UMBERTO PRENCIPE

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BIOGRAFIA DI UMBERTO PRENCIPE

Umberto Prencipe
Umberto Prencipe

Umberto Prencipe, nato a Napoli nel 1879 e scomparso a Roma nel 1962, ha vissuto un’infanzia itinerante, spostandosi frequentemente tra diverse città, poiché suo padre Gaetano, dirigente penitenziario, era soggetto a trasferimenti continui. Le tappe di questo nomadismo includono Capraia, Campobasso, Volterra, Roma, e Lucca, con la particolarità di abitare negli istituti penali, un elemento che ha contribuito a plasmare la sua personalità in un giovane riflessivo e introspettivo.

Nel 1895, Umberto Prencipe stabilisce definitivamente la sua residenza a Roma con la famiglia. Qui, decide di seguire la sua inclinazione artistica dedicandosi allo studio della pittura, iscrivendosi all’Accademia di Belle Arti di Roma, dove ha come maestri Dario Querci e Giuseppe Cellini.

Il Richiamo del Paesaggio

Negli anni formativi, Prencipe sviluppa un crescente interesse per il paesaggio, una passione che sembra rispecchiare in modo singolare la sua natura introspettiva. Durante gli ultimi anni dell’Ottocento, frequenta lo studio del pittore russo Claudio Stepanoff, il cui contributo risulta fondamentale per la sua crescita artistica.

All’inizio del Novecento, Prencipe inaugura uno studio inizialmente situato in via Cassia, successivamente trasferito nel 1903 nella celebre via Margutta, nelle vicinanze di villa Borghese. Questa location diventa il contesto del suo debutto espositivo nel 1904 alla mostra degli Amatori e Cultori di Belle Arti.

Viaggio in Umbria e Ispirazioni Profonde

Durante questo periodo, l’artista compie un viaggio in Umbria insieme a Stepanoff, sostando ad Orvieto e Narni, esperienze che lasceranno un’impronta indelebile nel suo cuore e influenzeranno la creazione di diversi paesaggi caratterizzati da un lirismo e simbolismo profondi, in sintonia con i suoi stati d’animo.

L’interesse suscitato da Prencipe cresce notevolmente tra i collezionisti, le gallerie e gli artisti romani, inclusi Giacomo Balla e Umberto Boccioni. Nel 1905, affascinato dal paesaggio umbro, ritorna ad Orvieto, dove trascorre un periodo prolungato meditando sulla realizzazione di paesaggi intrisi di simbolismo intenso e poetico, esposti con successo nel 1907 alla mostra degli Amatori e Cultori.

Espressione Artistica e Trionfo Internazionale

Il suo stile pittorico si distingue per un paesaggio ricco di riferimenti personali, prevalentemente melanconico, caratterizzato da tonalità crepuscolari e notturne, spesso accompagnate da vapori e nebbie suggestive. Nel corso degli anni Dieci, si specializza anche nell’utilizzo dell’acquaforte, affiancandola alla sua produzione pittorica.

Nel 1912, Prencipe partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia, seguita da mostre nel 1913 e nel 1914 alla Secessione romana. Grazie ai suoi paesaggi-carattere, conquista la critica artistica ottenendo numerosi premi e riconoscimenti anche a livello internazionale, come evidenziato in un articolo monografico scritto da Federico Hermanin su una rivista d’arte tedesca.

L’inizio a Lucca

Nel 1913, il pittore decide di stabilirsi a Lucca per assumere la cattedra di Incisione presso l’Istituto d’arte locale. Questa lunga permanenza in Toscana rappresenta per Umberto Prencipe una fase cruciale: esplora frequentemente la Versilia e le Alpi Apuane e, soprattutto, entra in contatto con gli artisti post-macchiaioli, tra cui Moses Levy, il quale lo introduce a un tocco pittorico di ispirazione cézanniana.

Da questo momento in poi, il panorama artistico di Prencipe si apre e diventa più costruttivo, abbandonando l’atmosfera crepuscolare per orientarsi verso una serenità prima inesplorata. Dopo il periodo di insegnamento, ritorna a Orvieto per cinque anni, coincidendo con l’era del ritorno all’ordine.

Il nuovo formalismo a Orvieto

Il nuovo formalismo, chiaro e solenne, permea anche i suoi paesaggi silenziosi, ormai delineati da una pennellata costruttiva che, tuttavia, si mescola spesso a visioni luminose, ispirate dalla sua recente affinità con la pittura di Giacinto Gigante, scoperta durante i suoi soggiorni a Napoli.

Nel 1932, ottiene la cattedra di incisione all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove rimane fino al 1936, quando riesce a farsi trasferire all’Accademia di Roma, dove insegna fino al 1949. Nel 1937, viene nominato Accademico di San Luca e, due anni dopo, virtuoso del Pantheon.

Gli anni a Roma e il silenzio artistico

Nei decenni successivi, ormai distante dal dibattito artistico del suo tempo, Umberto Prencipe continua a creare paesaggi contemplativi, ora dedicati esclusivamente a Roma e ai suoi angoli crepuscolari e silenziosi, arricchiti da un tonalismo poetico e sobrio, che si manifesta nelle sue ultime mostre personali. L’artista si spegne a Roma nel 1962, all’età di ottantatré anni.

Il debutto di Umberto Prencipe avviene alla mostra degli Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma del 1904, presentando il paesaggio Ore solenni, ispirato al Parco dei Daini in Villa Borghese. L’anno successivo, dopo il soggiorno in Umbria, presenta Clausura, un paesaggio pensato a Narni che già rivela connessioni evidenti con il simbolismo.

Dal simbolismo alla Secessione Romana

La sua pittura, altamente evocativa, trova le sue radici nel naturalismo ma si concede a un lirismo ricco di riferimenti agli stati d’animo dell’artista, come dimostra il trittico Empirismo presentato alla Mostra di Milano per il Traforo del Sempione del 1906.

Malinconia, esposta all’Esposizione di Firenze del 1907, esprime appieno il carattere silenzioso e solitario della pittura di Umberto Prencipe. La forte connessione con la cittadina di Orvieto, dove il pittore trascorre lunghi periodi, si evidenzia alla Biennale del 1912, dove espone Orvieto e Nella pace orvietana, due acqueforti rappresentative della sua produzione.

Gli anni Venti e Trenta: Un cambio di tono

Parallelamente alla nascita delle istanze di ritorno all’ordine, Umberto Prencipe sviluppa un paesaggio costruito attraverso una pennellata più costruttiva, sicuramente influenzata dal soggiorno lucchese e dal contatto con gli artisti espressionisti.

Alla Fiorentina Primaverile del 1922 espone nove opere, tra dipinti e stampe: Mattino romano, Primavera orvietana, La Versilia, Mercato di notte, Tristezza maremmana, Piazza Napoleone, Paesaggio etrusco, Vespro orvietano e Borgo toscano.

Una natura silenziosa e luminosa

La sua natura silenziosa, ma forse ora più serena e luminosa, continua ad essere la sua cifra distintiva, come dimostrano i paesaggi presentati alla Biennale del 1924, Campagna lucchese e Una via ad Orvieto. Nel 1927, tiene una mostra personale presso la Galleria Pesaro di Milano, in cui presenta cinquantuno opere, tra cui Quiete, L’ora del vespro, Vecchie case orvietane e Inverno in Versilia.

A partire dagli anni Trenta, un tenue tonalismo, forse derivato dai contatti con la Scuola Romana e arricchito dalla luminosità del suo soggiorno partenopeo, caratterizza dipinti come Napoli, Piazza mercato e Ove abitò Leopardi, così come numerose opere degli anni Quaranta e Cinquanta che ritraggono angoli di Villa Lancellotti.

 

Umberto Prencipe incisione Duomo di Orvieto
Umberto Prencipe incisione Duomo di Orvieto

 

Umberto Prencipe - Mercato di notte
Umberto Prencipe – Mercato di notte

 

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