Giovanni Grubacs è nato a Venezia, nel 1830 e deceduto a Pola, nel 1919, figlio di Carlo Grubacs, si innamora della pittura grazie al padre. La sua specializzazione, è la stessa del padre, nella veduta prospettica in stile settecentesco.
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BIOGRAFIA DI GIOVANNI GRUBACS
Già da piccolo è evidente che lo stile pittorico riprende i canoni paterni e i suoi lavori furono largamente apprezzati nel suo tempo. Ma già verso gli annni ’60, sotto l’influenza verista, trasforma il suo stile in uno più disinvolto e aggiornato ai tempi contemporanei. Figlio d’arte, seguì le orme del papà iscrivendosi nel ’47 all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Nel 1848 fu costretto a lasciare gli studi a causa della rivoluzione.
Fu testimone dei gravi eventi che vissero Venezia assediata, e pensò bene di riprodurli su tela, realizzò infatti “Marghera, bombardamento dell’anno 1848-1849″ .
Riprese gli studi nel 1854 partecipando frequentemente alle esposizioni annuali dell’Accademia a Venezia con “Canal Grande”, “Riva degli Schiavoni”, “Festa sul Canal Grand” tutti ispirate alla tradizione locale.
Nel 1868 prese parte alla Società Veneta Promotrice di Belle Arti esponendo “Chiesa della Salute”. Allo stesso modo dei suoi colleghi Ippolito Caffi e Moja, nelle sue opere, non si privò mai mai di descrivere realmente la realtà circostante.
Molto spesso le sue tele vengono scambiate con quelle di Carlo suo padre, anche se quelle di Giovanni, risultano essere a livello di sensibilità migliori. I particolaro ottenuti negli ultimi dipinti dal pittore in ambito luminoso raggiunse la massima espressione nei dipinti notturni in cui le architetture dei palazzi erano illuminate da particolari bagliori come nella “Festa notturna sul Canal Grande” e “La festa del Redentore”.
Si conosce molto poco sula vita di Giovanni Grubacs, molto meno nei confronti del papà. Una cosa è sicura, ebbe nel corso della sua vita un grande successo nel mercato lagunare e straniero. Negli ultimi anni, della sua vita divenne cieco, e si scontro con le condizioni molto dificili da affrontare come l’isolamento e la povertà.
Si racconta che, ai limiti della povertà, Giovanni Grubacs è comunque riuscito a vivere decorosamente gli ultimi anni di vita, guadagnando dei soldi per la vendita di dipinti stipati in una cassa che erano rimasti invenduti nel suo studio a Venezia. Muore a Pola novantenne nel 1919.
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