipologia opere Dimensione Quotazione
Dipinti piccole 5.000 – 10.000 Euro
Dipinti olio su tela medie 50.000 – 60.000 Euro
Olio su tela quadri grandi 200.000 – 400.000 Euro

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BIOGRAFIA DI EUGENIO LANDESIO

Eugenio Landesio
Eugenio Landesio

Il giorno ventcinque di gennaio dell’anno 1809, nella cittadina di Venaria Reale, vide la luce Eugenio Landesio, figlio di Giovanni e Rosa Sander. La sua famiglia, proveniente da umili origini, presto si trasferì a Roma, sperando in un miglioramento delle proprie condizioni economiche. In questa nuova città, ancora in tenera età, Eugenio iniziò a dedicarsi allo studio del disegno e a prendere lezioni di pittura da parte del paesaggista francese A. Bourgeois.

Dopo alcuni anni, nel 1832, fece il suo debutto all’esposizione della Società degli amatori e cultori di belle arti di Roma, presentando un dipinto intitolato “Il Cammino della Vergine verso la visita a santa Elisabetta”. Quest’opera fu acquistata dalla Società e, alla chiusura della mostra, fu estratta e vinta da Vincenzo Camuccini.

Nei periodi successivi, Eugenio Landesio si dedicò principalmente al disegno e alla litografia, collaborando con G. Brocca per la realizzazione di vedute prospettiche di Roma e paesaggi della Campagna romana, stampate presso lo stabilimento litografico Wieller di via del Corso.

Il successo e le committenze reali

Nel 1836, sempre a Roma e presso lo stesso stabilimento Wieller, pubblicò una raccolta di trentaquattro piante disegnate dal vero e litografate, un vero e proprio repertorio di soggetti caratteristici della pittura di paesaggio. Questi disegni, accurati nella composizione prospettica e nella resa grafica delle variazioni luminose, gli valsero il patrocinio del pittore ungherese Karoly Markó il Vecchio, uno dei maggiori esponenti del paesaggismo storico dell’epoca.

In seguito, nel 1839, Eugenio riprese la sua attività espositiva presentando due opere all’Accademia di belle arti di Berlino: “Diana al bagno” e “Entrata delle terme di Diocleziano a Roma”. Continuò a esporre regolarmente alle mostre annuali degli Amatori e cultori di Roma, presentando opere come “Paese tratto dalla tenuta Tragliatella presso Bracciano” e “Veduta della Rufinella”, quest’ultima commissionata per conto della regina Maria Cristina di Borbone.

La Dimora Estiva della Regina

Dopo la scomparsa di Carlo Felice (1831), la regina aveva designato la sontuosa villa della Rufinella come suo rifugio estivo. Da quel momento, si era impegnata in un vasto progetto di promozione che includeva non solo campagne di scavo nelle regioni dell’antico Tuscolo e di Veio, affidate all’architetto Canina, ma anche la commissione di opere ad artisti provenienti dal Piemonte e dalla Liguria, attivi a Roma. Queste opere erano destinate a celebrare la dinastia sabauda attraverso una serie di vedute e dipinti storici.

Un nuovo incarico per Eugenio Landesio

Nel 1841, fu il talentuoso Landesio ad essere incaricato di dipingere un nuovo quadro, delle stesse dimensioni del precedente, raffigurante una Veduta del teatro del Tuscolo durante la visita del Papa Gregorio XVI alla villa di Frascati nell’ottobre del 1839. Queste opere, così come quelle successive, furono destinate al castello di Agliè. Tra le commesse successive, due grandi quadri di argomento storico si distinsero: “Furio Camillo all’assedio di Veio” (1842) e “I Fabi al fonte Cremera” (1846).

Le sue creazioni

Il lavoro di Landesio non si limitò alle tele, ma si estese anche alla creazione di una serie di litografie dedicate ai monumenti e alle vedute di Tuscolo. Queste illustrazioni furono parte integrante del volume di Canina, “Descrizione dell’antico Tuscolo”, finanziato da Maria Cristina e pubblicato a Roma nel 1841 presso la tipografia dell’autore.

La Collaborazione con Canina

Landesio, oltre al suo lavoro autonomo, collaborò strettamente con Canina, il quale lo coinvolse nella decorazione di due ambienti nel piano nobile di palazzo Borghese. Nel primo ambiente, dipinse quattro vedute della villa Borghese, mentre nel secondo raffigurò quattro paesaggi rappresentanti le proprietà della famiglia Borghese. Questi dipinti evidenziavano l’interazione tra le figure umane e il paesaggio circostante, amplificando così il loro ruolo nella composizione. Inoltre, dalla collaborazione con Canina nacquero anche le litografie per il volume “Vedute principali della villa Borghese”.

Il Rinascimento Artistico

Nel corso del 1846, il talento del pittore tornò a risplendere in occasione della mostra annuale degli Amatori e cultori. Presentò tre opere di varia ispirazione: un imponente dipinto storico raffigurante “La disfatta e la fine dei Fabi sotto le mura di Veio”, probabilmente legato agli interessi della committenza sabauda; un quadro di tema religioso ritraente La chiamata di san Giovanni Evangelista; infine, una Veduta del muro di Teramo a Civita Castellana, frutto di accurati studi dal vero, simile alla sua opera precedente che ritraeva alcuni sepolcri etruschi presso Viterbo.

La Riscoperta Artistica

Nello stesso anno, Landesio si distinse per l’illustrazione della tomba scoperta a Veio da Campana, contribuendo così al volume curato da Canina intitolato “L’antica città di Veio descritta e dimostrata con monumenti”, un omaggio dedicato a Maria Cristina di Borbone. Verso la fine del 1847, sottoscrisse un contratto con la Calcografia camerale per la creazione di disegni ispirati a opere di Nicolas Poussin e Gaspard Dughet, destinati ad essere utilizzati come preparatori per serie incisorie realizzate da Marchetti, Testa e Gismondi.

Un Viaggio Artistico Oltreoceano

Su invito del pittore P. Clavé, incontrato durante il suo soggiorno romano all’Accademia di San Luca e successivamente divenuto direttore dell’Accademia di San Carlo a Città del Messico, Landesio nel 1853 decise di esporre alcune delle sue opere durante la mostra dell’Accademia messicana. Tra queste, spiccava “Vista de Roma tomada de la villa Freborn por la via Cassia”, un paesaggio caratterizzato da una concezione classica sia nel soggetto che nella composizione scenografica, che venne acquistato dall’istituto per arricchire la propria collezione pittorica.

Il Trionfo della Natura

Due anni più tardi, venne chiamato a assumere il ruolo prestigioso di insegnante presso l’Accademia, impartendo lezioni sulla pittura di paesaggio, la prospettiva e l’ornato. Questa nuova sfida aprì nuovi orizzonti nel mondo dell’arte, portando l’incanto dei paesaggi nelle menti dei giovani talenti. In una vibrante Città del Messico, egli decise di stabilirsi per un periodo prolungato, lasciandosi ispirare dalle maestose meraviglie naturali che circondavano la città.

Col passare degli anni, dopo il 1864, fu onorato del titolo di pittore di corte dall’imperatore Massimiliano d’Asburgo, incaricato di immortalare sei affreschi monumentali nel castello di Chapultepec, raffiguranti la storia preispanica del Messico. Il suo approccio all’insegnamento era basato sulla ricerca diretta della bellezza, sull’osservazione dal vero del soggetto e sull’acquisizione della prospettiva, fondamentali per una composizione artistica che catturasse l’immaginazione.

L’Educazione Artistica e il Pensiero Estetico

La sua influenza si diffuse anche attraverso la stampa, con trattati e articoli che esploravano le profondità della pittura di paesaggio, dimostrando la sua superiorità rispetto ad altri generi artistici. Eugenio Landesio condivise il suo metodo pedagogico, individuando leggi universali nell’arte trasmissibili agli studenti attraverso una pratica disciplinata. La sua visione della pittura come fusione tra teoria e pratica rifletteva un approccio rigoroso e filosofico alla creazione artistica, lontano dall’interpretazione letteraria.

Le sue opere divennero i primi pilastri dell’educazione artistica sistematica in Messico, gettando le basi per una nuova generazione di artisti. Mossi da una curiosità scientifica, esplorò le profondità delle grotte di Cacahuamilpa e scalò il maestoso vulcano Popocatépetl insieme a un gruppo eterogeneo di artisti e studiosi. Queste esperienze si trasformarono in opere d’arte che catturarono l’essenza della natura selvaggia e incontaminata.

Le Battaglie dell’Accademia

Tuttavia, la sua permanenza all’Accademia non fu senza conflitti politici e controversie. Nel 1868, costretto dalle turbolenze politiche a lasciare la cattedra di prospettiva, e nel 1873, dopo diciannove anni di insegnamento, dovette abbandonare anche quella di pittura di paesaggio. La successione accademica divenne un’arena di confronto tra fazioni, con Landesio che difese strenuamente i suoi candidati contro altri contendenti.

Con il passare degli anni, Eugenio Landesio mantenne un legame forte con i suoi più devoti allievi, tra cui spiccava Velasco, destinato a succedergli nei suoi insegnamenti. Anche dopo il suo ritorno in patria, Landesio mantenne una fervida curiosità per le nuove tendenze artistiche, visitando esposizioni e mantenendo legami con gli artisti più innovativi dell’epoca.

Il Tragico Epilogo

La sua vita artistica trovò una conclusione prematura nel 1879, con la sua morte a Roma. Tuttavia, il suo lascito artistico continuò a vivere attraverso le opere dei suoi allievi e l’influenza che esercitò sul panorama artistico internazionale. La sua visione della natura come fonte inesauribile di ispirazione e la sua dedizione all’arte come disciplina rigorosa rimasero un faro per le generazioni future di artisti.

Eugenio Landesio - La Miniera di Real del Monte
Eugenio Landesio – La Miniera di Real del Monte

 

Eugenio Landesio - La Valle del Messico dalla Collina di Tenayo
Eugenio Landesio – La Valle del Messico dalla Collina di Tenayo

 

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