GUGLIELMO CIARDI

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LE QUOTAZIONI di Guglielmo Ciardi

Artista ricercato soprattutto per le vedute orientali o gli scorci di Venezia, i dipinti ad olio di grandi dimensioni di Guglielmo Ciardi in linea di massima hanno un valore tra i 30.000,00 e i 60.000,00 euro.

Le tele di medie dimensioni potrebbero avere una stima tra i 8.000,00 e i 16.000,00 euro, mentre le vedute di piccole dimensioni sono orientativamente quotabili tra i 4.000,00 e i 6.000,00 euro.

La produzione grafica di Guglielmo Ciardi è apprezzabile e valutabile tra i 1.000,00 e i 2.000,00 euro.

Si ricorda che il valore di un dipinto scaturisce dalla combinazione di diverse variabili come, l’anno di realizzo, i soggetti raffigurati, lo stato di conservazione dell’opera.

Per una valutazione attuale delle opere di Guglielmo Ciardi, è possibile allegare una foto compilando il form accanto, utilizzare WhatsApp inviando i dettagli al numero 348 2858142, oppure inviare una mail al seguente indirizzo: info@compro-antiquariato.it

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N.B. Le precedenti valutazioni sono puramente indicative, e per una stima corretta e gratuita si prega di inviare una foto ai nostri esperti.

 

RIEPILOGO QUOTAZIONI INDICATIVE GUGLIEMO CIARDI

Tipologia opere Dimensione Quotazione
Olio su tela grandi 30.000 – 60.000 Euro
Olio su tela medie 8.000 – 16.000 Euro
Olio su tela piccole 4.000 – 6.000 Euro
Opere grafiche 1.000 – 2.000 Euro

 


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BIOGRAFIA DI GUGLIELMO CIARDI

Guglielmo Ciardi - Torrente Cismon
Guglielmo Ciardi – Torrente Cismon

Guglielmo Ciardi è nato a Venezia nel 1842 e deceduto a Quinto nel 1917, nasce in una famiglia veneziana appartenente alla borghesia, che ambisce a indirizzare il giovane verso la professione notarile. Tuttavia, sin dai primi anni di vita, manifesta un innato talento per il disegno e la pittura.

Per tale motivo, dopo aver completato gli studi classici, decide di iscriversi all’Accademia di Venezia, dove, a partire dal 1864, studia sotto la guida di Domenico Bresolin. Proprio in quell’anno, il celebre artista padovano aveva appena ottenuto la prestigiosa cattedra di “Vedute di paese e marine”.

L’apporto di Bresolin si rivela di fondamentale importanza per lo sviluppo didattico dell’Accademia. L’introduzione delle lezioni en plein air crea un dialogo diretto tra gli studenti e la natura, svolgendo un ruolo determinante nella formazione di numerosi pittori, tra cui lo stesso Ciardi, Luigi Nono e Giacomo Favretto.

L’immersione fisica nell’ambiente da rappresentare e interpretare sulla tela offre a Guglielmo Ciardi l’opportunità di tradurre le proprie emozioni in forme cromatiche tangibili. Questa caratteristica si evolve ulteriormente nell’artista nel corso di un importante viaggio di studio compiuto nel 1868, che lo porta a esplorare l’Italia in lungo e in largo. Durante tale esperienza, Ciardi ha l’occasione di approfondire la sua conoscenza del paesaggio italiano e di arricchire la sua sensibilità artistica.

I PRIMI LAVORI E L’INCONTRO CON LA PITTURA DI MACCHIA:

Alla fine degli anni Sessanta, quando Guglielmo Ciardi giunge a Firenze, si immerge in un nuovo mondo artistico, entrando in contatto con gli abituali frequentatori del Caffè Michelangelo e scoprendo l’arte della pittura di macchia. Le tonalità cromatiche e i giochi di luce si arricchiscono tecnicamente, ma ancor più importante è il loro impatto emotivo, che porta i suoi paesaggi a raggiungere una completa maturazione.

È proprio nella vivace città di Firenze, nell’anno 1868, che l’artista decide di esporre per la prima volta le sue opere, per poi intraprendere immediatamente un viaggio verso la splendente Roma. Qui, invece, si avvicina alla figura di Nino Costa, assorbendo la sua visione poetica del paesaggio. Nel corso dell’ultima tappa del suo percorso artistico, a Napoli, Ciardi si avvicina alla figura di Domenico Morelli.

Questa serie di incontri e scambi artistici si rivelano fondamentali per la poetica di Ciardi, che si dedica sempre più approfonditamente allo studio del colore. Atmosfere liriche e delicate sfumature di malinconia si fondono per creare paesaggi dalle note cromatiche profondamente espressive. I maestri macchiaioli, che hanno portato in Italia l’influenza della Scuola di Barbizon, lasciano un’impronta indelebile nella sensibilità di Guglielmo Ciardi, soprattutto nella sua lettura intima e personale del paesaggio.

I RICONOSCIMENTI:

L’epoca dei Settanta e degli Ottanta si configura come un periodo di straordinario successo e intensa attività espositiva per l’artista Guglielmo Ciardi. Questo fenomeno si manifesta non solo in Italia, ma anche all’estero, dove la sua abilità nel rappresentare la luce in modo luminoso e di qualità è ampiamente apprezzata. Le sue opere riescono a conferire un’impronta di modernità alle vedute spaziose e otticamente dettagliate, in un modo che ricorda l’estetica di Canaletto.

Man mano che il tempo passa, Ciardi si orienta sempre di più verso una sintesi formale e cromatica, ispirata dalle influenze variegate che ha ricevuto durante la sua formazione. Così, dà vita a paesaggi e scene marine estremamente moderne. I cieli e le acque si fondono spesso in un’unica tonalità cromatica, generosamente applicata sulla tela, quasi come pura luce.

Negli ultimi anni della sua carriera, l’artista sperimenta un’ulteriore intensificazione della sua sintesi cromatica, quasi a voler raggiungere un linguaggio pittorico immaginario che trova un valore profondo soprattutto per l’autore stesso. Nel 1894, Guglielmo Ciardi assume il ruolo di professore di paesaggio presso l’Accademia di Venezia, succedendo al suo maestro Bresolin. Rimarrà un insegnante stimato fino alla sua morte, avvenuta a Venezia nel 1917.

I PAESAGGI:

Nel lontano 1868, in un magico evento, si presenta per la prima volta a Firenze un affascinante quadro marino. L’anno seguente, un altro sorprendente capitolo si svela a Torino, dove tre paesaggi spediti raggiungono le loro destinazioni: un idilliaco pascolo sul fiume Sile, illuminato dall’effetto del tramonto, le inebrianti maremme veneziane e un affascinante ricordo di Venezia.

Queste opere rappresentano una transizione, trovandosi ancora a metà strada tra il periodo di formazione bresoliniana dell’artista e le nuove influenze acquisite in contatto con gli audaci macchiaioli. Tuttavia, l’artista riesce a interpretare un paesaggio carico di emozioni spirituali ed espressive, che si discosta notevolmente dall’approccio sincero e asciutto di alcuni pittori veristi.

Durante il suo soggiorno nella capitale, il pittore cattura l’incanto del Tevere all’Acqua Acetosa, i caldi riflessi del tramonto nei dintorni di Ariccia e l’atmosfera incantevole dei dintorni di Roma. Nel suo periodo napoletano, si lascia conquistare dalla maestosità di una scogliera a Capri. E poi, un mattino estivo sulla Laguna di Venezia diventa un’opera indimenticabile, esposta alla Promotrice napoletana del 1869, mentre una bassa marea incanta i visitatori della mostra fiorentina del 1871.

Questo pittore, incredibilmente prolifico, è un nomade artistico che mostra il suo talento in diverse rassegne italiane, spostandosi agilmente da Napoli a Venezia, da Milano a Firenze, lasciando dietro di sé una scia di meraviglia e ammirazione.

LE VEDUTE:

Gli anni Settanta e Ottanta furono estremamente intensi per Guglielmo Ciardi. Non solo dal punto di vista delle esposizioni, ma anche per la sua evoluzione artistica. Un’elaborazione espressiva derivante dalla scuola macchiaiola, ma anche ispirata ai paesaggi di Roma e Napoli, contribuì alla creazione di vedute di inestimabile valore.

Tra i salici e il Ritorno dai campi, presentati alla Promotrice di Napoli nel 1875, e i paesaggi della Campagna trevigiana e Fiorentina del 1876, quattro maestose opere furono esposte con successo all’Esposizione di Napoli nel 1877: Il Sile a Quinto, Il lavoro, Sul campo e Sul Cismon.

Negli anni Ottanta, iniziarono a emergere intense modulazioni stagionali, in cui l’elemento emotivo divenne preponderante insieme all’uso del colore. Nel 1880, Ciardi inviò Solitudine, La calma, Porto d’Anzio e Ottobre all’Esposizione Nazionale di Torino.

L’anno successivo, a Milano, ottenne un grande successo con opere come:

  • Idillio;
  • Laguna di Venezia;
  • Tempesta;
  • Dopo la pioggia;
  • Un raggio di sole;
  • Campagna trevigiana.

Cinque meravigliose vedute furono esposte all’Esposizione Nazionale di Venezia nel 1887:

  • A caccia;
  • Il torrente Val di Primiero;
  • Messidoro;
  • Alpi dolomitiche;
  • Nubi di primavera;
  • Laguna di Chioggia.

Negli ultimi tempi, Guglielmo Ciardi ha preso parte con la massima maestria alle rinomate Biennali di Venezia, affezionato alla sua adorata città. Il suo coinvolgimento si è tradotto in un approccio nuovo e sorprendente al colore e alla luce, trasmettendo emozioni profonde e comunicative.

Spesso, sono proprio questi due elementi a dominare lo scenario artistico, lasciando poco spazio ad altro. Alla I Biennale di Venezia, Ciardi ha presentato:

  • Sera – Val di Scalve;
  • Mattino d’autunno;
  • Crepuscolo a Venezia;
  • Sera – Canal grande;
  • Mattino azzurro.

In questi anni, la forma sembra dissolversi, cedendo il passo al colore come fonte primaria di emozione nell’osservazione delle marine e dei paesaggi montani. La materia pittorica viene stesa generosamente sulla tela, quasi palpabile, come si può notare nei quadri presentati nel 1901 e nel 1903: “Raccolta del fieno”, “San Marco” e “Temporale in Laguna”.

La partecipazione di Ciardi alle Biennali prosegue fino al 1914, ma è nel 1909 che gli viene riservata una sala personale, dedicata a esporre quasi sessanta delle sue opere. Tra queste, troviamo:

  • Mattino di settembre;
  • Le vele al vento;
  • Canale della Giudecca;
  • Sera dopo la pioggia;
  • Barche da pesca a Chioggia;
  • Le reti al sole;
  • Le brume della sera;
  • Vallata del Piave.

 

Guglielmo Ciardi Sera Canal Grande
Sera Canal Grande

 

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