Teofilo Patini (Castel di Sangro, Abruzzo, 5 maggio 1840 – Napoli, 16 novembre 1906) è stato un pittore italiano, attivo in uno stile realista.
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BIOGRAFIA DI TEOFILO PATINI
Era nato in una famiglia di proprietari terrieri di una certa ricchezza. Nel 1855, iniziò gli studi classici a Sulmona sotto lo studioso latino Leopoldo Dorrucci. Il padre di Patini aveva preso una posizione come cancelliere della magistratura reale in quella città. Ha conseguito il diploma di “Belle Lettere”, poi si è iscritto all’Università di Napoli per studiare filosofia, per poi passare a studiare all’Accademia di Belle Arti di Napoli.
Questa mossa, tuttavia, non fu approvata dalla sua famiglia. All’età di 20 anni, Teofilo, insieme ad Antonio Tripoti, si arruolò nelle forze volontarie di Garibaldi: i Cacciatori del Gran Sasso, che stavano organizzando un’insurrezione in Abruzzo. In seguito si unì per quattro mesi alla Guardia Nazionale di Castel di Sangro, con le forze che tentavano di reprimere il rampante brigantaggio rurale.
Durante una competizione all’Accademia, la sua pittura di Edoardo III d’Inghilterra e dei Deputati di Calais gli valse uno stipendio per due anni per studiare a Firenze. Nel 1870, la sua tela di “La Zingara” gli procurò una borsa di studio per recarsi a Roma dal 1870 al 1873. A Roma dipinse Nello studio di Salvatore Rosa, che ricevette il primo premio in una mostra del 1872 a Roma. A Roma, iniziò una relazione con Teresa Tabasco, un modello dell’Accademia. Anni dopo si sono sposati.
Nel 1872 fu affetto da infezione oftalmologica, il tracoma. Questo dipinto accorciato in una certa misura, anche se ha dipinto “La guardiana delle oche” del 1873, “Case di campagna” del 1874, “I notabili del mio paese del 1878″. Alcuni anni dopo, all’età di 39 anni, gli fu permesso dal suo medico di ricominciare a dipingere. La sua pittura si è progressivamente focalizzata sulla vita dei contadini poveri, ad esempio, Il ciabattino.
Nel 1882 fu nominato direttore della Scuola di Arti e Mestieri de L’Aquila. Nel 1884, fu incaricato dal Ministero dell’Agricoltura di visitare i musei d’arte della Germania.
Nel 1880, a Torino, espone: Ogni buon stivale doventa ciabatta, Lo studio di Salvator Rosa e La prima lezione di equitazione. Nel 1881 a Milano espose L’Erede. Questa tela raffigura un contadino, morto disteso su un tappeto in primo piano, mentre al suo fianco, la moglie si addolora in un angolo mentre il suo bambino nudo giace supino. La squallida realtà della povertà rurale ha spinto un critico contemporaneo a etichettare questo lavoro di protesta, un legittimo discendente di Proximus Tuus. La statua in bronzo di Achille D’Orsi raffigura un contadino esausto, seduto con una zappa.
Nel 1884 a Torino, Patini espose Vanga e Latte (madre che allatta e lavorava), e infine a Venezia: Animali da soma, in cui tre contadine ricordano la posa e l’esaurimento di Proximus Tuus e i dipinti di Millet . Altri dipinti come I tre orfani, dipinti con toni terreni, reiterano questo argomento di empatia con i poveri.
Patini ha faticato finanziariamente come pittore. Ha sviluppato disturbi cardiaci nei decenni successivi. Oltre ai suoi soggetti di genere, e nonostante alcune posizioni anticlericali, ha anche dipinto soggetti sacri: per San Demetrio ne ‘Vestini a Calascio, per il Santuario della Madonna della Libera a Pratola Peligna, per il Duomo e la chiesa di Santa Maria della Concezione a L’Aquila. dipinse tele del Crocifisso per la basilica di San Pelino, vicino a Corfinio; Il Purgatorio o Redenzione, L’angelo custode, San Carlo Borromeo tra le vittime della peste, L’Immacolata e Santi.
La sua città natale di Castel di Sangro ha uno stadio e una scuola, dal nome del pittore.
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