ARRIGO MINERBI

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LE QUOTAZIONI di Arrigo Minerbi

Quotazioni Arrigo Minerbi: Investimenti nel collezionismo artistico

Le quotazioni di Arrigo Minerbi, celebre artista italiano, sono altamente richieste sia a livello nazionale che nelle regioni dell’Emilia e della Lombardia. Minerbi ha svolto un ruolo significativo nel campo dell’arte funeraria, producendo opere di grande interesse per il mercato borghese. Le valutazioni per le sculture in marmo e bronzo di Minerbi variano generalmente tra i 6.000 e i 12.000 euro.

Una scultura in bronzo eccezionale, raffigurante una nuotatrice e alta 176 centimetri, ha raggiunto un record di vendita di oltre 58.000 euro nel 2000. Tuttavia, è importante sottolineare che diverse variabili possono influenzare le quotazioni. Nel nostro ruolo di appassionati collezionisti, siamo anche interessati all’acquisto diretto e immediato delle opere di Arrigo Minerbi.

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Riceverete una risposta il prima possibile, in linea con il valore di mercato attuale secondo le nostre accurate considerazioni.
Ci riserviamo di valutare l’acquisto del quadro se risulta di nostro interesse.

N.B. Le precedenti valutazioni sono puramente indicative, e per una stima corretta e gratuita si prega di inviare una foto ai nostri esperti.

 

RIEPILOGO QUOTAZIONI INDICATIVE ARRIGO MINERBI

Tipologia opere Dimensione Quotazione
Marmo e bronzo medie 6.000 – 12.000 Euro
record d’asta bronzo medie 58.000 Euro

 


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BIOGRAFIA DI ARRIGO MINERBI

Arrigo Minerbi La Vittoria del Piave
Arrigo Minerbi – La Vittoria del Piave

Arrigo Minerbi (Ferrara, 1881 – Padova, 1960) vede la luce in una modesta famiglia ebrea residente a Ferrara. La sua formazione ha inizio proprio in questa città, dove frequenta la prestigiosa Scuola Civica d’Arte, ottenendo prestigiosi riconoscimenti per le sue opere scultoree.

All’inizio del XX secolo, Minerbi decide di trasferirsi a Firenze, dove si iscrive alla rinomata Scuola libera del nudo presso l’Accademia di Belle Arti. Qui, trova un ispiratore insegnante in Giovanni Fattori, che contribuisce in modo significativo alla sua crescita artistica. Durante il suo soggiorno fiorentino, il giovane artista inizia ad appassionarsi alla scultura rinascimentale, che diventa una parte fondamentale della sua formazione.

Successivamente, nel 1905, Minerbi decide di trasferirsi a Genova, dove rimane per oltre dieci anni, fino allo scoppio della guerra. L’ambiente culturale della città ligure esercita su di lui una profonda influenza, poiché entra in contatto con gli intellettuali del rinomato circolo artistico noto come “Il bivacco”.

Condividendo le loro passioni e interessi, tra cui la filosofia neoplatonica, che aveva studiato durante i suoi anni fiorentini, e le forme di spiritualità orientale, Minerbi si sente parte integrante di questo circolo. Inoltre, è proprio a Genova che nel 1915 conosce Gaetano Previati, con il quale instaura un’amicizia profonda e a cui dedicherà una maschera funebre nel 1921.

L’incontro con ADOLFO WILDT:

Durante questi anni, tra naturalismo e simbolismo, il talento di Minerbi si avvicina anche a quello di Adolfo Wildt, mentre lavora instancabilmente alla creazione di diverse sculture pubbliche nella sua città natale, Ferrara. Nonostante non partecipi attivamente alla guerra a causa di problemi di salute, Minerbi condivide lo spirito interventista dell’epoca e realizza numerose opere celebrative delle battaglie.

In questo periodo, la sua produzione artistica conserva ancora vivida l’influenza decorativa dello stile liberty e l’impronta di Wildt si fa sentire nelle lavorazioni levigate del marmo e nell’interpretazione drammatica e simbolica dei soggetti rappresentati.

Nel 1919, Minerbi presenta la sua prima mostra personale presso la rinomata Galleria Pesaro di Milano, città in cui decide di trasferirsi. Le sculture esposte in questa occasione sono testimonianza della sensibilità che congiunge il naturalismo all’espressione simbolica, richiamando l’arte scultorea del XV secolo.

I PRIMI ANNI DEL NOVECENTO:

Nel corso dei Roaring Twenties inizia il suo straordinario impegno nell’arte della scultura commemorativa e dei monumenti in onore dei caduti della Grande Guerra. Le creazioni scultoree di Arrigo Minerbi emergono con grande maestosità, evocando un’imponente aura ispirata all’estro di Auguste Rodin. Tuttavia, contemporaneamente si assiste a un graduale e sempre più marcato ritorno al naturalismo, tratto distintivo del classicismo rinascimentale e barocco.

I meravigliosi anni Trenta si tingono di importanti incarichi, tra cui spicca il Monumento funebre di Luisa D’Annunzio, tra le numerose opere realizzate. Proprio per la tomba monumentale della sua amata madre, il celebre poeta sceglie proprio Minerbi, richiamando un vivido richiamo alla grandiosità del Quattrocento. Nel 1939, infine, l’artista sarà chiamato a immortalare la maschera funebre di D’Annunzio, che troverà il suo riposo eterno nel Vittoriale.

Nel frattempo, a partire dal 1938, a causa delle opprimenti leggi razziali, Minerbi è costretto a trasferirsi da Milano a Roma, dove trova rifugio e protezione presso l’Opera Don Orione. Il destino riserva un’amara sorte per il fratello dell’artista, deportato insieme ad altri membri della famiglia, evento che lo colpisce profondamente nel profondo dell’anima.

Durante gli anni Quaranta e Cinquanta, il maestro si dedica principalmente ad opere sacre su commissione. Tra le sue creazioni più celebri spicca la Madonna di Monte Mario, realizzata per la parrocchia del Don Orione, a commemorare la fine della guerra e posta sul Monte nel 1953. Nel medesimo anno, Minerbi fa dono di una serie di sue opere alla città di Ferrara. La sua vita terrena giunge al termine nella città di Padova, nel 1960.

L’ARTE DI ARRIGO MINERBI UNISCE NATURALISMO E SIMBOLISMO IN MODO UNICO.

Dopo le prime esposizioni a Ferrara, dove vince riconoscimenti principalmente per le sue opere in terracotta, Arrigo Minerbi decide di ampliare le sue competenze a Firenze. In questa città, il suo stile artistico, orientato al naturalismo, si arricchisce di ispirazioni provenienti dalla scultura del Rinascimento.

Il suo trasferimento a Genova, invece, lo porta a sviluppare un forte interesse per i temi simbolisti, grazie soprattutto all’influenza di intellettuali come Amos Nattini (1892-1985), un pittore simbolista che era molto vicino a D’Annunzio.

Nel 1907, partecipa alla mostra della Promotrice di Genova, presentando la sua opera intitolata “Il cammino della vita”. Pochi anni dopo, crea il “Ritratto della madre”, una scultura dolorosa che rispecchia fortemente il linguaggio artistico di Adolfo Wildt. Nel 1919, con l’aiuto di Wildt, la scultura viene trasformata in marmo.

È anche l’anno in cui viene allestita la sua personale presso la Galleria Pesaro. In mostra vengono esposte ventuno opere, frutto del suo lavoro negli anni Dieci. Si tratta di sculture di stampo naturalista che riflettono l’influenza della scultura rinascimentale e una profonda connessione con la cultura simbolista.

Tra queste opere, possiamo citare la:

  • Maternità;
  • Virgulto;
  • L’Apostolo-Il martire;
  • La Vittoria;
  • Medusa;
  • Il nuraghe;
  • Autobiografia;
  • L’ascesi.

L’ARTE SEPOLCRALE E I PROGETTI COMMISSIONATI DAL PUBBLICO.

Durante l’anno 1922, gli viene assegnato l’onore di creare un maestoso monumento dedicato ai caduti di Bondeno. Con grande celere, presenta il suo primo schizzo e, successivamente, completa l’intero gruppo scultoreo nel 1925.

D’altro canto, la celebre e magnifica opera intitolata “La Vittoria del Piave”, avviata nel 1915, trova la sua compiutezza agli albori degli anni Venti, per poi essere esposta con orgoglio alla Biennale del 1924.

Nello stesso anno, viene inaugurata la solenne scultura in onore del Medico che sacrificò la propria vita in guerra, presso la prestigiosa Scuola di Sanità militare di Firenze.

Sono questi gli anni in cui l’artista dedica tutta la sua energia alla creazione di alcune opere funerarie che adornano il Cimitero Monumentale di Milano.

Impegnato nella creazione di opere funerarie e sacre, l’artista si lascia avvolgere dalle suggestioni rinascimentali. I corpi appaiono solidi nelle loro forme voluminose, mentre nei raffinati bassorilievi si rispecchia lo spirito di Donatello e Jacopo della Quercia.

Attraverso la maestosa porta bronzea del Duomo di Milano, dedicata all’illustre “Editto di Costantino”, sembra fondere il misticismo dell’era paleocristiana con le gestualità espressive di Brunelleschi e Ghiberti, presenti nelle formelle del Battistero. Quest’opera straordinaria viene infine portata a compimento nel 1948.

 

 

Arrigo Minerbi San Sebastiano
Arrigo Minerbi – San Sebastiano

 

 

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