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BIOGRAFIA DI FRANCESCO ZANIN
Francesco Zanin è nato a Nove, il 22 giugno del 1824 e deceduto a Venezia, il 25 dicembre del 1884, è stato un pittore italiano, conosciuto per aver riprodotto e imitato tutta la vita le raffigurazioni del Canaletto.
Figlio di Martino il fornaio, fu battezzato nella chiesa dei santi Pietro e Paolo di Nove. Studiò Architettura, prospettiva e paesaggio all’Accademia di belle arti di Venezia nel 1849 sotto la guida di Federico Moja, Francesco Bagnara, e Francesco Lazzari ottenendo buoni risultati, e esponendo le sue tele già dopo il primo anno nella mostra annuale dell’accademia con il lavoro intitolato “Chiostro del monastero”.
Zanin continuò l’esposizione dei suoi quadri alla mostra dell’accademia fino al 1861. Quindi iniziò a ricopiare i quadri del Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto. Cinque anni dopo presentò 2 dei suoi lavori che rappresentavano la Basilica di San Marco alla Società di Belle Arti di Genova e a quella di Torino, ma ricevette giudizi negativi dalla critica dei suoi quadri anche se continuavano ad essere richiesti dai collezionisti italiani e stranieri, in particolare quelli Veneziani.
Zanin dipingeva vedute drammatiche e pittoresche di Venezia, segnate da forti contrasti di luci e ombre e libera maneggevolezza. Nel frattempo, in parte sotto l’influenza di Canaletto, Zanin iniziò a produrre viste che erano più topograficamente accurate, inserite in una chiave più elevata e con una maneggevolezza più fluida, più precisa, caratteristiche che segnano la maggior parte delle sue opere successive.
Questa fase del suo lavoro è culminata in questa splendida opera intitolata “Il Canal Grande, Venezia”. Allo stesso tempo iniziò a dipingere i soggetti cerimoniali e dei festival che alla fine costituirono una parte importante del suo lavoro.
Con il passare del tempo, venne considerato solo imitatore del Canaletto e questo gli portò solo svantaggio, e i suoi dipinti facevano solo aumentare la notorietà del Canaletto, ma non la propria. L’Accademia di Venezia cercava nuovi pittori, definendo le opere come un’arte viva, e non copiata.
Il Zanin si ritrovò a realizzare copie del Canaletto, senza firmarle, spacciandole nel mercato come opere originali del Canaletto. A volte accadeva che invece di firmare i suoi lavori, iniziò a numerarli. Ad esempio la tela “Il Rio dei Marcanti e la scuola di san Marco”, riporta il numero 33, significherebbe che di quel dipinto ne aveva dipinte bel 33 copie, finite poi nel mercato dell’antiquariato.
I suoi mecenati erano principalmente collezionisti europei, per i quali si riteneva avesse prodotto una serie di visioni di dimensioni uniformi. Si ritiene comunemente che abbia anche realizzato una notevole serie di disegni a penna e penna e lavaggio, sia come preparazione per dipinti che per opere d’arte indipendenti. Ciò ha portato a cambiamenti nel suo stile di pittura, aumentando una già consolidata tendenza a diventare stilizzato e meccanico nella gestione. Gli esperti di arte veneziana osservano il probabile uso della camera oscura come ausilio alla composizione.
Le sue raffigurazioni dello splendore dei grandi palazzi veneziani sono sempre disegnate con una precisione mozzafiato e un disegno prospettico impeccabile e riesce a ottenere qualcosa dell’atmosfera leggera e della mistica per cui il maestro è così apprezzato.
Il lavoro di Zanin appare frequentemente sul mercato internazionale ed è sempre fortemente contestato sia in Europa che in America
Le sue raffigurazioni dello splendore dei grandi palazzi veneziani sono sempre disegnate con una precisione mozzafiato e un disegno prospettico impeccabile e riesce a ottenere qualcosa dell’atmosfera leggera e della mistica per cui il maestro è così apprezzato.
Il lavoro di Zanin appare frequentemente sul mercato internazionale ed è sempre fortemente contestato sia in Europa che in America, parte importante del suo lavoro.
Il pittore venne a mancare povero e solo a Venezia il giorno di Natale del 1884.
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