ANTONIO DONGHI

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LE QUOTAZIONI di Antonio Donghi

La compravendita di opere dell’artista Antonio Donghi avviene sopratutto in Italia. Il valore delle sue opere sono stimate tra 15.000 e i 80.000 euro, anche se alcune sue opere hanno raggiunto prezzi maggiori, ben oltre i 100.000 Euro. Sono particolarmente ricercati i dipinti realizzati nel periodo del realismo magico.
Siamo a disposizione tramite il nostro perito ed esperto d’arte per stimare e valutare gratuitamente le opere di Antonio Donghi. Valutiamo l’acquisto del quadro se risulta di nostro interesse.

N.B. Le precedenti valutazioni sono puramente indicative, e per una stima corretta e gratuita si prega di inviare una foto ai nostri esperti.

 

RIEPILOGO QUOTAZIONI INDICATIVE ANTONIO DONGHI

Tipologia opere Dimensione
Quotazione
Olio su tela grandi dimensioni e capolavori oltre 80.000 Euro
Olio su tela medie 30.000 – 80.000 Euro
Olio su tele piccoli 5.000 – 30.000 Euro
Disegni 800 – 6.000 Euro

 


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BIOGRAFIA DI ANTONIO DONGHI

Antonio Donghi
Antonio Donghi

Antonio Donghi è nato il 16 marzo del 1897 e deceduto il 16 luglio del 1963, da Ersilia De Santis, di Roma, e da Lorenzo, un commerciante di stoffe di Lecco. E’ stato un pittore italiano di scene di vita popolare, paesaggi e nature morte.

Ha studiato pittura all’Instituto di Belle Arti dal 1908 al 1916.

Dopo il servizio militare nella prima guerra mondiale, studiò arte a Firenze e Venezia, affermandosi ben presto come una delle figure di spicco del movimento neoclassico italiano nate negli anni venti. In possesso di una tecnica estremamente raffinata, Antonio Donghi realizzava maggiormete composizioni forti, chiare di matrice populista.

Le sue figure possiedono una gravità e una rigidità arcaiche che ricordano Piero della Francesca. I critici hanno paragonato il suo lavoro a quello di Henri Rousseau e Georges Seurat, le cui scene della vita contemporanea sono analogamente toccate da un sottile umorismo.

Le sue nature morte spesso consistono in un piccolo vaso di fiori, raffigurato con la simmetria disarmante dell’arte ingenua.

All’inizio della sua carriera Antonio Donghi fu aiutato e assistito da amici e collezionisti, come il musicista A. Casella e il critico Ugo Ojetti, che valorizzarono e capirono il valore della sua pittura nonostante il suo carattere schivo e scettico che lo portò a lavorare in solitudine evitando di viaggiare come i suoi colleghi.

Donghi ottenne un grande successo, nel 1927 quando appunto ottenne il primo premio in un’esposizione internazionale al Carnegie Institute di Pittsburgh.

Nel 1929 partecipó alla Il Mostra del movimento, a Milano insieme ad altri artisti attivi a Roma come R. Francalancia, G. Ceracchini, F. Trombadori, e nel 1930 alla Mostra del Novecento organizzata dalla Sarfatti in Argentina. Partecipazioni molto limitate sia nell’impegno che nel numero di opere esposte.

ANNI 30:

Negli anni ’30 si dedica intensamente alla pittura di paesaggio in piccole dimensioni, viaggiando nelle regioni del Centro Italia.
Questi sono per Antonio Donghi anni lavorativi intensi ma di successo: alla Biennale del 1930 il dipinto “Donna alla finestra” è acquistato dalla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti.

Espone anche a Buenos Aires nella Mostra del Novecento Italiano. Espone ancora negli Stati Uniti, a Pittsburgh: il successo all’estero è notevole e destinato a continuare nel tempo. Nel 1931 è alla prima Quadriennale romana con opere acquistate da collezioni pubbliche.

Alla Biennale di Venezia del 1932 2 delle 8 opere esposte sono acquistate da Collezioni pubbliche: la “Donna al caffè” dal Museo di Ca’ Pesaro, la “Giovanetta” dal museo Civico di Genova.

Nel 1932 Sabatello ospitò nella sua galleria da poco inaugurata a Roma molte opere del Donghi, circa 40, tra cui grandi quadri di figura,  realizzate per le esposizioni pubbliche, sia le piccole nature morte e i paesaggi destinati al mercato popolare. Nello stesso anno partecipò alla terza “Mostra del Sindacato fascista” belle arti del Lazio e l’anno dopo alla “Primavera fiorentina“.

Nel 1936 ottennte l’incarico di figura disegnata presso l’Accademia di belle arti di Roma. Questo fu un crocevia tra l’insegnamento e la pittura portando avanti maggiormente il tema del paesaggio italiano, studiato dal vero in frequenti viaggi.

ANNI 40:

Verso il 1940, la notorietà del Donghi calò visibilmente perchè legata troppo alla corrente principale del modernismo, sebbene continuò a esibirsi regolarmente. Negli ultimi anni si è concentrò principalmente sui paesaggi, dipinti in uno stile che enfatizzava i motivi lineari.

Il Donghi fu una delle figure più importanti del “Realismo Magico” come Felice Casorati e Cagnaccio di San Pietro in Italia, amava artisti di strada, artisti circensi, giocolieri, ballerini, musicisti e cantanti folk come del resto è possibile vederli riprodotti in alcuni dei suoi dipinti.

C’è poesia negli uomini e nelle donne che interpreta, che risuona nei testi di Goethe, in cui acrobati e poeti sono strettamente imparentati e felici di cercarsi e ritrovarsi.

Immortalati in un unico gesto, i sudditi di Donghi osservano il loro immutabile destino con rassegnazione, anche se la “vibrazione” nei loro cuori non smette mai di desiderare un altro soffio di libertà. La maggior parte delle sue opere sono presenti in collezioni italiane, in particolare il Museo di Roma.

Morì a Roma nel 1963.

 

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