RAFFAELLO SORBI

VALUTAZIONE gratuita dei dipinti di Raffaello Sorbi

Vuoi ricevere una quotazione gratuita e senza impegno, in 24 ore, delle opere di Raffaello Sorbi? Inviaci delle foto tramite il form quì sotto del quadro fronte e retro, della firma e le sue dimensioni.

ACQUISTIAMO e Vendiamo quadri di Raffaello Sorbi

Siamo interessati all’acquisto di quadri di Raffaello Sorbi. Mandaci delle foto nitide del quadro, le sue dimensioni e la firma. Garantiamo la massima riservatezza e privacy.

LE QUOTAZIONI di Raffaello Sorbi

Le quotazioni del pittore Raffaello Sorbi variano in media da 1.900 euro per dipinti o tavolette di piccolo formato, fino a 36.000 euro e oltre per dipinti più grandi e finiti.

I suoi quadri presentano scene e soggetti della vita di Roma imperiale, episodi storici e ambienti medievali e rinascimentali di Firenze, nonché la vita contadina toscana con un’accuratezza veristica.

Siamo a disposizione tramite il nostro perito ed esperto d’arte per stimare e valutare gratuitamente le opere di Raffaello Sorbi.

Per ricevere la stima o quotazione bisogna inviare una foto del dipinto, specificando le misure al netto della cornice, utilizzando il form presente in ogni pagina del sito web, oppure tramite mail o con whatsapp al numero: 3482858142.

Riceverete una risposta il prima possibile, in linea con il valore di mercato attuale secondo le nostre accurate considerazioni.
Ci riserviamo di valutare l’acquisto del quadro se risulta di nostro interesse.

N.B. Le precedenti valutazioni sono puramente indicative, e per una stima corretta e gratuita si prega di inviare una foto ai nostri esperti.

RIEPILOGO QUOTAZIONI INDICATIVE RAFFAELLO SORBI

Tipologia opere Dimensione Quotazione
Olio su tela – dipinti o tavoletti piccole 1.900 Euro in media
Olio su tela – dipinti o tavoletti medie fino a 36.000 Euro

 


TelefonoCONTATTACI SENZA IMPEGNO PER UNA QUOTAZIONE GRATUITA:

TEL: 06 8412822
WHATSAPP: 348 2858142
E-MAIL: info@compro-antiquariato.it


BIOGRAFIA DI RAFFAELLO SORBI

Nacque nella splendida città di Firenze Raffaello Sorbi, il ventiquattro febbraio dell’anno 1844, da genitori di nome Andrea ed Erminia Aglietti.

Fin dalla più tenera età, mostrò un talento innato che fu prontamente coltivato dal padre, un abile imitatore artistico. Nel 1858, si iscrisse all’illustre Accademia di Belle Arti, frequentando i corsi di disegno tenuti da Antonio Ciseri, di cui divenne uno dei favoriti tra gli allievi.

Nel 1861, decise di partecipare all’Esposizione Nazionale di Firenze presentando il suo capolavoro intitolato “Il trapasso di Corso Donati”, e fu insignito del primo premio nella competizione triennale. In quella stessa mostra, che celebrava le conoscenze e le arti d’Italia, figuravano gli artisti di riferimento per il giovane Sorbi, a eccezione di Ciseri: da Domenico Morelli a Stefano Ussi, passando per Vincenzo Cabianca e i macchiaioli.

L’AMBIENTAZIONE STORICA:

La pittura di ambientazione storica si prospettava come il linguaggio della giovane nazione emergente: tra i quadri più acclamati, “Gli iconoclasti” di Morelli e “La cacciata del duca d’Atene” di Ussi richiamavano eventi storici precisi con riferimenti alla situazione politica contemporanea, rappresentando in modo efficace passioni e ambientazioni; da un’altra prospettiva, la pittura sintetica dei macchiaioli di Cabianca univa nella sua opera “I novellieri toscani del XIV secolo” la ricostruzione storica a una resa veritiera di luce, colori, forme e sentimenti.

Ciseri, nel frattempo, stava lavorando al suo capolavoro “Il Martirio dei Maccabei” per la Chiesa di Santa Felicita a Firenze, e anch’egli coniugava rigore filologico e ricerca della verità nelle passioni rappresentate. Sorbi trasse ispirazione dalla solenne impostazione di Ciseri, soprattutto nei suoi primi lavori, a cominciare proprio da “Il trapasso di Corso Donati”, in cui la teatralità della composizione era vivificata da un convincente gioco di luci e da una tecnica bozzettistica che delineava le forme senza entrarne nei dettagli, a esempio come faceva Cabianca; l’orgoglio di alcuni personaggi derivava invece dai tipi umani ritratti da Morelli e Ussi.

SORBI E LE PRIME ESPOSIZIONI:

Nel 1863, durante un incontro nel cortile del convento di S. Marco, Fra’ Girolamo Savonarola intratteneva alcuni suoi amici con un’appassionante esposizione delle sacre scritture. Sorbi, un giovane promettente, aveva originariamente vinto una borsa di studio a Roma, ma decise di rinunciarvi “per adempiere a certi incarichi ricevuti”, come riportò Telemaco Signorini, un estimatore del suo talento, che tuttavia non lesinò critiche per tale rinuncia. Nonostante ciò, Sorbi non abbandonò mai la sua città natale.

Tra il 1866 e il 1869, troviamo Sorbi al servizio di Vittorio Emanuele II, in una fervente attività presso Corso Donati, dove si scatenò il rapimento di Piccarda, sua sorella, dal convento di S. Chiara. Si percepisce l’influenza del maestro Ciseri: la composizione riempie l’intera tela; il disegno è morbido e serio; i colori sono forti; nell’idea non si ravvisa né l’originalità della storia né il sapore dell’innovazione: eppure in quest’opera risplendono le prime fiamme del talento giovanile, che riscaldano la freddezza pomposa dello stile e l’abilità, meravigliosa per uno studente, ma superficiale nell’esecuzione. In effetti, la luce intensa e i contrasti chiaroscurali, sebbene poco studiati dal vero, rivelano gli sforzi di un ingegno che lotta all’interno delle rigide strutture accademiche, cercando una via d’uscita verso cieli aperti.

LA CRITICA E I GIUDIZI:

Sorbi fece il suo debutto in mezzo a movimenti e giudizi contrastanti, affrontato sia con attacchi che con lodi da parte del pubblico e della critica, senza prendere una netta posizione né tra gli innovatori né tra gli accademici, sperimentando e mescolando diversi stili linguistici. Questa situazione rese estremamente complessa la valutazione della sua figura. La produzione interessante di Sorbi si colloca tra il 1861 e il 1866, diventando poi una reclusione volontaria nell’arte, stigmatizzata dai contemporanei. I contemporanei di Sorbi erano Signorini e Camillo Boito, che espressero in realtà un giudizio articolato sulla sua attività.

Un esempio simile di questo stile artistico si può trovare in “Scena storica”, in cui il tema, sebbene non identificato con certezza, viene affrontato con un gusto per l’attualizzazione dell’antico, sotto l’incidenza di una luce naturale e nel rispetto della verità dei costumi e degli ambienti, seguendo l’esempio della pittura storica di Paul Delaroche, apprezzata dagli artisti dell’epoca nella collezione dei principi Demidoff di San Donato.

Spesso il tema trecentesco rappresentava la figura di Dante, che Sorbi ritrasse in numerose occasioni. Un nuovo sviluppo dell’iconografia dantesca di carattere patriottico stava emergendo, ma nelle opere di Sorbi non emergono aspetti politici, bensì indagini su un vero mondo immaginato e applicato a un’epoca diversa: la ricerca della vita quotidiana in spazi e con personaggi diversi, con uno spirito evocativo, estetizzante e letterario, che portava a rappresentare l’Incontro di Dante e Beatrice o Dante sulla riva dell’Arno, piuttosto che, ad esempio, Dante in esilio.

IL PERIODO MACCHIAIOLO:

Sui temi classici, gli audaci pennelli dei rivoluzionari macchiaioli trovavano spazio per esprimersi, e tra il 1866 e il 1869, Sorbi frequentava il vivace ambiente del Caffè Michelangelo. Sorbi iniziò, intorno al 1865, a dipingere quei “minuti quadri” che Anna Franchi descrisse come espressione di un “sentimento squisito”, caratterizzati da una raffinatezza nel disegno e da una sobrietà tonale.

Queste opere erano così piccole da richiedere l’uso di una lente d’ingrandimento per poterle dipingere, ma nonostante le loro dimensioni ridotte, riuscivano a catturare con efficacia l’essenza dell’immagine osservata dal vero, senza rinunciare a un equilibrio compositivo che richiamava gli studi dei maestri del Quattrocento, in linea con l’approccio dei macchiaioli. Un esempio eloquente di questo stile è Casa colonica, in cui la precisione geometrica delle architetture si fonde con la luce che le avvolge: un riferimento evidente a opere come Tetti al sole di Raffaello Sernesi.

Sorbi si distinse anche come abile ritrattista, alla stregua di Ciseri: nei suoi ritratti degli scultori Emilio Zocchi e Oronzo Lelli, la resa accurata dei tratti fisici si unisce a una caratterizzazione intensa dei personaggi, rappresentati su uno sfondo neutro e da un punto di vista ravvicinato che esalta la loro espressività. Nel 1869, Sorbi ebbe l’onore di ricevere la visita di Giovanni Dupré, che gli commissionò il dipinto Fidia che scolpisce la statua di Minerva, opera eseguita con piena soddisfazione del committente.

I SOGGETTI DI GENERE:

Durante il periodo che si estendeva dagli anni Sessanta ai Settanta, nel campo della pittura in costume, Sorbi introdusse una nuova prospettiva: sostituì i temi letterari con soggetti di genere. L’obiettivo di indagare la realtà veniva applicato a scene di vita quotidiana immerse in un contesto storico antico. Fu proprio questa corrente artistica a garantirgli, nel 1872, un contratto con il mercante francese Adolphe Goupil. In cambio dell’esclusiva, Goupil gli assicurava un fisso mensile di 1000 franchi.

Questo avvenne in modo simile a quanto accadde a Giovanni Boldini a partire dal 1873, entrambi ispirati da Ernest Meissonier e Mariano Fortuny. Soggetti romani, pompeiani, medievali, rinascimentali e settecenteschi venivano illuminati da una luce nitida, inseriti in spazi ben studiati e rappresentati con pennellate più sintetiche rispetto a quelle preziose di Boldini. Da questo movimento artistico nacque una vasta produzione, in cui comparivano personaggi e temi ricorrenti. Tutto veniva immortalato su piccole tavolette con uno stile rapido e spontaneo, una tecnica macchiata e luminosi effetti di luce. Oppure su dimensioni maggiori e con una resa più completa, come nel caso di Idillio romano, che richiama lo stile di Lawrence Alma Tadema, o Mangime ai piccioni o Une rue de Pompei. Allo stesso modo, affrontava anche soggetti della vita contemporanea, come Una via di Firenze, una scena in stile Boldini ma non più parigina bensì fiorentina, caratterizzata da un’osservazione attenta, misura e grazia.

LE RELAZIONI CON I MERCANTI D’ARTE:

Sorbi intrattenne relazioni anche con altri mercanti d’arte, come la Galerie Heinemann a Monaco, Arthur Tooth & Sons a Londra e la Galerie Eduard Schulte a Berlino: la sua disinvoltura nel mondo del commercio era probabilmente sostenuta da una familiarità acquisita grazie all’attività di copista svolta dal padre. La dolcezza intima e familiare di una scena medievale come “Una terrazza sull’Arno”, ambientata probabilmente nei pressi di Piagentina, appena fuori da Firenze, testimonia ancora una volta la vicinanza di Sorbi alle ricerche dei macchiaioli: infatti, Piagentina aveva ospitato i macchiaioli nel corso degli anni settanta, proprio mentre essi cercavano la verità su temi di quotidianità familiare nelle residenze borghesi di campagna.

Eccetto per la leggera e giocosa malizia delle ragazze distratte dagli stornellatori, il dipinto richiama un’opera dalla costruzione riflessiva come “Primizie” di Odoardo Borrani. La stessa prospettiva sulla città e sul fiume si trova in un’opera che sembra appagare il gusto dei preraffaelliti con inclinazioni anglofile, “Girotondo”. Tra il 1875 e il 1885, Sorbi si dedicò ancora allo studio del vero su piccole tavole, come “Paesaggio,” “Veduta di un bosco,” “Veduta di un bosco con uomo che cavalca” e “Portico di casa colonica”. In quest’ultima opera, lo spazio si crea attraverso una “sapiente struttura di linee oblique e parallele”, enfatizzate da potenti effetti di luce e animate dall’interesse per la quotidianità del lavoro agricolo, come avveniva nella pittura di Sernesi.

IL PERIODO FINE OTTOCENTO:

Nel lontano 1892, l’eminente artista Sorbi ricevette l’onorevole nomina di professore associato presso l’Accademia di belle arti di Firenze, suscitando il plauso di Giovanni Fattori. In quel periodo, egli presentò le sue piccole e affascinanti opere dal vivo alle esposizioni, nonostante le riserve espresse da alcuni critici. Fu proprio in quegli anni che le sue creazioni trovarono un degno posto nella collezione di Renato Fucini, frutto di un’amicizia stretta con i maestri macchiaioli. Con loro, lo scrittore condivise un profondo amore per la terra toscana e la straordinaria capacità di catturarne l’essenza in rapidi schizzi.

Sorbi divenne un assiduo partecipante alle esposizioni fiorentine, membro attivo dell’Associazione degli artisti italiani a Firenze. Nel 1921, alla mostra primaverile della Fiorentina, espose opere come “La festa di Bacco” e “Dal liquorista”. Nel 1927, si presentò con grandezza all’ottantesima Esposizione Nazionale, portando con sé le affascinanti opere “Sulla Moscia”, “L’aratore” e “Il cacciatore”. Il suo talento si spense per sempre a Firenze il 19 dicembre 1931, lasciando un vuoto irreparabile nel mondo dell’arte.

Il figlio, Giulio, ereditò il talento artistico del padre e si dedicò alla pittura, rievocando lo stile del genitore nei suoi dipinti raffiguranti scene campestri. Giulio assunse il nobile compito di custode e garante dell’autenticità delle opere paterne, preservando così il loro valore intrinseco.

 

Raffaello Sorbi Egitto 1904
Egitto 1904

 

Raffaello Sorbi Cacciatore lungo le rive dell'Arno a Firenze
Cacciatore lungo le rive dell’Arno a Firenze

 

Siete interessati alla VENDITA o all’ACQUISTO delle opere di Raffaello Sorbi?

Se siete interessati a ricevere una stima gratuita o valutazione della vostra opera, oppure volete semplicemente conoscere i prezzi di mercato, contattateci e vi risponderemo rapidamente.

La nostra galleria d’arte è interessata all’acquisto e alla vendita di quadri e dipinti di Raffaello Sorbi. Valutazioni, prezzi, valore, quotazioni, stime, acquisti e vendite delle opere realizzate dall’artista.

 

    INVIACI LE FOTO DELLA TUA OPERA RISPOSTE IN 24H GRATUITE






    Torna in alto