MEMO VAGAGGINI

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LE QUOTAZIONI di Memo Vagaggini

Il Maestro, ampiamente lodato in Toscana, ha recentemente attirato un crescente interesse. Nonostante abbia realizzato numerose esposizioni in passato, il suo talento è stato in parte dimenticato.

Le sue composizioni, spesso dipinte ad olio su tavola, evocano un senso quasi metafisico e magico, che ha contribuito alla rivalutazione dell’artista in linea con il movimento novecentesco del “Ritorno all’ordine”. Le opere di piccole dimensioni sono stimate tra i 700 e i 2.000 euro, mentre quelle di medie dimensioni si valutano tra i 2.500 e i 4.500 euro. Le rare opere di dimensioni maggiori possono raggiungere cifre ancora più significative.

Siamo a disposizione tramite il nostro perito ed esperto d’arte per stimare e valutare gratuitamente le opere di Memo Vagaggini.

Per ricevere la stima o quotazione bisogna inviare una foto del dipinto, specificando le misure al netto della cornice, utilizzando il form presente in ogni pagina del sito web, oppure tramite mail o con whatsapp al numero: 3482858142.

Riceverete una risposta il prima possibile, in linea con il valore di mercato attuale secondo le nostre accurate considerazioni.
Ci riserviamo di valutare l’acquisto del quadro se risulta di nostro interesse.

N.B. Le precedenti valutazioni sono puramente indicative, e per una stima corretta e gratuita si prega di inviare una foto ai nostri esperti.

RIEPILOGO QUOTAZIONI INDICATIVE MEMO VAGAGGINI

Tipologia opere Dimensione Quotazione
Dipinto su tavola periodo “ritorno all’ordine” piccole 700 – 2.000 Euro
Olio su tavola periodo “ritorno all’ordine” medie 2.500 – 4.500 Euro
Dipinto su tavola periodo “ritorno all’ordine” grandi oltre i 4.500 Euro

 


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BIOGRAFIA DI MEMO VAGAGGINI

Nato nella pittoresca regione della Maremma, proprio ai piedi del maestoso Monte Amiata, Memo Vagaggini sin da giovane si avvicina con passione al mondo del disegno e della pittura. La sua formazione artistica si sviluppa in maniera autodidatta, trovando nell’armonia della natura la sua unica fonte di ispirazione, da osservare e trasporre con maestria su tela, conferendole una personale interpretazione.

Fin dai suoi esordi, le suggestioni luministiche hanno avvolto le opere di Memo Vagaggini, che si inserisce naturalmente nella tradizione della pittura di macchia. Le sue composizioni si rivelano estremamente equilibrate e serene, illuminate da una luce piatta e autentica, spesso emanata da un sole in penombra.

Le superfici dei suoi dipinti si presentano come minuti frammenti che si fondono armoniosamente, rispettando accordi tonali e sottili contrasti di chiaroscuro. Nel 1924, Memo Vagaggini si trasferisce a Firenze, dove assume l’incarico di insegnare pittura presso l’illustre Accademia. Da quel momento in poi, la città diventa la sua dimora per il resto della vita, sebbene il legame con i paesaggi amati della Maremma, fonte inesauribile di ispirazione, continui a nutrirlo per molti anni a venire.

Poco dopo il suo arrivo a Firenze, l’artista inizia a dedicarsi alla creazione di una serie di affreschi rappresentanti la Vita di San Francesco, donando nuova vita alla chiesa di Castelnuovo ad Arezzo. Da quel momento in poi, i suoi talenti vengono riconosciuti con importanti onorificenze, tra cui la prestigiosa medaglia d’argento conferitagli dal Collegio Accademico fiorentino.

I PRIMI SUCCESSI:

A partire dalla conclusione degli anni Venti, Memo Vagaggini intraprende un’attività espositiva vivace, che lo conduce a partecipare alle Mostre Regionali d’Arte Toscana, nonché a diverse edizioni della Biennale di Venezia e della Quadriennale di Roma.

Nel 1934, viene selezionato come rappresentante italiano presso la prestigiosa Mostra dell’Albero a Londra e nello stesso anno, durante la Mostra di Montecatini, viene onorato con un premio da parte dell’Accademia d’Italia.

Questi trionfi, sempre accompagnati da una maestria pacata e raffinata, lo spingono a esporre fino all’inizio degli anni Quaranta. Nel decennio seguente, gradualmente, egli si distacca dalla pratica pittorica. Giunge al termine della sua vita a Firenze nel 1955, all’età di sessantatré anni, lasciando un’eredità indelebile.

 

MEMO VAGAGGINI: UNA CALMA NATURALISTICA, RADIOSA E “IN SOSPENSIONE”.

Come già menzionato, le opere di Memo Vagaggini sono caratterizzate fin dall’inizio da un’atmosfera avvolta in una sorta di eterna sospensione. Questa diffusa luminosità impregna luoghi silenziosi e senza la presenza umana, donando ai dipinti un’autentica limpidezza. Alla Mostra d’Arte Toscana di Firenze del 1929 emerge un equilibrato e sereno paesaggio toscano.

Nel successivo evento del 1930, Vagaggini presenta:

  • Laguna a Orbetello;
  • I cipressi;
  • Maremma.

Queste opere riflettono la sensazione di una magica assenza, in cui il paesaggio si manifesta in tutta la sua vivida bellezza maremmana, sapientemente modulato e attento all’essenza toscana, a cui Memo Vagaggini è profondamente legato.

 

LA BIENNALE DI VENEZIA E LA QUADRIENNALE DI ROMA:

Nel lontano 1931, svela sempre alla medesima esposizione S. Fiora il suo capolavoro, un quadro che rappresenta l’idilliaco luogo di nascita, situato nella provincia di Grosseto, a un soffio dal possente Monte Amiata. L’anno seguente, nel 1932, fa il suo debutto alla prestigiosa Biennale di Venezia, presentando il quadro Maremma – Bocca d’Ombrone, oggi appartenente alle preziose collezioni della Galleria Nazionale di Roma.

Tuttavia, il dipinto Marina di Quercianella, presentato a Firenze nel 1934 insieme a Impressione e Strada di Quercianella, ha trovato riparo nella meravigliosa Galleria d’Arte Moderna di Milano. La magnifica opera intitolata La Ricamatrice, che richiama suggestioni intime e domestiche della celebre Scuola di Piagentina, fa la sua apparizione alla Promotrice di Torino nel 1935, regalando momenti di stupore a chi l’ammira.

Nello stesso anno, il talentuoso Memo Vagaggini compare per la prima volta alla Quadriennale di Roma, presentando opere come Marina, La chioma e Autoritratto. Nebbiaia, Spiaggia di Castiglione della Pescaia e Bivio di Rocchette sono i dipinti che il maestro espone a Firenze nel 1936, mentre nel 1938 emerge con S. Fiora – Il castello, Maremma e Versiglia.

Con la presenza di due opere marine e Maremma, Memo partecipa con orgoglio alla Quadriennale romana del 1939, e nel 1943, con Dintorni d’Empoli, Paesaggio empolese e Natura morta, lascia un’impronta indelebile nella sua ultima e significativa apparizione pubblica come pittore toscano.

ALTRE MOSTRE E CURIOSITA’:

Memo Vagaggini è statao un pittore che prelidigeva eseguire paesaggi, oltre alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma ha partecipato anche alla mostra “Premio Carnagie” di Pittsburgh.

Hitler alla biennale si soffermò davanti ad un suo dipinto, precisamente le Barche, mostrando interesse per lo stesso e per questo motivo gli fu donato. Fece anche l’Illustratore di libri per bambini nello specifico “Il libro della giungla” ma anche testi per il teatro quali Lamartine e Shakespeare.

Memo Vagaggini ha esercitato la sua professione a Firenze, dove vi si stabilì nel 1925 ma l’ispirazione per i suoi dipinti arrivava sopratutto da luoghi come Santa Fiora, Monte Amiata e la maremma che ne esaltò con i suoi dipinti.

ARMONIA E POESIA:

Nella manifestazione artistica tenutasi presso la Galleria Sindacale di Firenze nel lontano 1930, la splendida Maremma, i sontuosi cipressi e la suggestiva Laguna di Orbetello fecero la loro apparizione, catturando l’attenzione degli spettatori. Tuttavia, fu alla sua prima Biennale nel 1932 che l’opera “Maremma – Bocca d’Ombrone” di Memo Vagaggini fu esposta, rivelando un posizionamento tonale equilibrato e una sensibilità emozionante nei confronti della luce. Questi elementi divennero il marchio distintivo della sua poetica artistica, che si alimentava costantemente delle evocazioni intime della Scuola di Piagentina. I tetti illuminati di Sernesi e gli affascinanti scorci di Signorini fecero il loro ritorno, ma questa volta con una struttura più “geometrica”, conferendo così un nuovo carattere all’intera composizione.

Un’illustrazione di questo concetto può essere osservata attraverso opere d’arte come “Via di Quercianella” esposta nella Mostra Interprovinciale d’Arte Toscana del 1934, oppure “Ricamatrice” presentata alla Sindacale di Torino l’anno successivo. Quest’ultima opera sembra evocare l’immagine delle atmosfere delicate delle attività svolte dalle donne, così come descritte da Borrani, ma reinterpretate in un contesto del Novecento più stabile che tiene conto anche delle tendenze artistiche del movimento “ritorno all’ordine”.

Alla Quadriennale di Roma del 1935 si manifestano opere artistiche completamente diverse come “Marina”, “La folta criniera” e “Autoritratto”, mentre alla successiva edizione del 1939 emergono nuovi capolavori come “Marina con imbarcazione” e “Paesaggio maremmano”. Questo fervore espositivo, che suscita grande interesse, si attenua gradualmente durante gli anni Quaranta, perdendo progressivamente intensità. Tuttavia, l’artista riserva una sorprendente apparizione nell’ultima rassegna di spicco alla Quadriennale di Roma nel 1943, dove presenta opere uniche come “L’ambiente circostante Empoli”, “La maestosa campagna empolese” e “Natura immobile”. È nel cuore di Firenze che l’illustre pittore compie il suo ultimo respiro nel 1955, lasciando un’eredità eterna nel mondo dell’arte.

 

 

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