CARLO PITTARA

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LE QUOTAZIONI di Carlo Pittara

Carlo Pittara, artista di fama italiana, gode di un mercato prevalentemente nazionale per le sue creazioni artistiche.

In base alla media delle vendite recenti, i prezzi delle opere variano significativamente:

  • Dipinti di Piccole Dimensioni: Il valore si attesta tra i 1.200,00 e i 1.800,00 euro.
  • Opere di Medie Dimensioni: I prezzi tendono a superare i 3.500,00 euro.
  • Olii di Grandi Dimensioni: Le opere di maggiori dimensioni possono raggiungere valutazioni che oscillano tra i 4.800,00 e gli 8.800,00 euro.

Si noti che i valori menzionati sono indicativi e possono variare a seconda dell’asta o del mercato specifico. L’arte di Carlo Pittara continua ad attirare l’interesse e l’ammirazione, stabilendo prezzi competitivi in un mercato artistico in continua evoluzione.

Siamo a disposizione tramite il nostro perito ed esperto d’arte per stimare e valutare gratuitamente le opere di Carlo Pittara.

Per ricevere la stima o quotazione bisogna inviare una foto del dipinto, specificando le misure al netto della cornice, utilizzando il form presente in ogni pagina del sito web, oppure tramite mail o con whatsapp al numero: 3482858142.

Riceverete una risposta il prima possibile, in linea con il valore di mercato attuale secondo le nostre accurate considerazioni.
Ci riserviamo di valutare l’acquisto del quadro se risulta di nostro interesse.

N.B. Le precedenti valutazioni sono puramente indicative, e per una stima corretta e gratuita si prega di inviare una foto ai nostri esperti.

QUOTAZIONI INDICATIVE CARLO PITTARA

Tipologia opere Dimensione Quotazione
Olio su tela – piccole dimensioni piccole 1.200 – 1.800 Euro
Olio su tela – medie medie oltre i 3.500 Euro
Olio su tela – grandi grandi 4.800 – 8.800 Euro

 


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BIOGRAFIA DI CARLO PITTARA

Carlo Pittara pittore
Carlo Pittara pittore

Carlo Pittara, nato a Torino il 6 giugno 1835, trascorse i suoi primi anni immerso nella cultura artistica senza conoscere appieno le radici familiari. La sua formazione avvenne presso la Reale Accademia Albertina di Belle Arti, sotto la guida di Giuseppe Camino. Il suo debutto pubblico avvenne nel 1856, quando presentò il dipinto “Pascolo” alla mostra annuale della Società Promotrice di Belle Arti di Torino. Da quel momento, la sua vita artistica prese forma in un percorso pieno di viaggi e collaborazioni.

L’Espansione Artistica: Da Torino a Ginevra e Parigi

Dopo il suo debutto, Carlo Pittara si trasferì a Ginevra nel 1856, rimanendovi per due anni per ampliare la sua formazione come pittore animalista nello studio di Charles Humbert. Tornò brevemente a Torino nel 1858, esponendo due opere alla Promotrice. Successivamente, partì per Parigi dove si immerse nell’ambiente artistico, interagendo con esponenti della Scuola di Barbizon come Charles Jacque e Constant Troyon, aprendosi a collaborazioni fruttuose.

Nel 1859, espose quattro paesaggi e “Traversata di animali in Svizzera” alla Mostra della Promotrice torinese, segnando un momento significativo nel suo percorso artistico.

Il Ritorno e le Espansioni Creative in Patria

Nel 1860, Carlo Pittara tornò a Torino e presentò il suo lavoro “L’11 novembre in Piemonte” alla locale Promotrice. Nello stesso anno, fece la sua prima visita estiva a Rivara, ospite della villa del cognato, il banchiere Carlo Ogliani. Qui iniziò a sviluppare legami artistici e personali che avrebbero influenzato il suo percorso creativo.

L’anno successivo, nel 1861, espose “La sera” alla Promotrice torinese e fu invitato alla I Esposizione Nazionale di Firenze, segnando la sua crescente risonanza nel panorama artistico nazionale. Durante questo periodo, ebbe l’opportunità di trascorrere del tempo nella riviera ligure, dove conobbe il pittore portoghese Alfredo D’Andrade, instaurando un profondo legame di amicizia.

L’Evoluzione Artistica e la Scuola di Rivara

Nel 1862, Pittara partecipò all’esposizione della Promotrice con “I dintorni di Rivara”, un dipinto che rifuggiva dalle interpretazioni sentimentali della natura, abbracciando un approccio monumentale nella rappresentazione di una mandria al pascolo in alta montagna. Questa opera mostrò l’adesione ai modi del verismo pittorico e segnò un cambiamento nel suo stile artistico.

Successivamente, Carlo Pittara invitò D’Andrade ed Ernesto Rayper a Rivara nel 1862, formando così il primo nucleo della cosiddetta Scuola di Rivara. Questo cenacolo di artisti, condividendo l’entusiasmo per la pittura all’aria aperta, abbandonò il naturalismo convenzionale in favore di una poetica più autentica e veritiera. Oltre a Pittara, D’Andrade, e Rayper, altri artisti come Vittorio Avondo, Ernesto Bertea, Adolfo Dalbesio, e molti altri si unirono a questo movimento.

Questo gruppo di artisti, fino alla metà degli anni Settanta, si riunì ogni estate nel Canavese, dipingendo all’aperto e creando un corpus artistico che si distingueva per la sua sincerità e veridicità nella rappresentazione della vita contadina e pastorale. Pittara, animatore di questa corrente, rimase fedele all’interpretazione visiva del reale, creando un legame duraturo tra arte e verità senza però abbandonare la cura della composizione.

La storia di Carlo Pittara si intreccia così con la nascita di una corrente artistica significativa, segnando un capitolo importante nella storia dell’arte italiana.

Esplorando l’Arte dei Sessanta: L’Innovativa Espressione di Pittara

Durante il fervore degli anni Sessanta, l’artista Pittara si distinse per la sua partecipazione continua alle varie mostre promosse dalla Società Promotrice di Torino. Egli presentò un repertorio variegato, oltre alle opere caratterizzate dai consueti paesaggi campestri animati da creature animali che assumono il ruolo principale. Tra queste opere si annoverano “Il Ritorno alla Stalla” del 1866, esposto a Torino presso la GAM, insieme a opere di contenuto sociale più sfumato come “Bovini da Vendere” del 1864, “Le Imposte Anticipate” del 1865 e “Il Patrimonio di una Famiglia dopo la Guerra” del 1867. In queste tele, l’artista si dedicò a descrivere le condizioni dei contadini e dei nuovi cittadini nel contesto dello Stato postunitario.

Nel 1866, Pittara si distinse ulteriormente dipingendo “La Messe” e “Il Viatico”. Questi dipinti risultano essere delle rare eccezioni nel corpus dell’artista, in quanto non raffigurano alcun animale, ma piuttosto ritraggono un gruppo di contadini che si rifugiano dalla pioggia sotto un portico.

Esplorando l’Arte a Parma durante il Congresso Artistico Italiano

Nel lontano 1870, partecipò con fervore e passione alla mostra organizzata a Parma in concomitanza con il I Congresso Artistico Italiano. La sua opera, intitolata “L’aratro”, fu esposta con fierezza. Quest’opera ora è custodita presso l’Accademia di Belle Arti di Ravenna, sebbene sia originariamente appartenuta alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. In un gesto audace, attribuì a questa creazione il provocatorio titolo di “Sistema infallibile di ristorare le finanze italiane”, un’annotazione che gli valse il prestigioso riconoscimento della medaglia d’oro per la pittura.

Nell’ambito di quest’opera, identificata in altre esposizioni con il titolo “L’aratura”, l’artista dipinse una scena in cui un supervisore osserva attentamente il duro lavoro di un contadino curvo sull’aratro, trainato da due robusti buoi, mentre si trova in mezzo a un vasto campo. Ciò che risalta in questa creazione nell’ambito dell’arte figurativa piemontese di quel periodo è l’insolita attenzione prestata dall’artista alle diverse sfaccettature sociali presenti all’interno della comunità rurale. Questa scelta evidenzia una certa affinità di Pittara con il dibattito contemporaneo in Francia riguardo al realismo come espressione artistica socialmente coinvolta.

A partire dal 1872, Pittara intraprese una fruttuosa collaborazione quinquennale con D’Andrade. I due lavorarono insieme al restauro del maestoso castello di Rivara, un’antica fortezza acquistata l’anno precedente dal nobile cavalier Ogliani.

Nel 1873, Pittara decise di presentare nuovamente “L’aratro” all’Esposizione Universale di Vienna, confermando così la continua ricerca di visibilità internazionale per le sue opere. Questo evento rappresentò un ulteriore passo avanti nella sua carriera artistica, portando la sua straordinaria creatività a un pubblico più ampio e diversificato.

Nuovi Orizzonti a Roma

Nel lontano 1875, la scelta di stabilirsi a Roma rappresentò un bivio per il talentuoso pittore. Quel periodo segnò l’inizio di una nuova fase, un’avventura artistica in una città intrisa di storia e cultura. Avondo, già residente da tempo nella città eterna, fu parte integrante di questa decisione, che portò il pittore a affittare uno studio in via Margutta. La sua permanenza nella Capitale si protrasse per tre anni, nonostante mantenesse i tradizionali soggiorni estivi nel suggestivo Canavese. Fu proprio in quel periodo che instaurò rapporti duraturi e profondi con Lodovico Marchetti e Ferdinando Heilbuth. La loro amicizia si trasformò in una collaborazione fruttuosa, con il pittore che dipinse paesaggi per le opere di Heilbuth.

L’esplorazione Artistica a Roma

Durante il suo soggiorno a Roma, l’opera pittorica di Pittara intraprese un viaggio verso nuovi territori artistici. I suoi dipinti di quel periodo, sebbene siano oggi difficili da rintracciare poiché dispersi in numerose collezioni private soprattutto all’estero, presentarono un realismo raffinato, arricchito da accenti poetici. Pittara si dedicò alla ricerca di armonie cromatiche preziose e a effetti luminosi delicati, come si può notare in opere come “Riunione di caccia nella campagna romana”. L’artista approfondì la rappresentazione della figura umana, integrandola in modo sinergico con la descrizione dei paesaggi, come evidenziato in “Buttero nella campagna romana”.

Il Ritorno a Torino e le Esposizioni Internazionali

Alla fine del 1877, Pittara fece ritorno a Torino, esponendo nello stesso anno alla mostra della Promotrice con “La solitudine”. L’anno successivo, nel 1878, partecipò all’Esposizione Universale di Parigi con l’opera “L’aratro”.

Il 1880 segnò un momento significativo per il pittore, affrontando il complesso tema della pittura storica con “La fiera di Saluzzo nel secolo XVIII”. Quest’opera di ampie proporzioni e narrativa estesa fu presentata sia alla mostra annuale della Promotrice torinese che alla IV Esposizione Nazionale di Belle Arti di Torino. In quello stesso anno, su invito dell’amico pittore Lodovico Marchetti, Pittara decise di trascorrere gran parte dell’anno a Parigi, mantenendo come eccezione i mesi estivi, che amava passare nel Canavese.

Il Periodo Parigino e la Raffinatezza Artistica

Durante il suo soggiorno parigino tra il 1880 e il 1890, Pittara si immerse nella creazione di opere che abbracciavano tematiche più leggere e mondane, riflettendo la vita moderna della borghesia metropolitana. I suoi dipinti ritraevano scene come “Caccia alla volpe”, le eleganti signore passeggiare nei parchi cittadini in opere come “Confidenze”  e “In riva alla Senna”, o ancora i luoghi di ritrovo alla moda come in “Domenica sulle rive della Senna”. Queste opere conobbero un notevole successo commerciale e di collezionismo, caratterizzate da pennellate rapide, ricerca accurata di colori e una tavolozza più vivace. Questo stile raffinato sembrò richiamare l’influenza delle ricerche contemporanee condotte da artisti come Giovanni Boldini, Giuseppe De Nittis e Federico Zandomeneghi nella Parigi fin de siècle.

Riconoscimenti e Morte

Nel 1889, Pittara venne eletto membro della giuria internazionale per la pittura all’Esposizione Universale di Parigi. L’anno successivo, ricevette un’importante onorificenza dal governo francese, il diploma di ufficiale dell’Istruzione Pubblica.

La sua vita artistica giunse a una fine prematura il 25 ottobre 1891 a Rivara Canavese, lasciando un’eredità pittorica che continua ad ispirare e affascinare gli amanti dell’arte ancora oggi.

 

Carlo Pittara - Un pomeriggio sulle rive della senna
Carlo Pittara – Un pomeriggio sulle rive della senna

 

Carlo Pittara - Ritorno all'ovile
Carlo Pittara – Ritorno all’ovile

 

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