ADOLFO TOMMASI

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LE QUOTAZIONI di ADOLFO TOMMASI

Le valutazioni degli opere di Adolfo Tomasi spaziano da 2.000 euro per creazioni artistiche di alta qualità e impressioni di pregevole fattura, fino a 32.000 euro per gli oli di notevoli dimensioni e opere di grande impegno. Al contrario, i capolavori caratterizzati da molteplici figure che ritraggono la vibrante vita fiorentina, le suggestive Cinque Terre o l’incantevole campagna toscana possono addirittura superare tale cifra.

Le tele realizzate ad olio o i pastelli che rappresentano maestosi paesaggi, la vita agreste o borghese, le straordinarie composizioni e le raffigurazioni di figure umane, destano grande interesse tra i collezionisti appassionati del movimento post macchiaiolo, nonché nel vivace mercato artistico di Firenze, della Toscana e delle affascinanti Cinque Terre.

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Ci riserviamo di valutare l’acquisto del quadro se risulta di nostro interesse.

N.B. Le precedenti valutazioni sono puramente indicative, e per una stima corretta e gratuita si prega di inviare una foto ai nostri esperti.

 

RIEPILOGO QUOTAZIONI INDICATIVE ADOLFO TOMMASI

Tipologia opere Dimensione Quotazione
Olio su tela grandi 2.000 – 32.000 Euro
Olio su tela – vita fiorentiona grandi maggiori di 32.000 Euro

 


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BIOGRAFIA DI ADOLFO TOMMASI

Adolfo Tommasi Maria Maddalena 1893
Adolfo Tommasi Maria Maddalena 1893

Adolfo Tommasi (Livorno, 1851 – Firenze, 1923), proveniente da un contesto agiato, viene inizialmente avviato agli studi commerciali dalla sua famiglia. Tuttavia, ben presto abbandona questa strada per immergersi nel mondo della pittura.

Decide di iscriversi all’Accademia di Firenze, dove diventa allievo di Carlo Markò figlio, il quale lo introduce all’osservazione accurata dei paesaggi toscani nella loro autenticità.

La vera trasformazione nella carriera dell’artista avviene quando entra in contatto con Silvestro Lega. Verso la fine degli anni Settanta, Tommasi, ormai un pittore maturo nella corrente dei macchiaioli, frequenta regolarmente la casa dei Tommasi a Bellariva. La figura del maestro è essenziale nel guidare Tommasi verso i classici temi macchiaioli.

A partire dal 1876, Tommasi inizia a esporre presso la Promotrice fiorentina, diventando interprete di una pittura originale che suscita ammirazione, ma anche qualche critica. In questa prima fase, le opere dell’artista mantengono ancora una connessione salda con la concezione macchiaiola del colore, seppur arricchite da sottili passaggi di luce e ombra.

Successivamente, verso la fine degli anni Ottanta, il suo stile si apre alle influenze impressioniste, catturando le variazioni atmosferiche e cromatiche tipiche della corrente artistica francese.

Durante gli anni Novanta, sviluppa una forte amicizia con Giovanni Pascoli, collaborando con lui per illustrare l’opera Myricae nel 1894.

Le esposizioni:

Esibisce diligentemente non solo nelle città di Firenze, Milano, Genova, Torino, Bologna e Roma, ma con grande successo, soprattutto attraverso i suoi acquarelli. Le opere degli anni Novanta riflettono profondamente il simbolismo del suo amico Pascoli, immerso in atmosfere böckliniane.

Nel 1897, viene designato insegnante di disegno presso l’Accademia Navale di Livorno e inizia a risiedere nell’incantevole dimora dell’Ambrogiana, la sua villa nei pressi di Livorno. In questo luogo, è solito ospitare numerosi artisti, letterati e eminenti personaggi della cultura toscana della fine dell’Ottocento.

Dal 1895 al 1899, partecipa attivamente alle Biennali, per poi riprendere nel 1907, quando improvvisamente inizia a soffrire di frequenti crisi nervose. Interrompe la sua attività pittorica fino al 1912, anno in cui fa ritorno con una serie di paesaggi brillantissimi realizzati attraverso un’unione speciale di olio e pastello.

Le sue mete preferite per le sue incursioni sul campo sono la campagna livornese e lucchese, la Versilia e la Riviera ligure, ma anche le maestose Alpi Apuane. Continua a dipingere con ardore fino al 1925, quando è nuovamente colpito dalla sua malattia nervosa che lo costringe a rinunciare definitivamente all’arte della pittura. Il suo ultimo respiro avviene a Firenze nel 1933.

Il periodo Macchiaiolo:

Profondamente immerso nella cultura macchiaiola, Adolfo Tommasi emerge come un interprete straordinario, fin dai primi momenti, di una serie di paesaggi autentici e stabili. Attraverso la sua stretta connessione con Lega, Giovanni Fattori e Telemaco Signorini, Tommasi abbraccia il linguaggio luminoso che caratterizza gli ultimi anni dei suoi contemporanei, caratterizzato da soggiorni incantevoli a Castiglioncello, Bellariva e del Gabbro. Egli medita su quel linguaggio, creando passaggi tonali personali che si riflettono anche nella sua originale selezione di inusuali prospettive.

Un esempio lampante di tale originalità è rappresentato da Dopo la brina, opera esposta a Firenze durante la mostra organizzata dalla Società Donatello nel 1880. In essa, le foglie dei cavoli, raffigurate dall’alto, sono presentate in tutta la loro semplice essenza, evocando la sensazione di una fredda mattina invernale. Negli anni successivi, Tommasi continua a presentare una serie di paesaggi che si distinguono per una simile impronta. Nel 1882, a Firenze, espone Una via di Cutigliano, Caccia ai germani e Vagliatura del grano in montagna.

Alla prestigiosa Esposizione Nazionale di Belle Arti di Roma del 1883, Tommasi presenta, tra le altre opere, Passa il treno, che prefigura la tematica dell’incessante modernità che sarà poi espressa nel suo Fischio del vapore, presentato a Torino l’anno successivo. Altri paesaggi che testimoniano ancora l’influenza della corrente macchiaiola sono Antignano presso Livorno, Ultimi raggi, Dopo un giorno di libeccio e Quiete, presentati a Firenze nel 1885.

Il periodo Impressionista:

Verso la conclusione degli anni Ottanta, Adolfo Tommasi intraprende l’arricchimento dei suoi sinceri paesaggi con una serie di elementi che trae dall’Impressionismo. La tavolozza si illumina, la tendenza cromatica si distacca dalla macchia, e l’attenzione alla luce e alla resa dell’atmosfera diventa essenziale.

È proprio in questo periodo che si dedica frequentemente alla sperimentazione dell’acquarello, dando vita a una sequenza di paesaggi e marine che ricevono un ampio apprezzamento. L’opera Effetto di neve ad acquarello viene onorata con la medaglia d’oro all’Esposizione Internazionale di Milano del 1893.

Negli anni Novanta, l’utilizzo di questa tecnica si accompagna ad una generale adesione all’atmosfera simbolista. Questo si evidenzia principalmente attraverso il dipinto Villa Belvedere a Crespina del 1897, ma anche con Tramonto invernale del 1898 e Sole autunnale del 1899.

Nuove sperimentazioni:

Nel corso dell’inizio del Novecento, Adolfo Tommasi sperimenta le prime manifestazioni di squilibrio mentale, ma allo stesso tempo abbraccia una serie di nuovi approcci artistici. Inizia a utilizzare una tecnica combinata di olio e pastello, conferendo alle sue opere marine degli ultimi anni un vigore e una vitalità sorprendenti e inaspettate.

Raggi di sole sfavillanti, Il misterioso rifugio delle fate, L’incanto campestre a Vecchiano, L’antico mulino, L’evanescenza delle nuvole sono tutti paesaggi che sfruttano questa geniale invenzione.

Nel 1906, quando queste opere vengono esposte a Milano, riscuotono un immenso successo. Bagliori di luce abbaglianti penetrano tra le sfumature oscure, mentre una serie di tramonti e notturni sontuosi e vivaci sono realizzati. Le località che prendono vita in queste opere sono principalmente la Piana di Lucca, Livorno e la meravigliosa Liguria, che Tommasi amava profondamente.

 

Adolfo Tommasi portatrice d'acqua
Portatrice d’acqua

 

 

Adolfo Tommasi Visita all'acquedotto o Turisti nella campagna romana
Visita all’acquedotto o Turisti nella campagna romana

 

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