EVANGELINA ALCIATI

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BIOGRAFIA DI EVANGELINA ALCIATI

EVANGELINA ALCIATI Ritratto di Fiorenza Boccalatte 1935 olio su tela
EVANGELINA ALCIATI Ritratto di Fiorenza Boccalatte 1935 olio su tela

Evangelina Alciati è nata a Torino, il 21 agosto del 1883 e deceduta a Torino, il 2 gennaio del 1959, è stata una pittrice italiana. Originaria di Torino e nata nel 1883 da una famiglia benestante, esibisce fin da giovane una fervente inclinazione verso il mondo dell’arte.

Abbandonate le orme delle scuole magistrali, compie un’audace mossa diventando la prima donna a iscriversi all’Accademia Albertina di Torino. Qui, sotto la guida di Giacomo Grosso, inizia un viaggio formativo che cambierà la sua vita.

Gli studi a Parigi:

Nel 1903, dopo aver completato i suoi studi, intraprende un biennio a Parigi. Durante questo periodo, stringe legami preziosi con artisti rinomati come Giovanni Boldini e inizia a creare i primi ritratti.

Il suo stile subisce una metamorfosi significativa sotto l’influenza del simbolismo di Eugène Carrière, ma non trascura l’ispirazione derivante dall’impressionismo di Paul Cézanne e Paul Gauguin. Al suo ritorno in Italia, si unisce in matrimonio con l’artista Anacleto Boccalatte, il quale aveva incrociato la sua strada durante gli anni di studio all’Accademia.

La Sfida del Successo:

Nel 1907, Evangelina inizia a esporre presso la Promotrice torinese, un’iniziativa a cui rimarrà legata fino al 1941. Tuttavia, il suo cammino verso il successo non è privo di ostacoli. All’inizio, i suoi ritratti non sono accolti con grande entusiasmo. La sua opera ancora risente delle influenze cromatiche ereditate da Giacomo Grosso, facendo fatica a rivelare la sua vera identità artistica.

Il Trionfo tra Roma e Torino:

La svolta per Alciati avviene nel 1912, durante la Biennale, quando ottiene un clamoroso successo sia di pubblico che di critica. Da quel momento in poi, il suo talento è richiesto a livello internazionale, e le sue opere non si limitano più a Torino ma giungono anche a Roma, in particolare alla mostra dell’Associazione degli Amatori e Cultori di Belle Arti.

Successivamente, un significativo soggiorno romano le fa scoprire il linguaggio secessionista, all’epoca in pieno sviluppo. Evangelina interagisce con artisti del calibro di Giuseppe Mentessi, Felice Casorati, e Armando Spadini, come attestato dalle corrispondenze epistolari giunte fino a noi.

Abitare il Mondo dei Colori:

Negli anni Venti, il suo repertorio si espande e abbraccia una varietà di temi, passando dai ritratti ai dipinti di figure, dai paesaggi alle nature morte. Oltre a sperimentare con l’olio, comincia a lavorare anche col pastello. Alla fine degli anni Trenta, deve affrontare una profonda tragedia con la perdita del figlio durante un’escursione sul Monte Bianco.

Questo evento tragico si riflette nelle sue opere, caratterizzate da una tavolozza più cupa e la presenza più frequente di nature morte floreali. Evangelina continua su questa strada fino agli anni Cinquanta, quando, nel 1953, presenta una mostra personale presso la Galleria Fogliato di Torino, consolidando il suo successo. La sua carriera culmina nel 1959 con la sua morte a Torino.

Il Mondo dei Ritratti:

Dopo il suo debutto nel 1907 alla Promotrice torinese, Evangelina Alciati diventa nota per i suoi ritratti. Nel 1912, partecipa alla Biennale di Venezia con due affascinanti “Ritratti di signora”. Da allora, il ritratto diventa una componente costante e in evoluzione del suo percorso artistico, accompagnandola fino agli ultimi giorni della sua carriera.

La sua abilità nel ritrarre non si limita alla superficie, ma penetra profondamente nell’animo dei soggetti. Questa capacità deriva senza dubbio dall’influenza della pittura di Carrière. Nei ritratti di Alciati emergono contrasti cromatici intensi e una nota espressionistica di fondo, paralleli al tratto pittorico incisivo di Cézanne e alla bidimensionalità tipica di Gauguin.

La produzione di Evangelina Alciati non conosce tregua. Nel 1913, crea un “Ritratto di bimba”, e nel 1915 presenta un “Ritratto” alla mostra della Secessione romana. Alle Promotrici degli anni Trenta, espone “Due giovinette”, mentre alla Biennale del 1922 presenta “Falciatore”. Nel 1926, sorprende tutti con ben sette opere esposte presso la Galleria Chierichetti di Milano, tra cui “Maria Piera”, “Il mio nipotino”, “Madre col bimbo” e “La cucitrice dormiente”.

Esposizioni e Riconoscimenti Artisitci:

Nel lontano 1914, ella ebbe l’onore di essere selezionata per l’esposizione organizzata dalla “Probitas”, una stimata associazione artistica composta da figure di spicco che si erano distaccate dalla Secessione, tra cui Sartorio, Dall’Oca Bianca, Balla, e altre menti illuminate. Questo evento segnò un punto di svolta nella sua carriera, aprendo le porte a nuove opportunità artistiche.

È noto che Alciati abbia stabilito la sua residenza romana al numero 12 di Via Villa Patrizi, una dimora che si trasformò in un santuario creativo, dove le sue opere prendevano vita e significato. Qui, tra le mura di questa affascinante dimora, nacquero alcune delle sue opere più iconiche.

Fu in quel periodo che una delle sue opere, “Maternità,” fu acquistata dal Re per la somma di 700 lire, un riconoscimento straordinario della sua abilità e talento artistico. Questo atto reale confermò la sua posizione come una delle artiste più promettenti del suo tempo.

Successo a Roma:

Da allora, la sua presenza nelle importanti esposizioni romane divenne una costante, un tributo al suo impegno e alla sua dedizione alla sua arte. La sua abilità nell’interpretare il mondo attraverso la lente dell’arte colpì profondamente il cuore della città eterna. La frequenza con cui istituzioni romane acquistavano le sue opere sottolinea il suo contributo eccezionale al patrimonio artistico della città. La sua eredità artistica vive ancora oggi attraverso le opere che hanno trovato una casa permanente in queste istituzioni, rappresentando un tributo eterno alla sua maestria.

Nature Morti e Paesaggi:

Negli anni Trenta, il repertorio di Alciati si arricchisce di nuove ispirazioni. Oltre ai ritratti, la sua attenzione si rivolge alle nature morte e ai paesaggi. Nel 1927, alla Quadriennale di Torino, espone “Anemoni e rose”, un quadro che apre le porte a questa nuova esplorazione.

Nel 1929, presenta “Gigli”, mentre nel 1930 esibisce “Fiori, Frutta e un Ritratto”. Durante gran parte degli anni Trenta, continua a presentare ritratti e nature morte. Solo nel 1938 i paesaggi fanno il loro ingresso nel suo repertorio, con un particolare amore per le vedute di Montà d’Alba, luogo dove aveva trovato rifugio durante il periodo bellico.

 

 

Evangelina Alciati - Mamma con bimbo
Evangelina Alciati – Mamma con bimbo

 

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