FRANCESCO PAOLO MICHETTI

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QUANTO VALGONO I QUADRI DI Francesco Paolo Michetti?

I pregiati capolavori ad olio su tavola del primo periodo, noto come periodo Goupil, hanno una valutazione che può arrivare a cifre elevate, raggiungendo addirittura i 55.000 euro.

Il record di questa meravigliosa produzione è rappresentato da un magnifico dipinto ad olio su tela di oltre 2 metri, che è stato aggiudicato a un impressionante prezzo di 170.000 euro nel 2022.

La produzione successiva, seppur con minor interesse, oscilla tra i 5.500 euro e i 16.00 euro, offrendo comunque opere di notevole valore artistico.

I dipinti in bianco e nero, realizzati dopo il 1890, suscitano un interesse minore, con una valutazione approssimativa di circa 1.200 – 2.500 euro. Tuttavia, è importante sottolineare che questi prezzi possono variare a seconda dei fattori specifici che influenzano il valore di un’opera.

I lavori realizzati con la tecnica del pastello sono valutati tra 2.000 euro e 3.500 euro se raffigurano paesaggi, ma possono raggiungere cifre più elevate se le opere ritraggono figure umane.

Tuttavia, per ottenere una valutazione precisa, è consigliabile contattare direttamente una galleria specializzata. È importante considerare che diversi fattori possono influenzare il valore di un’opera d’arte e le stime fornite qui sono solo indicative.

N.B. Le precedenti valutazioni sono puramente indicative, e per una più corretta stima andrebbero visionate dal vivo dal nostro esperto in sede.

 

RIEPILOGO QUOTAZIONI INDICATIVE FRANCESCO PAOLO MICHETTI

Tipologia opere Dimensione / periodo
Quotazione
Olio su tavola periodo Goupil fino a 10.000 Euro
Olio su tela periodo successivo 5.500 – 16.000 Euro
Olio su tela bianco e nero dopo il 1890 1.200 – 2.500 Euro
Pastello raffigurano paesaggi 2.000 – 3.500 Euro
Olio su tela record d’asta 170.000 Euro

 


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BIOGRAFIA DI FRANCESCO PAOLO MICHETTI

Francesco Paolo Michetti Pittore
Francesco Paolo Michetti Pittore

Francesco Paolo Michetti, nato a Tocco Casauria nel 1851 e scomparso a Francavilla al Mare nel 1929, dovette affrontare un destino avverso quando perse prematuramente suo padre, mettendo così la sua famiglia in una difficile situazione economica. In seguito a tale circostanza, la sua famiglia si trovò a lottare con ristrettezze finanziarie, obbligando il giovane Francesco a cercare lavoro presso una bottega di fabbro.

Fortunatamente, la madre decise di risposarsi e la famiglia si trasferì a Chieti, una nuova città che avrebbe segnato un importante punto di svolta nella vita di Francesco. Fu qui che il suo talento artistico cominciò a manifestarsi, rivelando una notevole predisposizione per il disegno.

Consapevole della sua passione per l’arte, Francesco decise di intraprendere un percorso di studio più approfondito. Pertanto, decise di chiedere una speciale borsa di studio al Consiglio provinciale di Chieti al fine di trasferirsi a Napoli, una città rinomata per le sue opportunità artistiche. Dopo un primo tentativo fallito, finalmente nel 1868, al secondo tentativo, il Consiglio accolse la sua richiesta, concedendo a Francesco Paolo Michetti l’opportunità di realizzare il suo sogno e trasferirsi nella vibrante città di Napoli.

Il periodo Napoletano:

Nella splendida città partenopea, decide di iscriversi al prestigioso Real Istituto di Belle Arti, un’istituzione di grande rilievo. Qui, si immerge nelle affascinanti lezioni di Domenico Morelli, una figura fondamentale per la sua crescita artistica. Oltre alla formazione accademica, intraprende un percorso parallelo, avvicinandosi al meraviglioso studio di Filippo Palizzi e entrando in contatto con gli stimolanti artisti della rinomata Scuola di Resina.

In particolare, stabilisce una connessione profonda con il talentuoso Giuseppe a De Nittis e l’ispirato Marco De Gregorio. Inoltre, stringe una preziosa amicizia con Edoardo Dalbono durante la fase realista di quest’ultimo. Questi primi incontri non fanno altro che consolidare la sua inclinazione verso il verismo, confermando la direzione artistica che ha scelto di seguire.

I primi lavori e le committenze:

Per un breve periodo, verso la fine degli anni Sessanta, Francesco Paolo Michetti abbandona l’Accademia e fa ritorno alle belle terre abruzzesi. In contemporanea, grazie all’intervento di De Nittis, riesce a stringere un contratto vantaggioso con l’illustre mercante d’arte Reutlinger.

Oltre a garantirgli un generoso stipendio mensile, quest’uomo delle opere d’arte gli offre l’opportunità di partecipare ai prestigiosi Salon di Parigi nel 1872 e nel 1875. Grazie a queste magnifiche occasioni, Michetti ha modo di farsi conoscere nell’ambiente artistico francese, e non passa molto tempo prima che il rinomato mercante d’arte Adolphe Goupil gli faccia una proposta allettante.

Questi sono anche gli anni in cui Michetti ha l’opportunità di conoscere il grande Mariano Fortuny, durante l’ultimo soggiorno del maestro a Napoli, poco prima della sua prematura scomparsa a Roma nel 1874.

Da questo momento in avanti, Francesco Paolo Michetti comincia ad ottenere un successo straordinario. Questo si deve principalmente alla sua adesione e reinterpretazione della pittura di Fortuny, con i suoi toni luminosi e sognanti che tanto affascinano.

L’apice del successo:

La poetica innovativa di Michetti, straordinaria e affascinante, gli consente di partecipare ai prestigiosi eventi artistici internazionali. Nel 1877, viene anche nominato professore onorario presso il prestigioso Real Istituto di Belle Arti.

Nonostante il grande successo ottenuto sia dalla critica che dal pubblico, Michetti non si allontana mai dalla sua amata terra natia, l’Abruzzo. Ha un profondo attaccamento culturale e artistico per questa regione, proprio come il suo caro amico Gabriele D’Annunzio, che ha conosciuto nel 1880.

Il “Conventino”, situato nel Convento Francescano di Santa Maria del Gesù a Francavilla a Mare, diventa la sua dimora per lungo tempo. Michetti acquista questo edificio nel 1883 e lo sceglie come luogo privilegiato della sua vita privata e artistica.

Questa casa-studio diventa il punto d’incontro per riunioni, incontri e cene tra artisti amici del pittore. Tra di loro si contano il musicista Paolo Tosti, lo scultore Costantino Barbella e l’antropologo Antonio de Nino. Insieme a quest’ultimo, Michetti si dedica allo studio delle espressioni folkloristiche e tradizionali del popolo abruzzese, approfondendo così la conoscenza di queste preziose tradizioni.

L’ultimo periodo artistico:

Nel corso dei primi decenni del Novecento, l’opera pittorica di Francesco Paolo Michetti si fece meno evidente, quasi del tutto soppiantata dalla sua fervida attività nel campo della fotografia. Questa nuova forma espressiva, per l’artista, si rivelò uno strumento potente per restituire fedelmente la realtà in tutte le sue molteplici sfumature, svelando aspetti spesso impercettibili all’occhio umano, affetto dalla sua innata imprecisione. Col tempo, la macchina fotografica assunse un ruolo proprio all’interno del suo repertorio artistico.

Fu nel 1903 che Francesco Paolo Michetti ottenne il prestigioso titolo di membro dell’Accademia San Luca, riconoscimento che sottolineava la sua grandezza artistica. A dieci anni di distanza, ebbe l’onore di far parte della commissione ordinatrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, un incarico di grande responsabilità che lo consacrò come figura di spicco nel panorama artistico dell’epoca. Infine, il culmine della sua carriera giunse nel 1909, quando venne nominato Senatore del Regno, una posizione di prestigio che evidenziava il suo contributo significativo al mondo dell’arte.

La sua prematura scomparsa avvenuta nel 1929 a Francavilla al Mare, a causa di una broncopolmonite, colse Michetti ancora nel pieno delle sue ricerche artistiche, che andavano ben oltre la pittura e la fotografia, spaziando anche nel campo cinematografico. La sua eredità artistica rimane una testimonianza indelebile del suo talento poliedrico e della sua profonda dedizione all’arte in tutte le sue manifestazioni.

L’incontro con Mariano Fortuny:

Nel suggestivo anno 1874, il talentuoso Michetti varcò la soglia di un’opportunità straordinaria: l’incontro con il rinomato Mariano Fortuny, avvenuto tra le affascinanti strade di Napoli. Tale momento rappresenta una svolta cruciale nella brillante carriera dell’artista, poiché gli consentì di diventare uno dei più eminenti interpreti dell’eredità artistica lasciata dal celebre pittore spagnolo.

Michetti, con raffinata maestria, abbracciò non soltanto una tavolozza luminosa e radiosa, ma anche una combinazione di colori che evitasse l’eccessiva presenza di ombre, donando alle sue opere un’atmosfera incantevole e armoniosa.

Tuttavia, ciò che spicca in modo sorprendente è la pittura di Michetti, che si sviluppa in uno spazio bidimensionale, trascurando quasi del tutto le regole prospettiche che avevano caratterizzato l’arte precedente. Invece, l’artista si ispirò a modelli provenienti dalla pittura giapponese, una scelta che inevitabilmente escludeva l’influenza rinascimentale della prospettiva, propria della nostra cultura.

La pittura:

Queste evocazioni provengono principalmente dal vasto patrimonio culturale trasferito da Fortuny ai suoi successori, non a caso essendo un appassionato studioso di Hokusai e dell’arte giapponese in generale, oltre che un collezionista attento.

La prova di questa eredità si può rinvenire nel quadro “La processione del Corpus Domini a Chieti”, presentato all’Esposizione di Napoli del 1877. Fu accolto con entusiasmo e plausi scroscianti, ma anche con intense critiche, soprattutto da parte dei veristi più radicali come Adriano Cecioni.

La novità, descritta da Francesco Netti come “l’impero del bianco”, grazie all’utilizzo rivoluzionario di colori chiari e freddi, era accompagnata da un’altra caratteristica ereditata da Fortuny.

Quella dei tocchi virtuosi della pennellata, con una tematica legata a una tradizione popolare in cui spiccavano bambini nudi e cascanti fiori abbaglianti. Il dipinto fu oggetto di ampi corteggiamenti da parte di Goupil, ma nel 1891, all’Esposizione di Berlino, venne acquistato dall’imperatore Guglielmo II.

Il realizmo di Michetti:

L’arrivo di Michetti a Napoli rappresenta l’impulso fondamentale per il suo innato talento artistico. Non solo frequenta l’Accademia con Morelli, ma si avvicina anche alla Scuola di Resina, e i suoi primi passi nell’arte si inseriscono nel contesto della pittura realista.

In particolare, si tratta di un realismo semplice, conciso e autentico come quello di Marco De Gregorio, il cui riflesso si ritrova nelle prime opere degli anni Settanta, come Greggi, La famiglia, Rosina e Costantino, Fanciullo nel sole.

Questi dipinti sono confluiti nella collezione di Paolo Rotondo, per poi approdare al Museo di San Martino di Napoli, e tutti rivelano un chiaro verismo che deriva non solo dalla Scuola di Resina, ma anche dalla scuola di Palizzi.

Francesco Paolo Michetti partecipa al Salon del 1872 grazie all’intervento di De Nittis, dove espone opere come Ritorno dall’erbaggio e Sonno dell’innocenza. Inoltre, al Salon del 1875 presenta La raccolta delle olive in Abruzzo.

Gli anni 80 e il periodo abbruzzese:

Dopo il grandioso successo ottenuto con la sua opera “La processione del Corpus Domini”, Michetti si trova catapultato nelle prestigiose mostre dell’intera Europa. Nel 1878, alla rinomata Esposizione internazionale di Parigi, presenta i suoi capolavori “Primavera e Amore”, mentre nel 1883 espone alla Mostra internazionale di Belle Arti di Roma con l’opera “Il voto”, un dipinto che viene acquistato dal governo per la prestigiosa Galleria Nazionale di Roma.

Quest’opera segna un trionfo ufficiale per l’artista nel contesto italiano, e la tematica scelta rappresenta una svolta significativa nella pittura di Francesco Paolo Michetti. Egli si dedica a uno studio quasi antropologico delle usanze e delle tradizioni popolari abruzzesi, radicando così saldamente le sue radici nella sua amata terra.

Incredibilmente, Michetti desiderava persino partire per il Giappone e prendere il posto di Fontanesi come professore di pittura a Tokyo. Tuttavia, alla fine, anche per volere del re, decide di rimanere nella sua adorata Francavilla al Mare, dove la sua presenza continua a brillare come una stella luminosa.

Insieme al suo amico antropologo De Nino, Michetti si dedica allo studio delle processioni, delle festività popolari, dei sacrifici e delle superstizioni della terra abruzzese, facendone il segno distintivo della sua poetica, condivisa anche con Gabriele D’Annunzio.

Nelle loro ricerche comuni, si evidenzia l’approfondimento del tema de La figlia di Jorio, già affrontato da Michetti attraverso una serie di bozzetti che poi hanno portato alla composizione finale nel 1895, seguito successivamente da D’Annunzio nel 1904.

Il segno artistico di Francesco Paolo Michetti osserva attentamente la realtà, i gesti e gli atteggiamenti umani, per poi superarli e creare composizioni quasi oniriche. Nel 1910, Michetti presenta alla Biennale di Venezia una serie di quindici Paesaggi abruzzesi dipinti a tempera, rappresentando gli ultimi dipinti del Novecento.

Da quel momento in avanti, Michetti dirige gran parte della sua attenzione alla fotografia, forse a causa della tiepida accoglienza ricevuta per i suoi dipinti “Le serpi” e “Gli stolti” presentati a Parigi nel 1900.

 

 

Francesco Paolo Michetti
Francesco Paolo Michetti

 

Annunziata Michetti con il figlio Giorgio e la tata, 50.5 × 118 cm, 1890 circa.
Annunziata Michetti con il figlio Giorgio e la tata, 50.5 × 118 cm, 1890 circa.

 

Pascolo con pecore
Pascolo con pecore

 

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