GASPARE LANDI

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LE QUOTAZIONI di Gaspare Landi

Le valutazioni dei ritratti oscilano mediamente tra 6.000 e 16.000 euro, a seconda della gradevolezza artistica. Le composizioni in stile neoclassico, che presentano più figure, si collocano in una fascia di stima che va dai 16.000 ai 31.000 euro, circa.

È importante considerare diversi fattori, come l’iconografia, le dimensioni e il periodo dell’opera, per attribuire il giusto valore a questo talentuoso artista, che fu un fedele seguace del maestro del neoclassicismo Antonio Canova. Un primato di prezzo fu raggiunto nel 2008, quando due grandi tele a tema mitologico furono aggiudicate per la cifra straordinaria di 120.000 euro.

Tuttavia, è opportuno tenere presente che queste valutazioni possono variare a seconda di diversi presupposti, tra cui il soggetto rappresentato, il periodo storico, le dimensioni, la qualità, lo stile e la tecnica utilizzata. Pertanto, consigliamo vivamente di contattarci per ottenere una valutazione gratuita e accurata, che tenga conto di tutti questi dettagli.

Siamo a disposizione tramite il nostro perito ed esperto d’arte per stimare e valutare gratuitamente le opere di Gaspare Landi.

Per ricevere la stima o quotazione bisogna inviare una foto del dipinto, specificando le misure al netto della cornice, utilizzando il form presente in ogni pagina del sito web, oppure tramite mail o con whatsapp al numero: 3482858142.

Riceverete una risposta il prima possibile, in linea con il valore di mercato attuale secondo le nostre accurate considerazioni.
Ci riserviamo di valutare l’acquisto del quadro se risulta di nostro interesse.

N.B. Le precedenti valutazioni sono puramente indicative, e per una stima corretta e gratuita si prega di inviare una foto ai nostri esperti.

RIEPILOGO QUOTAZIONI INDICATIVE GASPARE LANDI

Tipologia opere Dimensione Quotazione
Olio su tela – tema mitologico grande 120.000 Euro
Olio su tela – medie 6.000 – 16.000 Euro
Olio su tela – stile noclassico medie 16.000 – 31.000 Euro

 


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BIOGRAFIA DI GASPARE LANDI

Gaspare Landi Danae corrotta dall'oro
Gaspare Landi Danae corrotta dall’oro

Nel pittoresco scenario di Piacenza, nel lontano 1756, fa la sua comparsa un giovane di nobile discendenza: Gaspare Landi. Afflitto dalle avversità della sorte, sin da tenera età, i suoi genitori si ritrovano costretti a confrontarsi con un declino finanziario inarrestabile. Il padre, nella necessità di trovare un sostentamento, è costretto a stabilirsi nella città di Brescia, mentre il giovane Gaspare viene affidato alle cure amorevoli di uno zio residente a Parma.

Fu proprio in questo crogiolo culturale, tra le vivide sfumature di Parma, Piacenza e Brescia, che la sua formazione prese il via. Sin da quando era solo un bambino, lo zio si accorge del suo eccezionale talento per il disegno e, dunque, decide di farlo frequentare la bottega di un rinomato pittore parmense. Con il passare degli anni e un crescere costante, Gaspare si unisce al padre a Brescia, dove inizia a ricevere lezioni da un altro stimato artista locale.

E così, negli anni Settanta del secolo scorso, durante il susseguirsi dei giorni, Gaspare Landi giunge all’epoca della maturità e, allo stesso tempo, pronuncia il fatidico “sì” che lo lega a un’unione sacra. Da quel momento in poi, le prime entrate monetarie cominciano a confluire, principalmente attraverso la vendita di tavole sacre, adornate con la maestria del suo pennello. A queste prime opere si aggiungono presto i ritratti e i dipinti di conflitti bellici, generi che gli consentono di farsi notare e apprezzare dalla nobiltà delle regioni emiliane e lombarde.

Il ritratto del marchese Fombio:

È proprio nel suggestivo anno del 1780 che Landi realizza il celebre Ritratto del Marchese di Fombio, un’opera tanto apprezzata e plaudita che conduce l’artista verso nuovi orizzonti. Il Marchese di Fombio, estremamente entusiasta di tale capolavoro, si fa promotore presso il marchese Landi delle Caselle, divenendo così uno dei generosi mecenati e protettori di Gaspare Landi. In un baleno, il marchese si affeziona al giovane pittore, sostenendo generosamente le spese del suo ambizioso viaggio di studio a Roma, che segnerà un’importante tappa nel percorso artistico del talentuoso Landi.

IL TRASFERIMENTO A ROMA:

Nel lontano 1781, sbarcò a Roma un giovane e promettente artista di nome Gaspare Landi. L’anima della città lo catturò istantaneamente, avvolgendolo in un abbraccio culturale che preannunciava l’imminente invasione napoleonica. Mentre frequentava la scuola del rinomato pittore viterbese Domenico Corvi, Landi si dedicava con passione allo studio delle maestose statue antiche conservate nella città eterna. Ma non solo: la sua sete di conoscenza lo portò ad approfondire con ardore l’opera di Raffaello e Michelangelo.

Fu soprattutto il classicismo di Raffaello ad affascinarlo, unendo la sua estetica a un’osservazione attenta della pittura armoniosa ed espressiva di Pompeo Batoni. Fu proprio da quest’ultimo che Landi ereditò la fusione tra lo studio dell’antico e una reinterpretazione naturalistica, un’imitazione della realtà che accompagnava la sua fervida capacità inventiva da pittore.

Tuttavia, a Roma, il giovane Landi trovò ispirazione soprattutto nelle opere lasciate da Anton Raphael Mengs, deceduto poco prima del suo arrivo nella città eterna. In Mengs, riconobbe quel classicismo che avrebbe caratterizzato gran parte della sua produzione artistica, un classicismo morbido e armonioso, sempre fedele alle fonti antiche.

Gli anni 80:

Verso la fine degli anni Ottanta, Landi era ormai un’importante figura nell’ambiente artistico della città. Il suo successo lo rese noto ai più influenti mecenati locali e internazionali, specialmente dopo la sua partecipazione al prestigioso Premio Curlandese di Bologna nel 1788. Grazie alla sua attività di ritrattista, riuscì a finanziare opere più grandiose e maestose, spesso ispirate a racconti mitologici e temi classici.

In realtà, fu l’ambiente colto di Roma ad accogliere Landi con entusiasmo. Strinse amicizia con il celebre poeta Vincenzo Monti e con l’eminente archeologo Ennio Quirino Visconti, nonché con il principe membro dell’Arcadia, Sigismondo Chigi Albani della Rovere. Immerso in questa dimensione di evocazione antica e idilliaca, Gaspare Landi non poteva fare altro che mediare tra il mondo classico e i maestri del Cinquecento, non solo Raffaello, ma anche gli artisti veneziani, che lo ispiravano con la loro grazia cromatica.

LA SUA VITA TRA ROMA E PIACENZA:

A partire dagli anni Novanta, Gaspare Landi decide di trascorrere frequentemente del tempo nella sua città natale, mantenendo sempre Roma come sua base di operazioni. Durante i suoi soggiorni in Emilia, la famiglia Anguissola diventa il suo principale committente, mentre in Lombardia sono i principi Belgiojoso a richiedere i suoi servizi.

Dopo l’arrivo delle truppe francesi a Roma, Landi decide di stabilirsi a Piacenza per diversi anni, facendo ritorno solo all’inizio del diciannovesimo secolo. Durante questo periodo, ha l’opportunità di intrattenere profonde conversazioni con i grandi maestri del classicismo, come Antonio Canova e Vincenzo Camuccini. Il successo di Landi a Roma raggiunge l’apice, venendo acclamato tanto nelle mostre al Pantheon quanto in quelle organizzate al Campidoglio nel 1809.

Nel 1812, viene onorato con la nomina a cattedratico di pittura presso l’Accademia di San Luca, di cui diventa direttore dal 1817 al 1820. Nel frattempo, Canova gli affida il suo studio situato nel Convento di Sant’Apollinare, dove si trova ad insegnare anche a un giovane allievo di nome Tommaso Minardi. Dopo essersi ritirato a Piacenza negli anni Venti, Landi vi trova la morte nel 1830, all’età di settantaquattro anni.

IL CLASSICISMO DI LANDI:

Dopo un inizio promettente, Gaspare Landi intraprende il suo percorso artistico con modesti ritratti e opere di devozione. Una volta giunto a Roma all’età di venticinque anni, si avvicina rapidamente al classicismo di Batoni e Mengs, soprattutto nel campo del ritratto.

Fin dall’inizio, i pilastri della sua arte sono l’adorazione per l’estetica sublime e l’espressione dei sentimenti. In tal modo, riesce magistralmente a conciliare l’armonia dell’antico con la mimesi, dedicando particolare attenzione agli “affetti” umani. I suoi primi lavori sono destinati al suo mecenate, il marchese Landi delle Caselle. Tra di essi, si possono citare “Prometeo sulla rupe” e “Alessandro che dona Campaspe ad Apelle”, entrambi realizzati negli anni Ottanta.

Successivamente, partecipa al prestigioso concorso Curlandese di Bologna nel 1788, con la sua opera “Egeo che riconosce Teseo”, che lo fa conoscere a livello internazionale. Su richiesta di un marchese francese, crea un’opera dedicata a Francesca da Rimini, mentre a Milano, per il principe Barbiano di Belgiojoso, dipinge un maestoso ritratto che lo lega in modo indissolubile a questo prezioso mecenate.

SULLE ORME DI CANOVA:

Tra Roma e Piacenza, quindi, Gaspare Landi mette in scena la sua visione classica, profondamente colta, che ha sviluppato grazie ai suoi contatti con l’Arcadia a Roma e, soprattutto, prendendo esempio da Raffaello e Mengs. Per l’Accademia di Piacenza, realizza opere come Arianna e il Matrimonio di Sara, mentre per gli Anguissola, nel 1794, dipinge opere mitologiche come Ettore che rimprovera Paride e L’incontro di Ettore e Andromaca.

Seguendo il formalismo di Antonio Canova, Landi crea, nella metà degli anni Novanta, un’opera intitolata Amore e Psiche, prendendo ispirazione direttamente dallo stile canoviano. La sua più grande affermazione avviene durante l’era napoleonica, nel 1804, quando espone al Pantheon Il trasporto della Vergine e Il sepolcro trovato vuoto.

Poco dopo, esporrà anche nel suo studio romano opere come Edipo a Colono e l’Alcibiade. Nel 1809, insieme a Camuccini, partecipa alla mostra del Pantheon, dove Gaspare Landi presenta la Salita al Calvario, mentre Camuccini presenta la Presentazione al Tempio come pendant. Nello stesso anno, al Campidoglio, espone un dipinto raffigurante Napoleone che conclude a Znai’m l’armistizio con il principe Liechtenstein, ottenendo così l’incarico di decorare il Quirinale.

Per il principe Torlonia, nel 1813, esegue un’opera intitolata L’apoteosi di Ercole, mentre per il conte Mandelli dipinge le Tre Marie al Sepolcro. Le commissioni cominciano a diradarsi, e l’ultima opera di Landi risale alla metà degli anni Venti, quando crea una Concezione per Ferdinando I di Borbone.

 

Gaspare Landi Autoritratto
Gaspare Landi – Autoritratto

 

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