PLINIO NOMELLINI

VALUTAZIONE gratuita dei dipinti di Plinio Nomellini

Vuoi ricevere una quotazione gratuita e senza impegno, in 24 ore, delle opere di Plinio Nomellini? Inviaci delle foto tramite il form quì sotto del quadro fronte e retro, della firma e le sue dimensioni.

ACQUISTIAMO e Vendiamo quadri di Plinio Nomellini

Siamo interessati all’acquisto di quadri di Plinio Nomellini. Mandaci delle foto nitide del quadro, le sue dimensioni e la firma. Garantiamo la massima riservatezza e privacy.

LE QUOTAZIONI di Plinio Nomellini

Il mercato dell’arte in Toscana: opere divisioniste, simboliste e prezzi

Il mercato dell’arte in Toscana è di interesse nazionale, soprattutto per le opere di vertice caratterizzate dalla tecnica divisionista. Questi dipinti sono altamente apprezzati e valutati in media tra i 22.000 e i 42.000 euro, con alcune opere storiche e particolarmente significative che raggiungono valori ancora più elevati.

I quadri appartenenti al periodo simbolista del primo Novecento hanno un valore quotato tra i 12.000 e i 22.000 euro. Si tratta di opere artistiche preziose e ricercate dagli appassionati.

Per quanto riguarda i disegni e le rarissime incisioni, i prezzi si attestano generalmente tra i 600 e i 1.800 euro. Si tratta di opere di minor dimensione, ma comunque apprezzate e collezionate da un pubblico specifico.

Se sei interessato all’acquisto di opere d’arte, tieni presente che questi sono solo prezzi medi di mercato e possono variare in base alla rarità, alle condizioni dell’opera e alla sua importanza storica o artistica.

Siamo a disposizione tramite il nostro perito ed esperto d’arte per stimare e valutare gratuitamente le opere di Plinio Nomellini.

Per ricevere la stima o quotazione bisogna inviare una foto del dipinto, specificando le misure al netto della cornice, utilizzando il form presente in ogni pagina del sito web, oppure tramite mail o con whatsapp al numero: 3482858142.

Riceverete una risposta il prima possibile, in linea con il valore di mercato attuale secondo le nostre accurate considerazioni.
Ci riserviamo di valutare l’acquisto del quadro se risulta di nostro interesse.

N.B. Le precedenti valutazioni sono puramente indicative, e per una stima corretta e gratuita si prega di inviare una foto ai nostri esperti.

RIEPILOGO QUOTAZIONI INDICATIVE PLINIO NOMELLINI

Tipologia opere Dimensione Quotazione
Olio su tela – tecnica divisionista medie 22.000 – 42.000 Euro
Olio su tela – periodo simbolista medie 12.000 – 22.000 Euro
Incisioni medie 600 – 1.800 Euro
Olio su tela – tecnica divisionista grandi oltre i 42.000 Euro

 


TelefonoCONTATTACI SENZA IMPEGNO PER UNA QUOTAZIONE GRATUITA:

TEL: 06 8412822
WHATSAPP: 348 2858142
E-MAIL: info@compro-antiquariato.it


BIOGRAFIA DI PLINIO NOMELLINI

Plinio Nomellini - Primavera Fiorentina
Plinio Nomellini – Primavera Fiorentina

Plinio Nomellini, vide la luce a Livorno il 6 agosto del lontano 1866, come primogenito di Coriolano, un impiegato doganale, e Cesira Menocci, una donna di rara bellezza e dolcezza.

Durante il periodo che va dal 1872 al 1874, trascorse il tempo con la sua famiglia a Cagliari, per poi fare ritorno nel 1875 alla sua città natale, dove intraprese gli studi tecnici. Grazie all’intervento di Natale Betti, il suo maestro presso la Scuola Comunale di Disegno di Livorno, nell’incantevole metà degli anni Ottanta, gli si aprì la strada per ottenere una borsa di studio per frequentare i corsi presso l’Istituto di Belle Arti di Firenze.

Fu qui che diventò allievo e amico di Giovanni Fattori, un grande sostenitore che lo incoraggiò più volte e lo mise in contatto con i protagonisti della pittura en plein air, tra cui Silvestro Lega e Telemaco Signorini. Come ricorda Nomellini, iniziò a frequentare via San Gallo, alla trattoria del Volturno, in una spaziosa taverna accanto a casa Fenzi. In questo stimolante ambiente, Nomellini fece amicizia anche con Giuseppe Pellizza da Volpedo, suo compagno di studi all’Accademia.

Così, tra paesaggi incantevoli e tavole imbandite di talenti artistici, la vita di Nomellini prese forma, dipingendo un futuro luminoso e pieno di promesse.

LE PRIME MOSTRE ED ESPOSIZIONI:

Nel lontano 1886, si fece avanti con una presentazione di due quadri all’annuale Esposizione della Società delle belle arti di Firenze. Da quel momento in poi, inviò le sue opere ogni anno a questa prestigiosa manifestazione artistica, ad eccezione di rari casi, fino all’avvento del Novecento.

Nel corso della mostra della Società delle belle arti del 1888, Nomellini espose, tra le altre opere, “Il Fieno”, oggi noto come “Il fienaiolo”.

Questo dipinto rappresentò già un chiaro superamento dei canoni più tipici della pittura macchiaiola. Grazie anche alla segnalazione di Telemaco Signorini, quest’opera di grande impatto fu esposta anche all’Esposizione universale di Parigi nello stesso anno.

Nonostante i richiami alle esperienze artistiche francesi, che all’epoca erano difficilmente accessibili in Italia, evidenti già ne “Il fienaiolo” e ancor di più nelle opere successive, è improbabile che Nomellini avesse visitato Parigi in quel periodo, contrariamente a quanto ipotizzato da alcuni studiosi.

GLI ANNI OTTANTA:

Ai margini dell’epoca degli anni Ottanta, emerge un ritratto di Nomellini che risale ai tempi antichi, concepito con maestria da Silvestro Lega, simbolo tangibile del grande affetto dimostrato dagli artisti più anziani nei confronti del giovane pittore di Livorno.

È probabile che nel 1889 abbia intrapreso un soggiorno a Genova, dove ha successivamente stabilito la sua dimora l’anno seguente.

Il suo passaggio dall’ambiente fiorentino alla capitale ligure è stato accompagnato da un evidente cambiamento di interessi e di linguaggio.

All’Esposizione di Firenze nel 1889, ha presentato “Sciopero”, il suo primo dipinto esplicitamente dedicato a una tematica politico-sociale. A partire dal 1890, ha iniziato ad esporre nelle mostre della Società promotrice di belle arti di Genova e, più sporadicamente, in quelle della Promotrice di Torino. La sua separazione dall’esperienza macchiaiola è stata confermata definitivamente quando, all’Esposizione della Società delle belle arti di Firenze, tenutasi tra il 1890 e il 1891, ha presentato opere più innovative come “I mattonai”.

Fattori, suo mentore, pur riconoscendo il valore della modernità nell’arte di Nomellini, disapprovava la sua sostanziale adesione al linguaggio impressionista. La posizione di Nomellini, in questa fase, era simile a quella di altri giovani pittori toscani, su tutti Alfredo Müller, che risiedeva a Parigi, dove aveva avuto l’opportunità di studiare attentamente il linguaggio di Claude Monet, Camille Pissarro e degli altri impressionisti.

GAUDENZI E IL DIVISIONISMO:

Nel lontano 1891, si verificò la partecipazione appassionata di un artista alla Prima Mostra Triennale di Milano, un evento indimenticabile in cui il divisionismo fece la sua audace e impetuosa comparsa. Fu in questo contesto che egli presentò l’opera “Piazza Caricamento a Genova”. Questo imponente dipinto, che finì per essere acquistato da Piero Mascagni, sembrò prefigurare ciò che sarebbe stato il capolavoro di Pellizza da Volpedo, il famoso “Quarto Stato”.

Nel 1891, i lavoratori da lui ritratti avanzano con sicurezza nel contesto quotidiano, pugni chiusi, con un atteggiamento completamente naturale, e la loro fierezza è un fatto realisticamente accertato, come la straordinaria naturalità che rappresenta un’innovazione decisa rispetto all’approccio plastico accademico-realista che caratterizza gran parte della pittura a sfondo sociale di quegli anni, e può essere considerata un sicuro precursore del “Quarto Stato” di Pellizza”.

Intorno al 1891, l’artista affrontò le prime vere sfide divisioniste, come dimostrano i dipinti “Il golfo di Genova” e “Il Mare di Genova”.

I puntini e le linee vengono qui messi in pratica senza alcuna pianificazione nella tessitura. Il divisionismo, se così vogliamo chiamarlo, di Nomellini è istintivo, istantaneo, esprime una grande foga, mentre un solido ordito compositivo sostiene la vitalità del colore. In questi dipinti, diverse componenti culturali interagiscono, incluso un ‘giapponesismo’ che può essere compreso considerando la diffusione delle stampe orientali in Europa in quegli anni.

Una delle dimostrazioni più significative di questa stagione fu anche la Diana del lavoro, presentata a Firenze tra il 1892 e il 1893, che, rappresentò un unico connubio tra la tecnica divisionista e le correnti umanitarie socialiste condivise dal giovane artista insieme a Pellizza da Volpedo.

LA PRIGIONIA:

All’inizio del 1894, fu arrestato con l’accusa di partecipazione alle attività sovversive di un gruppo anarchico genovese. Rimase imprigionato per diversi mesi nel carcere di S. Andrea fino al momento del processo, tenutosi nel mese di maggio. In questa circostanza, ricevette un sostegno strenuo da parte di Diego Martelli, che organizzò una raccolta di fondi – sia in denaro che in dipinti – a cui aderirono numerosi pittori residenti a Firenze. Questa iniziativa servì a garantire all’artista la sua difesa legale.

Signorini fornì una testimonianza estremamente efficace, a tal punto che Nomellini venne finalmente liberato dalle catene della prigione, ritornò prontamente al suo grande amore per la pittura, esponendo con orgoglio i frutti della sua intensa ricerca in svariate occasioni. Fu universalmente riconosciuto come uno dei principali esponenti del movimento divisionista, in un contesto in cui il suo genio artistico risplendeva in tutta la sua magnificenza. Non solo, ma fu anche uno degli animatori vivaci del celebre Gruppo di Albaro, che rappresentava un punto di riferimento per la fervente cultura genovese.

Nel lontano anno del 1898, la sua opera Ore di Quiete fu presentata con grandissima lode sia a Torino che a Genova. La figura umana, immersa in un gioco di luce che univa il mondo interno ed esterno, si dissolveva in un’elegante fusione. Come un’anticipazione sorprendente degli “stati d’animo” boccioniani, la figura stessa si animava di una vitalità psicologica evidenziata dal tocco vibrante delle mani e dall’apparente purezza del colore bianco, che conferiva al tutto un aspetto mentale e spirituale di straordinaria bellezza.

Il 6 maggio del 1899, a Genova, si unì in matrimonio con l’affascinante Griselda Ciucci, e poco dopo fece il suo debutto trionfante alla III Biennale internazionale d’arte di Venezia. In questa prestigiosa esposizione, presentò la sua magnifica creazione, intitolata Sinfonia della Luna, un polittico dal sapore simbolista che catturò immediatamente l’attenzione della Galleria d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, la quale decise di acquistarlo. Vittorio Pica, affascinato dalle doti straordinarie di composizione e fattura dell’opera, elogiò il giovane e audace pittore toscano, esprimendo una solida fiducia nel suo talento senza precedenti.

IL NUOVO SECOLO:

All’inizio del nuovo millennio, l’arte pittorica di Nomellini si avvicinò sempre di più al movimento simbolista, espandendo le sue connessioni con il mondo letterario. La sua amicizia e collaborazione con Giovanni Pascoli, incontrato nel 1903, i legami con Giacomo Puccini e Mascagni, e l’affinità profonda con l’estetica dannunziana, si unirono per delineare chiaramente il suo percorso artistico in quel periodo.

Inoltre, Nomellini si dedicò frequentemente all’illustrazione di testi e poesie di amici scrittori, primo fra tutti Pascoli stesso. Le sue immagini trovarono spazio su riviste come La Riviera Ligure e successivamente sulle pagine del Secolo XX, ampliando così la sua presenza nel mondo dell’arte e della letteratura.

Un momento decisivo in tutto questo fu il trasferimento da Genova a Torre del Lago nel 1902. Lì, Nomellini si immerse nella natura, scoprendo un nuovo respiro più disteso per la sua pittura. Un’opera che testimonia questo cambiamento è Vespero a Torre del Lago, in cui la ricchezza dei colori caldi del tramonto fa scivolare significativamente in secondo piano la figura del lavoratore con il suo fardello sulle spalle.

L’unione tra questa nuova visione della natura e il simbolismo letterario si manifesta ancora più chiaramente in Ditirambo, che Nomellini presentò alla sesta edizione della Biennale di Venezia nel 1905. In questa occasione, egli contribuì alla decorazione della sala toscana, realizzando una sovrapporta e esponendo ben otto dipinti. Nel 1907, alla settima Biennale, Nomellini collaborò con Galileo Chini nella progettazione della doppia sala intitolata “L’arte del sogno”, che ospitava artisti del calibro di Maurice Denis e Franz Von Stuck.

Nomellini esponeva quattro opere, tra cui una grande tela celebrativa dedicata a Garibaldi, dove la critica mostrava ora alcuni dubbi.

IL SOGGIORNO A VIAREGGIO:

Tra il 1907 e il 1908, Nomellini lasciò Torre del Lago per stabilirsi a Viareggio. La sua residenza a Fossa dell’Abate divenne un importante punto d’incontro per artisti e intellettuali, tra cui D’Annunzio, Grazia Deledda, Puccini e Lorenzo Viani. Nel 1908, a Livorno, tenne un’appassionante orazione funebre in onore di Fattori, che fu accolta con entusiasmo dalla popolazione della città. Nei primi anni del decennio successivo, Nomellini continuò a lavorare nel campo dell’illustrazione, incluso il contributo ai “Poemi del Risorgimento” di Pascoli, e a esporre regolarmente nelle più prestigiose mostre d’arte. Prese parte a tutte le Biennali precedenti la guerra e fu presente alle quattro edizioni della Sec

IL TRASFERIMENTO A FIRENZE:

Nel lontano 1919, fece il suo ingresso a Firenze, abbandonando così la splendida Versilia. Giunto nella prestigiosa città toscana, organizzò prontamente una straordinaria mostra personale, nella quale esponeva con orgoglio ben 80 dipinti, nelle sale incantevoli della rinomata galleria Mario Galli. Questa esposizione si distinse per la presentazione approfondita di studi, paesaggi e marine che, pur appartenendo a diverse epoche, sottolineavano in modo evidente l’antica stagione di studi fiorentini. La decisione di mostrare una produzione, per così dire, “minore” rappresentava un segno di maturità completa e di un prestigio ormai unanimemente riconosciuto.

A confermare questo riconoscimento, intervenne anche la XII Biennale di Venezia nel 1920, dedicandogli un omaggio speciale. Nomellini ebbe l’onore di allestire una mostra personale di grande rilevanza nel salone centrale, dove espose più di 40 dipinti, principalmente dedicati a immagini della natura o scene di carattere storico-patriottico. Le opere di questo periodo erano spesso caratterizzate dall’uso di un colore timbrico, chiaramente influenzato dall’espressionismo.

Durante gli anni Venti, il catalogo delle opere di Nomellini si arricchì di paesaggi ricchi di materia e colore, spesso animati da figure, e immagini di carattere politico. L’artista livornese aderì precocemente e con grande entusiasmo al movimento fascista, celebrandolo più volte in modo esplicito. Un esempio di questa adesione è “Incipit Nova Aetas”, esposto alla Biennale di Venezia del 1924 e successivamente acquistato dal Municipio di Livorno.

In quest’opera, l’arrivo delle camicie nere a Firenze viene esaltato attraverso un tripudio di folla e colori. D’altra parte, le opere come “Primula” del 1925, un ritratto di una giovane donna che si affaccia su un mare colpito dalla luce e mossa da pennellate lunghe e violacee, evocano la pittura del tardo Monet anche prima del divisionismo.

GLI ULTIMI ANNI ESPOSITIVI:

In quel periodo, egli tenne numerose esposizioni personali: nel 1923, presentò quasi cinquanta quadri presso le prestigiose gallerie Merlini e Gazzini di Firenze; nel dicembre del 1924, allestì una mostra personale nella rinomata Galleria Pesaro di Milano; nel 1928, invece, espose i suoi lavori presso la Bottega d’arte di Livorno. Durante gli anni Trenta, la sua notorietà aumentò ulteriormente, grazie alle personali tenute presso la Galleria di Palazzo Ferroni di Firenze nel 1933 e presso la Galleria d’arte di Genova nel 1934, oltre a numerose mostre collettive e rassegne.

Nomellini partecipò a tutte le edizioni della Biennale di Venezia, che si svolsero dal termine della prima guerra mondiale fino al 1942, confermando così la sua presenza costante nel panorama artistico. Espose anche alla I Quadriennale d’arte nazionale di Roma nel 1931, così come alla III e IV edizione. Egli fu un attivo promotore culturale e, tra le sue numerose attività, fece parte del Gruppo Labronico, un’importante associazione operante a livello nazionale, di cui divenne presidente nel 1928.

Dopo la morte della moglie, avvenuta nel 1936, le sue apparizioni in esposizioni si fecero meno frequenti, ma continuò a dedicarsi con grande passione alla pittura. Un Autoritratto del 1938 testimonia ancora il suo vivace interesse nell’utilizzo di colori brillanti.

Il suo ultimo respiro fu a Firenze, il 8 agosto 1943, lasciando un segno indelebile nel mondo dell’arte.

 

Plinio Nomellini sciopero Londinese 1889
Sciopero Londinese 1889

 

Torna in alto