FRANCESCO MESSINA

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LE QUOTAZIONI di Francesco Messina

Le quotazioni delle sculture di Francesco Messina variano generalmente da €700 a €30.000. Il valore di ciascuna scultura è influenzato da diversi elementi chiave, tra cui la sua singolarità, le dimensioni, l’eccellenza artistica e l’epoca di creazione.

Per quanto concerne la collezione pittorica dell’artista, caratterizzata da una produzione limitata, risulta particolarmente arduo stabilire con precisione il valore di ciascun dipinto. Tuttavia, la rarità e la maestria artistica possono determinare prezzi che oscillano da €300 a ben oltre €1.200 per ogni opera.

Infine, per gli affascinanti disegni di Francesco Messina, le stime si aggirano generalmente tra €250 e oltre €1.200, a seconda dell’originalità, delle dimensioni e dell’esecuzione artistica.

Il mercato dell’arte è notoriamente dinamico, e le valutazioni qui fornite rappresentano una panoramica generale delle quotazioni attuali. È consigliabile consultare direttamente fonti specializzate per ottenere informazioni aggiornate e dettagliate.

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N.B. Le precedenti valutazioni sono puramente indicative, e per una stima corretta e gratuita si prega di inviare una foto ai nostri esperti.

QUOTAZIONI INDICATIVE FRANCESCO MESSINA

Tipologia opere Dimensione Quotazione
sculture medie 700 –  30.000 Euro
dipinti medie 300 – 1.200 Euro
disegni medie 250 – 1.200 Euro

 


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BIOGRAFIA DI FRANCESCO MESSINA

Francesco Messina
Francesco Messina

Le Origini

Il 15 dicembre 1900, a Linguaglossa (Catania), vide la luce un nuovo spirito, figlio del muratore Angelo e di Ignazia Cristaldi. Tuttavia, la vita che attendeva il piccolo non sarebbe stata confinata tra le morbide colline siciliane, bensì avrebbe attraversato gli oceani e conosciuto le città.

Un Viaggio Inaspettato

Nel fervore di emigrare verso l’America, i genitori intrapresero un viaggio alla volta di Genova all’inizio dell’anno successivo alla sua nascita. Tuttavia, le circostanze li costrinsero a stabilirsi nella città ligure. Tra il 1907 e il 1909, il nostro protagonista frequentò le scuole elementari e si mise al lavoro come garzone marmista nel laboratorio Rigacci e Callegari.

Dotato di un talento precoce, la sua adolescenza fu segnata dalla povertà. Tra il lavoro e la partecipazione a una scuola serale di disegno tenuta dallo scultore dilettante B. Tassara, il giovane esplorava il suo potenziale artistico. Nel 1913, si iscrisse all’Accademia Ligustica di Belle Arti, abbracciando il corso libero di nudo. L’anno successivo, si unì alla bottega dello scultore cimiteriale G. Scanzi, apprendendo la maestria del modellato.

Le Sfide del Destino

Dalla sua autobiografia emergono gli anni successivi al 1915, quando il nostro protagonista cominciò a creare autonomamente, esponendo le sue prime sculture in gesso e marmo. Il periodo fu difficile: richiamato alle armi nel febbraio 1918, perse il fratello minore Armando a causa della febbre spagnola.

Ritornato a Genova, si trovò a fronteggiare nuove sfide economiche e le tribolazioni familiari, costringendolo ad allontanare il padre violento e a diventare il capofamiglia. Riprese la sua attività principale, realizzando sculture di dimensioni più ridotte, che trovavano un mercato più favorevole.

Influenze e Incontri

Un incontro cruciale nella sua formazione avvenne alla galleria Mazzini di Genova, dove conobbe A. Traverso, F. De Pisis, C. Sbarbaro ed E. Montale. Questo incontro rivelò al nostro artista il lirismo estetico e l’importanza della poesia nella sua opera.

Gli anni Venti segnarono una svolta decisiva per l’arte del nostro protagonista. Maturò una consapevolezza più profonda delle sue capacità tecniche ed espressive, emergendo come un artista promettente. Fu invitato alla Biennale di Napoli nel 1921, alla Biennale di Venezia e alla II Biennale romana. Vinse il concorso per il monumento ai caduti del quartiere di S. Vincenzo Alto a Genova e ottenne l’incarico di realizzare la statua in marmo del Cristo risorto per la cappella dei Suffragi nel cimitero di Staglieno.

Amicizia e Cambiamento

Il suo percorso subì un significativo cambiamento dopo l’incontro con Arturo Martini alla I Mostra del Novecento italiano. Il rapporto tra i due scultori fu di stima e amicizia, contribuendo a rafforzare nel nostro protagonista il mito della statuaria primitivista e classicista. I viaggi ripetuti a Parigi e gli incontri con artisti come A. Magnelli, M. Tozzi, M. Campigli, A. Savinio, G. De Chirico e O. Zadkine lo spinsero a confrontarsi con la statuaria europea moderna.

Viaggi e Sperimentazioni

Il viaggio a Berlino nel 1929 e le influenze dell’arte dello scultore E. De Fiori fecero sì che il nostro artista ampliasse il suo orizzonte creativo. Partecipò alla II Mostra del Novecento italiano nello stesso anno e tenne la sua prima personale alla galleria di Milano, presentata in catalogo da C. Carrà.

Rappresentativi del cambiamento maturato dal nostro protagonista in quegli anni sono la prima versione degli Amanti, con un modello arcaico ed etrusco d’impronta martiniana sostanziato da un impeto formale di ascendenza picassiana, e il ritratto di Piero Marussig, che nella sua espressività segna una matura svolta antiaccademica.

Un Incontro Decisivo

Nel 1931, l’artista attraversò il destino che lo condusse all’incontro con S. Quasimodo. L’anno successivo, sprofondò in una crisi esistenziale che lo portò alla distruzione di numerose opere, spingendolo a trasferirsi a Milano. Nel 1934, ottenne la cattedra di scultura presso l’Accademia di Brera, assumendone la direzione due anni più tardi.

Il suo impegno nello studio dell’arte antica e del Quattrocento orientò la scultura verso un approccio storicista e realista. Questo percorso, guidato da ritmi intimi, si concentrò su temi fondamentali: ritratti, atleti e figure femminili giovani, delineando l’intera produzione futura.

Tra le opere di quegli anni, emergono “Il pugile” e “Il pugile caduto”, che stupirono per l’eloquenza raffinata dei corpi. La capacità di esprimere la forza attraverso il modellato morbido e la tenerezza della carne caratterizzarono questi lavori.

Maestria Nei Ritratti e Consacrazione Critica

I numerosi ritratti del periodo dimostrarono una straordinaria padronanza nel definire tratti somatici realistici. Questi lavori segnarono la consacrazione dell’artista da parte della critica, mentre gli studi sui cavalli anticiparono ulteriori sviluppi nei suoi futuri lavori.

Il Messina fu una presenza costante nelle principali manifestazioni italiane e internazionali, da Stoccolma alla Biennale di Venezia. Alla II Quadriennale di Roma nel 1935, ricevette una sala espositiva e ribadì il suo impegno nella fedeltà alla tradizione classica.

Tra il 1932 e il 1938, il Messina sperimentò con le prime sculture policrome, superando l’asciuttezza dei ritratti maschili. Questo periodo segnò lo sviluppo del tema della grazia e dell’eleganza femminile, unendo la verità della forma all’invenzione irreale del colore.

Un Artista Inarrestabile Durante la Guerra

L’attività artistica del Messina non conobbe interruzioni durante la guerra. Continuò a esporre e ricevette l’incarico di creare una quadriga in bronzo per il prospetto del palazzo delle Esposizioni E42. I suoi disegni sui giustiziati e sugli impiccati evidenziarono l’espressività dei volti e la deformità dei corpi.

Con questa struttura, spero che il racconto abbia assunto una forma più articolata e avvincente.

Conflitto e Trasformazioni Artistiche

A causa del conflitto bellico, il Maestro non concluse la scultura della quadriga, bensì trasformò i modelli in gesso dei cavalli in bronzo, vendendoli successivamente a G. Leone, il quale li acquistò per la sua villa a Formellosi nel 1970.

Il Maestro ottenne il riconoscimento come vincitore del premio di scultura alla Biennale di Venezia e diede alle stampe la sua prima raccolta di poesie presso l’editore Scheiwiller.

Nel 1943 fu nominato accademico d’Italia; nel 1947, partecipò all’Esposizione di scultura e grafica a Buenos Aires, riconquistando la cattedra di scultura all’Accademia di Brera, da cui era stato allontanato con l’accusa di connivenza con il regime fascista.

Le opere create dal Maestro tra il 1938 e il 1945 rifletterono un processo di assimilazione e reinterpretazione delle influenze artistiche passate, superando le forme rigide e controllate. Nel ritratto del Cardinale Alfredo Ildelfonso Schuster, destinato al convento della basilica di S. Paolo fuori le Mura di Roma, il Maestro conciliò le sfide dell’antico e del moderno, bilanciando la forza espressiva del volto con gli occhi chiusi e armonizzando le superfici plastiche ampie con dettagli minuziosi dell’abbigliamento.

Esplorazione e Crescita Internazionale

Attraverso uno studio accurato della scultura di A. Maillol, il Maestro sviluppò un’intensità particolare nei nudi femminili dalla metà degli anni Quaranta, esaltando l’opulenza fisica nelle forme chiuse e compatte. La sua fama cresceva sia in Italia che all’estero: nel 1949, esponeva accanto a H. Arp, C. Brancusi, J. Epstein, A. Giacometti, M. Marini e P. Picasso alla mostra “Third Sculpture International” a Filadelfia, ottenendo nel 1950 la nomina ad accademico di S. Luca.

Nonostante la critica modernista italiana non sempre comprendesse appieno il suo lavoro, il Maestro percorse con sicurezza un cammino estetico autonomo e coerente. Cocteau, in un saggio esemplare, individuò persino nelle opere più rudimentali la sostanza mediterranea della sua scultura, non tanto nella somiglianza figurativa, ma nella vibrazione particolare con cui modellava, evitando il deforme e resistendo al rischio della caricatura.

Cambiamenti Stilistici e Riconoscimenti Internazionali

Negli anni Cinquanta, il Maestro abbandonò il concetto formale classico, adottando un tipo femminile più dinamico e agile, spesso vestito con abiti moderni. Questa ricerca del dinamismo lo ispirò a esplorare il tema dei cavalli in movimento, in cui la critica notò la transizione da una plastica intesa come armonia, “sotto il segno di Apollo”, a una dinamica e “dionisiaca”, evidenziata dal ritmo continuo delle sculture e dalla potenza vibrante che rifletteva “la terribile vitalità della natura”.

La sua maestria nella gestione di materiali diversi gli permise di esprimersi in ogni dimensione, dai bronzetti minimi alle opere monumentali in marmo. Seguì un periodo caratterizzato dalla partecipazione a numerose esposizioni e conferenze.

Negli anni Sessanta, il Maestro sperimentò diverse direzioni stilistiche, passando dalla ricerca di forme naturali dal modellato solido e vibrante alla realizzazione della monumentale statua in marmo di S. Caterina da Siena. Per la basilica di S. Pietro, ideò il Monumento a Pio XII, una scultura imponente concepita per esprimere pienamente, attraverso la verticalità dei volumi e la vitalità cromatica della superficie, la statura ecclesiastica del pontefice benedicente.

In quegli anni, la sua attività grafica assunse un ruolo significativo come pratica progettuale parallela alla scultura, e scrisse una dichiarazione poetica che testimoniava la sua volontà di essere scultore anche nei disegni e nei pastelli.

Impegno Costante e Riconoscimenti Internazionali

Negli anni successivi, l’impegno in opere di carattere monumentale divenne sempre più prominente: nel 1966, creò il Cavallo morente per il palazzo della RAI a viale Mazzini a Roma; tra il 1968 e il 1971, si dedicò alla fusione in bronzo di 14 stazioni della Via Crucis, detta di Padre Pio, per S. Giovanni Rotondo, concludendo con la modellazione di un grande Cristo risorto. Nel 1969, con il pensionamento dall’insegnamento, ottenne il permesso di trasformare l’ex chiesa sconsacrata di S. Sisto al Carrobbio a Milano nel suo studio ufficiale fino alla morte.

Raffinamento e Sperimentazione Cromatica

Dopo il 1969, il Maestro si concentrò principalmente sull’analisi approfondita dei temi affrontati, dove il naturalismo della sua prima fase sembrò cedere il passo a un espressionismo cromatico accentuato. Le danzatrici, sempre più acrobatiche nelle pose, si estendevano, mentre il modellato appariva sfaccettato e morbido; contemporaneamente, intensificò la pratica di colorare le sculture, specialmente i ritratti, che diventarono mezzo busto, tingendosi di cromie dai contrasti marcati.

Nonostante il costante riesame di nuovi motivi estetici, il Maestro rimase fedele all’idea originaria di essere uno scultore-modellatore per tutta la sua carriera. I soggetti delle sue sculture, che fossero cavalli o nudi femminili

 

Francesco Messina Romantica
Francesco Messina – Romantica

 

Francesco Messina - Giobbe
Giobbe

 

Francesco Messina - Il galletto
Francesco Messina – Il galletto

 

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