FEDERICO ZANDOMENEGHI

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LE QUOTAZIONI di Federico Zandomeneghi

I prezzi dei suoi disegni e carboncini variano generalmente tra 1.500 e 5.000 euro. Tuttavia, i suoi affascinanti ritratti femminili realizzati con pastelli su carta partono da 9.000 euro e possono raggiungere cifre superiori a 55.000 euro, soprattutto se caratterizzati da una raffinata esecuzione. I dipinti ad olio più complessi e rappresentativi di Zandomeneghi sono valutati tra i 15.000 euro e oltre i 210.000 euro, a seconda della dimensione e dell’epoca.

Siamo esperti nel settore dell’arte e saremo lieti di fornire una valutazione approfondita e personalizzata delle opere di Federico Zandomeneghi, offrendo una consulenza professionale e competente. Non esitate a contattarci per ulteriori informazioni e per ricevere un’accurata valutazione delle vostre opere d’arte.

N.B. Le precedenti valutazioni sono puramente indicative, e per una più corretta stima andrebbero visionate dal vivo dal nostro esperto in sede.

QUOTAZIONI INDICATIVE FEDERICO ZANDOMENEGHI

Tipologia opere Dimensione Quotazione
Disegni e carboncini medie 1.500 – 5.000 Euro
Pastelli su carta – ritratti femminili medie 9.000 – 55.000 Euro
Olio su tela medie -grandi 15.000 – 210.000 Euro

 


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BIOGRAFIA FEDERICO ZANDOMENEGHI

Federico Zandomeneghi
Federico Zandomeneghi

Federico Zandomeneghi è nato a Venezia nel 1841 e scomparso a Parigi nel 1917. Sperimentò i primi passi nell’arte grazie all’influenza del padre Pietro e del nonno Luigi, scultori di prestigio che realizzarono il maestoso monumento a Tiziano per la Chiesa dei Frari. Nonostante crescesse in un contesto di scultori, fin da piccolo Federico manifestò una innata passione per la pittura.

Nel suggestivo anno 1856, il giovane Zandomeneghi si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Venezia, un istituto rinomato che avrebbe forgiato il suo talento. Tuttavia, nel 1859, le avversità della vita lo costrinsero a lasciare la sua amata città natale, temendo di dover servire l’esercito austro-ungarico. Egli decise di trasferirsi a Pavia, una località che avrebbe segnato una svolta nella sua vita.

La guerra

Fu proprio a Pavia che Zandomeneghi, animato da un impulso patriottico e desideroso di libertà, prese la coraggiosa decisione di unirsi ai valorosi garibaldini, prendendo parte all’epica Spedizione dei Mille in Sicilia. Con fierezza e determinazione, si mise al fianco dei rivoluzionari italiani nella lotta per l’unità nazionale.

Questo periodo di impegno eroico avrebbe influenzato profondamente il percorso artistico di Zandomeneghi, ispirandolo nelle sue future opere. La passione per la libertà e la volontà di lottare per ideali più grandi si sarebbero riflessi nelle sue pennellate audaci e nelle intense emozioni trasmesse dai suoi dipinti.

Così, il giovane Federico Zandomeneghi, partendo da Venezia e attraversando le strade di Pavia, si inoltrò coraggiosamente nel mondo dell’arte, preparandosi a intraprendere un viaggio creativo che lo avrebbe portato fino a Parigi, la città delle meraviglie artistiche, dove avrebbe conquistato il suo posto nell’olimpo degli artisti rinomati.

Il Caffè Michelangelo a Firenze:

Nel 1862, l’affascinante Federico Zandomeneghi decide di stabilirsi nella pittoresca città di Firenze, immerso in un periodo che si protrarrà per i successivi cinque anni. Durante questa sua permanenza, frequenta con assiduità il rinomato Caffè Michelangelo, che si rivela un luogo di incontro privilegiato con gli apprezzati Macchiaioli. In particolare, stringe profonde amicizie con insigni personalità del gruppo, tra cui il rinomato teorico e critico Diego Martelli, il talentuoso Telemaco Signorini , il maestro Giovanni Fattori, l’ispirato Silvestro Lega e l’eccentrico Cristiano Banti.

L’influenza di questi artisti sulla vita di Zandomeneghi risulta di vitale importanza, tanto che egli si sente indissolubilmente legato al gruppo dei Macchiaioli, sia a livello emotivo che nell’ambito del linguaggio artistico.

Nel 1866, l’ardente spirito di Zandomeneghi si unisce a quello di Garibaldi, prendendo parte con impeto alla terza guerra d’indipendenza. Nonostante ciò, poco dopo fa ritorno alla sua amata Venezia, anche se continua a compiere frequenti viaggi sia a Firenze che a Roma. È solo nel 1874 che prende la coraggiosa decisione di intraprendere un nuovo capitolo della sua vita, lasciando l’Italia per immergersi nella vivace atmosfera parigina, con l’intento di visitare il rinomato Salon e lasciarsi ispirare da nuove esperienze.

L’esperienza a Parigi:

Federico Zandomeneghi, durante il suo trasferimento a Parigi, viene catturato dalla straordinaria novità della pittura impressionista, che ebbe la sua ufficialità nel 1874 nello studio del celebre fotografo Nadar, situato al Boulevard des Capucines 35.

Egli è irresistibilmente attratto dal fascino di Parigi e dalle sue ferventi espressioni artistiche, tanto da rimanervi per un lungo periodo, grazie all’aiuto finanziario del suo amico e collezionista Durand Ruel. Prima stabilisce il suo studio al suggestivo Passage de l’Elisée des Beux-Arts numero 25, per poi trasferirsi a Montmartre, esattamente nella rue Tourlaque numero 7.

In quegli anni si instaura un significativo scambio di lettere con Diego Martelli, rimasto a Firenze, che svolge un ruolo fondamentale nella diffusione delle idee impressioniste in Italia e della corrente dei macchiaioli in Francia.

Sarà proprio quest’ultimo a spingere definitivamente Federico Zandomeneghi verso la pittura impressionista alla fine degli anni Settanta, quando giunge a Parigi e viene accolto nel circolo artistico di Camille Pissarro, Edgar Degas e Toulouse-Lautrec.

Nel 1879 partecipa alla prima mostra impressionista, continuando ad esporre negli anni successivi e ottenendo numerosi premi. Egli rimane a Parigi fino alla sua morte, avvenuta nel 1917. La sua permanenza nella capitale francese è stata di grande importanza per la sua carriera artistica e il suo contributo all’arte impressionista.

I Macchiaioli:

Negli anni Sessanta, Federico Zandomeneghi si fermò a Firenze, lasciandosi avvolgere dall’atmosfera suggestiva del Caffè Michelangelo e dai brillanti esponenti della pittura di macchia. Fu proprio in questo luogo che l’artista ebbe modo di sentire un forte senso di appartenenza al gruppo, un legame che lo accompagnò anche quando fece ritorno a Venezia. Egli continuò a ispirarsi agli amici toscani e al loro modo di dipingere, basato sulla ricerca della verità e sull’importanza di catturare luce e colore attraverso la tecnica della macchia.

Questo profondo legame con la cultura e lo stile macchiaiolo, probabilmente, rappresentò una sfida per Zandomeneghi nel lasciarsi completamente alle spalle la pittura impressionista a Parigi.

Durante gli anni Sessanta, l’artista creò diverse opere caratterizzate da una forte impronta macchiaiola. Tra queste, spiccano dipinti come “La lettrice”, “Gli innamorati” e il “Ritratto di Diego Martelli”, che testimoniano sia la permanenza a Firenze, sia le radici venete dell’artista.

I colori e la luce nelle sue opere:

Lo studio della luce e del colore in quest’opera di straordinaria bellezza si fonde armoniosamente con un realismo macchiaiolo, donando un’atmosfera incantevole e catturando la delicata ricerca tonale ispirata dall’osservazione dei maestri veneziani del Cinquecento.

Un altro elemento di fondamentale importanza nell’evoluzione artistica di Zandomeneghi è stato l’incontro a Venezia con l’opera di Michele Cammarano intitolata “L’incoraggiamento al vizio”. Quest’opera dai temi legati alle semplici azioni della vita quotidiana, aggiunge un tocco di autenticità e vicinanza alla sua produzione artistica.

L’impressionismo parigino:

Il viaggio a Parigi del 1874 rappresenta un momento cruciale nella splendida carriera artistica di Zandomeneghi, un punto di svolta che segna una tappa fondamentale nel suo percorso pittorico. All’inizio, l’impressionismo non cattura eccessivamente la sua attenzione. Tuttavia, esprime i suoi dubbi e le sue perplessità in una corrispondenza epistolare con Diego Martelli, il quale, al contrario, lo sprona verso l’innovazione e la freschezza del movimento.

Negli anni successivi, Zandomeneghi stringe amicizia con i pittori impressionisti, diventando un membro a pieno titolo del loro circolo. Partecipa con entusiasmo a quattro delle prestigiose esposizioni impressioniste: quelle del 1879, 1880, 1881 e 1886. Pur nutrendo una naturale affinità per lo stile di maestri come Degas e Pissarro, Zandomeneghi sviluppa un linguaggio pittorico personalissimo e originale, che attinge, ovviamente, anche alle sue radici italiane, conferendo un’identità unica alle sue opere.

L’influenza di Edmond Duranty:

Le figure e i paesaggi emergono con una pennellata delicata, trasmettendo un senso di nebulosità, ma conservando la realtà del colore tutto macchiaiolo. Nel 1876, la sua arte diventa sempre più impressionista nel contenuto, influenzato dalla lettura de “La nouvelle peinture” di Edmond Duranty.

Da ciò derivano scene con un taglio contingente e fotografico estremamente moderno. Questo si può osservare in dipinti come “Il tè” e “Il palco a teatro”, entrambi realizzati negli anni Novanta.

Per citare le parole di Baudelaire, Federico Zandomeneghi è un autentico “pittore della vita moderna”. Ciò si riscontra sia nei soggetti ritratti – donne nelle loro azioni quotidiane a casa o nella mondanità, strade e parchi parigini brulicanti di persone, delicate scene domestiche – sia nel modo innovativo con cui ce li presenta.

Negli anni Ottanta, si dedica principalmente allo studio di nudi femminili, sia a pastello che ad olio, affiancandosi alle ricerche contemporanee di Degas e Renoir. Queste opere ci svelano tutta la sensibilità di Zandomeneghi nella rappresentazione delle espressioni femminili, dalla sensualità alla riservatezza, alla gioia di vivere.

Esposizioni e mostre:

Federico Zandomeneghi gode di un notevole trionfo sia in Italia che in Francia, lasciando un’impronta indelebile nel mondo dell’arte. Le sue opere vengono ammirate e celebrare attraverso magnifiche esposizioni, sia durante la sua vita che dopo la sua dipartita. Nel suggestivo anno 1893, il mercante d’arte, nonché amico e generoso mecenate, Ruel, decise di dedicare una personale a Zandomeneghi presso la sua prestigiosa galleria parigina. Tanto fu il successo che la mostra venne riproposta nel 1898, incantando ancora una volta gli amanti dell’arte.

Nel lontano 1914, in Italia, due figure illuminate, Vittorio Pica ed Angelo Sommaruga, idearono un’intera esposizione interamente dedicata all’illustre artista, proprio nella sua amata città natale, Venezia. Pur nutrendo speranze di trionfo, questa meraviglia artistica non riuscì a raggiungere l’acclamazione desiderata.

Per il pubblico italiano, Federico Zandomeneghi risultava ancora incomprensibile, forse perché le sue opere erano troppo europee e moderne per i gusti del momento. Tuttavia, dopo la sua dipartita, a partire dagli anni ’20, numerose mostre e retrospettive vennero organizzate per riscoprire l’incredibile genio dell’artista.

Nel suggestivo 1928, la Galleria Pesaro di Milano fu il palcoscenico perfetto per esporre le creazioni di Zandomeneghi, risvegliando l’ammirazione di un vasto pubblico. Successivamente, nel 1952, la Biennale di Venezia ospitò una straordinaria mostra dedicata all’artista, confermando ancora una volta il suo status di protagonista nel panorama artistico. Nel 1967, dopo tanti anni, l’attesa fu finalmente soddisfatta con un’emozionante retrospettiva presso la rinomata Galleria Durand Ruel di Parigi, portando Zandomeneghi alla ribalta ancora una volta, come un astro risorgente che brillava con tutta la sua magnificenza.

 

 

Federico Zandomeneghi Coiffure
Coiffure – Le immagini della toilette femminile, i paesaggi parigini, solo un tassello, importante di quella trama di emozioni tra impressionismo e post-impressionismo, nelle quali è indispensabile inserire l’arte di Federico Zandomeneghi.

 

Federico Zandomeneghi - Piazza D'Anversa a Parigi
Piazza D’Anversa a Parigi

 

Federico Zandomeneghi Giovane donna allo specchio
Giovane donna allo specchio

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