POMPEO MARIANI

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LE QUOTAZIONI di Pompeo Mariani

Le quotazioni delle sue numerose opere variano dai 600 euro ai 1.200 euro per i bozzetti e gli oli minori, dai 1.200 euro a 1.700 euro per gli acquerelli e pastelli, fino a 5.500 euro per le tecniche miste. I capolavori raggiungono un valore medio compreso tra 12.000 euro e 22.000 euro.

Il mercato di interesse per queste opere si concentra principalmente nelle regioni della Lombardia e della Liguria.

Siamo a disposizione tramite il nostro perito ed esperto d’arte per stimare e valutare gratuitamente le opere di Pompeo Mariani.

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Ci riserviamo di valutare l’acquisto del quadro se risulta di nostro interesse.

N.B. Le precedenti valutazioni sono puramente indicative, e per una stima corretta e gratuita si prega di inviare una foto ai nostri esperti.

RIEPILOGO QUOTAZIONI INDICATIVE POMPEO MARIANI

Tipologia opere Dimensione Quotazione
Bozzetti e oli minori medie 1.200 – 1.700 Euro
Olio su tela medie 600 – 1.200 Euro
Acquarelli e pastelli – tecniche miste medie fino a 5.500 Euro
Olio su tela – capolavori medie 12.000 – 22.000 Euro

 


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Pompeo Mariani
Pompeo Mariani

BIOGRAFIA POMPEO MARIANI

Il 9 settembre del 1857, vide la luce a Monza Pompeo Mariani, un talento eccezionale proveniente da una famiglia d’arte. Martino, figlio di Martino e Giulia Bianchi, i quali appartenevano a una stirpe di pittori illustri. Dopo aver completato il ginnasio, il giovane Martino fu indirizzato dal padre verso una carriera bancaria presso la rinomata banca Cavagliani e Oneto di Milano.

Nella vivace città lombarda, fu introdotto negli ambienti culturali e artistici da A. Noseda, frequentando circoli che erano affollati da luminari come A. Boito, G. Braga, L. Gualdo e i talentuosi pittori del movimento tardoscapigliato come Luigi Conconi e Vespasiano Bignami.

In compagnia di questi illustri personaggi, divenne un assiduo frequentatore del prestigioso caffè Cova, oltre ad apprezzare gli spettacoli offerti dai teatri Dal Verme e alla Scala, alimentando così la sua passione per la musica. Durante il suo soggiorno a Milano, grazie all’amico Noseda, Martino sviluppò un gusto per gli oggetti raffinati. Dotato di spirito arguto e abile caricaturista, si divertiva a ritrarre con ironia diversi personaggi, inclusi musicisti e cantanti lirici. Tuttavia, nel 1878, la sua rappresentazione grottesca del suo direttore gli costò il posto di lavoro in banca e lo costrinse a fare ritorno a Monza.

IL RITORNO A MILANO:

Tornato a Milano nell’arco dello stesso anno, fu presentato da Dell’Orto al rinomato pittore Eleuterio Pagliano, dal quale decise di ricevere lezioni senza informare momentaneamente la sua famiglia, per testare le sue effettive capacità artistiche.

Pagliano, amico di Domenico Morelli, fornì a Martino una solida base accademica, insegnandogli l’anatomia e le varie tecniche artistiche, spaziando dall’olio all’acquerello, dalla tempera all’acquaforte. Inoltre, lo spronò a potenziare la sua memoria visiva, facendogli ridipingere in studio soggetti precedentemente elaborati en plein air. Grazie a Giuseppe De Nittis, che aveva notato le opere di Martino durante una visita allo studio di Pagliano, lo zio Mosè venne a conoscenza del suo straordinario talento e si adoperò presso i suoi genitori affinché fosse libero di intraprendere la carriera artistica. Mosè si prese anche cura del suo sviluppo artistico, organizzando sessioni di pittura nel parco e nelle pittoresche zone circostanti Monza.

LA SPEDIZIONE DEL GOTTARDO E IL VIAGGIO IN EGITTO:

Nel lontano anno 1878, Pompeo Mariani intraprese un’avventurosa spedizione sulle imponenti montagne del Gottardo, accompagnato dal compagno Dell’Orto. Con grande maestria, egli decise di immortalare le sue intense emozioni in due splendidi album. Durante quel periodo, il suo interesse si concentrò principalmente su paesaggi campestri e ritratti. Un esempio di ciò è rappresentato dalla piccola maestosa tavola del 1879, che raffigura il ritratto materno . L’anno successivo, insieme a Dell’Orto e S. Fornara, intraprese un viaggio che li portò fino all’Egitto.

Già sin dalla partenza dal porto di Brindisi, Pompeo Mariani si dedicò all’immortalare con la sua abile mano una serie di immagini straordinarie. Purtroppo, nell’aprile del 1881, a causa di un imprevisto incidente, il nostro audace artista fu costretto a fare ritorno a Milano. Tuttavia, non tornò a mani vuote, ma portò con sé una notevole quantità di schizzi che ritraevano scene di vita araba e luoghi incantevoli del Cairo. Il suo metodo consisteva nel catturare l’essenza delle immagini attraverso tratti veloci su numerosi taccuini, permettendogli di meditare e sviluppare con meticolosa cura tutte le possibili sfaccettature offerte da un medesimo soggetto, dando vita a una serie di affascinanti variazioni compositive.

LE SPERIMENTAZIONI:

L’esperienza africana influenzò profondamente il suo stile pittorico, portandolo a sperimentare colori più vivaci e a sviluppare una consapevolezza degli spazi immensi, che riuscì a catturare attraverso tagli prospettici simili a quelli cinematografici. Oltre a ciò, Mariani si dedicò a ricerche e sperimentazioni per perfezionare la sua pennellata unica. Un esempio di questa evoluzione artistica è rappresentato dal dipinto intitolato “Dall’aia”, attualmente in una collezione privata. Benché esposto nel 1880 a Brera, questo capolavoro rispecchia già le differenze evidenti rispetto alle opere egiziane. La tecnica utilizzata è ancora in fase di definizione, oscillando tra il brillante tocco dello zio e la più ampia pennellata macchiata. .

Alla mostra d’arte di Milano del 1881 e dell’anno successivo, il talentuoso Mariani presentò le sue opere magnifiche, frutto dei suoi studi approfonditi compiuti in Africa. Le stesse opere furono successivamente esposte nel 1883 a Roma e Nizza, dove ottenne meritatamente una medaglia d’oro. Questo fu il momento in cui la sua carriera artistica decollò, ricevendo un incredibile successo di vendite. Da quel momento in poi, Pompeo Mariani partecipò a numerose esposizioni nazionali e internazionali, con molte delle sue opere finendo in collezioni private, mentre altre sono ormai scomparse nel nulla.

I RICONOSCIMENTI E LE SUE OPERE:

Il Mariani ottenne un riconoscimento particolare nel campo del ritratto, dove dimostrò grande intuizione e sensibilità, sperimentando uno stile ribelle attraverso la figura di Filippo Carcano. Fu a lui che si rivolse per approfondire le tecniche e per eliminare elementi malinconici, dettagli e tonalità oscure. Durante il suo soggiorno a Genova, il Mariani creò numerose vedute del porto in diverse ore del giorno e della notte, attingendo da scatti fotografici personali e quelli di A. Noack. La sua abilità gli valse il premio Principe Umberto nel 1884 con l’opera “Il saluto al sol morente”.

In queste rappresentazioni marine, si possono scorgere influenze della pittura olandese, alla quale il Mariani si era verosimilmente aggiornato attraverso le molteplici riviste italiane e straniere di cui era appassionato lettore. Inoltre, ebbe modo di confrontarsi con artisti come Vittore Gubricy e il mercante parigino Goupil. Fu proprio nel 1885 che Pompeo Mariani decise di affidare la vendita delle sue opere alla galleria di Goupil, L. Boussod e R. Valadon.

Nel periodo compreso tra il 1885 e il 1886, egli presentò le sue rappresentazioni egiziane e i paesaggi marittimi liguri alle esposizioni internazionali di Parigi, Londra e Liverpool, ottenendo ulteriori riconoscimenti e consensi da parte del pubblico. Lo stesso anno gli fu attribuito il titolo di socio onorario dell’Accademia di Brera nel frattempo, il re Umberto I acquistò una veduta del porto di Genova dal titolo “La sera”. Nel 1888, durante la III Mostra d’arte internazionale di Monaco di Baviera, fu insignito della medaglia d’oro per l’opera “Tramonto nel porto di Genova”; mentre nel 1889, con “Cantuccio di primavera”, ottenne una menzione d’onore all’Esposizione universale di Parigi.

LE COMMISSIONI:

Numerosi personaggi facoltosi della media e alta borghesia di Monza e Milano si rivolsero a lui per realizzare i loro ritratti. Anche il re Umberto I apprezzò grandemente il talento dell’artista e, oltre ad acquisire nel corso degli anni diverse opere paesaggistiche, commissionò al pittore una serie di ritratti. Il primo di questi, nel 1889, fu destinato alla cappella Palatina di Palermo; un altro, commissionato per l’ambasciata italiana di Berlino, fu realizzato nel 1893. Per entrambe le occasioni, l’artista si recò a Roma per ritrarre il sovrano dal vivo, il quale nel 1890 acquistò il paesaggio intitolato “D’autunno al cader delle foglie”. Anche “Il torrente”, che ricevette una medaglia d’argento all’Esposizione nazionale di Palermo nel 1891, fu acquistato dalla famiglia reale.

L’anno successivo, uno dei rari dipinti a tema storico realizzati dall’artista, “La partenza di Garibaldi dallo scoglio di Quarto”, fu presentato all’Esposizione di belle arti di Roma e acquistato dal ministero dell’Istruzione Pubblica per il palazzo del Senato.

LE ESPOSIZIONI OLTRE OCEANO:

In quel periodo, il Maestro allargò il proprio dominio artistico oltre i confini dell’oceano, inviando alcune delle sue opere a New York nel 1890 e partecipando all’importante esposizione universale di Chicago nel 1893. Nello stesso anno, presso la Triennale di Milano, presentò una serie di tele dipinte nella pittoresca zona della Zelata, nei pressi di Pavia. Molte di queste opere, oggi appartenenti a collezioni private, catturarono lo stesso luogo in diverse stagioni e momenti della giornata, offrendo spunti per scene di caccia mai viste prima.

Nel dipinto intitolato “Una lanca del Ticino”, il quale è ora di ubicazione sconosciuta, il Maestro raffigurò figure di cacciatori avvolti nella nebbia, immersi in un paesaggio di paludi, stagni e anatre. La tecnica utilizzata, caratterizzata da pennellate rapide, brevi e allungate, richiamava gli studi impressionisti sulla luce, ma la gamma cromatica, limitata ai toni del grigio e del bianco, si avvicinava maggiormente alla realtà italiana di De Nittis.

Nel 1898, durante il suo soggiorno a Bordighera, il Maestro ricevette numerose commissioni da parte di privati in vacanza sulla splendida Riviera ligure. Le testimonianze di queste committenze sono conservate nei preziosi taccuini della Fondazione Pompeo Mariani di Bordighera. Tra le committenze più importanti si annovera quella del dottor F. Grossi, un medico genovese, per l’arredamento del salone del suo appartamento.

L’ACCADEMIA DI VERONA:

Nel 1899, il Maestro sostituì suo zio Mosè all’Accademia di Verona. Dopo un periodo trascorso a Milano dal 1900 al 1906, si dedicò al ritratto di luoghi mondani, sperimentando anche tecniche incisorie. Le sue interessanti rappresentazioni di scene urbane, realizzate in diverse versioni, ritraevano persone in movimento all’interno di ambienti che più che descritti, evocavano. Nel 1906, in occasione dell’inaugurazione del Sempione all’Esposizione nazionale di Milano, il Mariani organizzò una mostra commemorativa dedicata a suo zio, dove fu premiato con un diploma di benemerenza.

Nel 1907, il Maestro sposò la celebre cantante lirica Marcellina Caronni, nota come Nanà, incontrata a Bordighera. Due anni dopo, acquistò una villa sui colli di Bordighera e nel 1911 fece costruire “La Specola” da R. Winter, una residenza dotata di un ampio studio arredato con le sue opere e la sua preziosa collezione. Dopo la morte del Mariani, molti di questi oggetti sono stati dispersi, ma la Fondazione Pompeo Mariani sta attualmente svolgendo un accurato lavoro di documentazione al riguardo.

Durante questo periodo, Pompeo Mariani trovò nuove fonti di ispirazione paesaggistica, dipingendo scene campestri e di pescatori. Inoltre, si divertì a ritrarre la vita frivola ed elegante del casinò e dei caffè di Montecarlo. Questi temi furono presentati in diverse mostre internazionali e in una personale a Roma, presso la Società amatori e cultori delle belle arti, nel 1913, dove il Ministero della Pubblica Istruzione acquistò l’opera intitolata “La sala dei passi perduti”, oggi esposta nella Galleria nazionale d’arte moderna di Roma.

GLI ULTIMI ANNI E LA GUERRA:

Durante gli anni della guerra, il Maestro visse tra Milano e Bordighera. Nonostante non partecipasse a mostre pubbliche, continuò a dipingere, affidandosi come sempre ai suoi taccuini. Ricevette la visita della Regina Margherita a Bordighera, e nel 1919 eseguì per lei un piccolo ritratto, conservato presso l’Istituto internazionale di studi liguri. Tra le poche opere a tema religioso, il Maestro dipinse un “Cristo deposto” come ex voto per la guarigione di sua moglie, destinato alla cappella Araldi di Uscio, di cui l’ubicazione attuale è sconosciuta.

Il 25 gennaio 1925, il Maestro si spense nella sua villa a Bordighera. Il suo corpo fu sepolto nel cimitero di Monza.

 

 

Pompeo Mariani Ulivi a Bordighera
Ulivi a Bordighera

 

Pompeo Mariani - Cascina Zelada
Cascina Zelada

 

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