PIETRO AYRES

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LE QUOTAZIONI di Pietro Ayres

I dipinti di media grandezza sono valutati tra i 1.500 e i 3.000 €. I ritratti particolarmente belli hanno un valore che va tra i 5.000 e i 10.000 €. I capolavori sono quotati oltre i 20.000 Euro.

Siamo a disposizione tramite il nostro perito ed esperto d’arte per stimare e valutare gratuitamente le opere di Pietro Ayres.

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Ci riserviamo di valutare l’acquisto del quadro se risulta di nostro interesse.

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RIEPILOGO QUOTAZIONI INDICATIVE PIETRO AYRES

Tipologia opere Dimensione Quotazione
Olio su tela medie 1.500 – 3.000 Euro
Olio su tela – ritratti medie 5.000 – 10.000 Euro
Olio su tela – Capolavori medie – grandi oltre i 20.000 Euro

 


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BIOGRAFIA DI PIETRO AYRES

Pietro Ayres
Pietro Ayres

Nato a Savigliano nel 1794, Pietro Ayres inizia la sua avventura nel mondo dell’arte come ritrattista quando era ancora giovanissimo. Le sue opere diventano presto oggetto di grande richiesta nelle città di Savigliano e Fossano, come racconta il noto storico piemontese Casimiro Turletti.

Turletti ci tramanda anche dei suoi viaggi in terre lontane, come quello in Russia nel 1812, quando si unisce all’Armata napoleonica. Durante la sua permanenza in Russia, ha l’opportunità di frequentare la corte di Alessandro I, poiché viene incaricato di realizzare una serie di ritratti.

Alla Corte e Oltre

Grazie alla sua esperienza presso la corte zarista, nonostante la giovane età, la sua reputazione si consolida. Questo lo porta ad essere chiamato in Polonia dal conte Stanislao Kostka Potocki per impreziosire il Palazzo di Wilanow a Varsavia con le sue opere d’arte. Qui, Ayres realizza una serie di affreschi e dipinti ad olio, con tematiche legate alla mitologia, come ad esempio “Il ritorno di Sileno”.

Il Ritorno e il Trasferimento a Roma

Ritornato a Torino negli anni Venti, Ayres decide di arricchire la sua formazione frequentando l’Accademia di Belle Arti. I suoi successi non tardano ad arrivare e, nel 1830, si trasferisce a Roma. Qui, sotto la guida di Pelagio Pelagi, partecipa attivamente alla ristrutturazione e all’ornamento dei possedimenti dei Savoia, tra cui spicca il maestoso Palazzo Reale di Torino.

Il Riconoscimento e l’Eredità Artistica

Nel 1842, Ayres viene nominato professore presso l’Accademia Albertina, un riconoscimento della sua eccellenza nel campo delle arti visive. Negli ultimi anni della sua vita, decide di abbandonare l’attività artistica attiva, ma il suo contributo e la sua eredità rimangono vividi nell’ambito culturale torinese. Ayres si spegne nella sua amata Torino nel 1878, lasciando dietro di sé un’eredità artistica duratura.

Il ritorno e l’inizio dell’apprendimento

Nel suo rientro in Italia nel 1822, fu accolto dall’Accademia di Belle Arti di Torino, dove si immatricolò per seguire i corsi tenuti da Giovanni Battista Biscarra, un rinomato pittore del Neoclassicismo piemontese. Questo nuovo capitolo della sua vita artistica segnò un cambiamento significativo, aprendo le porte a un’esplorazione più profonda dell’arte.

Ayres fu presto annoverato tra i migliori allievi del maestro, grazie alla sua abilità nell’arte del ritratto, un talento che cominciava a fiorire.

Il trionfo e la crescita artistica

La sua fama raggiunse l’apice nel 1829 con il ritratto collettivo de La famiglia Ferrero della Marmora, esposto con grande clamore e acclamazione nell’ambiente culturale torinese. Questo successo lo spinse a nuove sfide e ambizioni artistiche.

La sua visione artistica si ampliò ulteriormente con la realizzazione del Martirio di Sant’Andrea per l’Abbazia di Altacomba nel 1830, un progetto che gli valse l’ammirazione e il rispetto dei suoi contemporanei.

Alla ricerca di ispirazione a Roma

Il desiderio di espandere i propri orizzonti artistici lo portò a ottenere il pensionato regio per un viaggio di studio a Roma nel medesimo anno. La Città Eterna si rivelò essere una fonte inesauribile di ispirazione e apprendimento per il giovane pittore.

Il suo soggiorno romano, sebbene avvolto nel mistero, fu segnato dall’immersione negli ambienti artistici della città e dall’esplorazione delle sue ricchezze culturali.

Le influenze artistiche della Galleria Reale

Tra le molteplici influenze che plasmarono il suo stile, va senz’altro menzionato il suo studio delle opere custodite nella prestigiosa Reale Galleria torinese, istituita nel 1833 per volere di Carlo Alberto in Palazzo Madama. Questo luogo sacro dell’arte italiana ed europea divenne per Ayres una fonte preziosa di conoscenza e ispirazione, arricchendo il suo bagaglio artistico in modo significativo.

L’Inizio di una Carriera Artistica

Nel tumultuoso anno del 1833, Pietro Ayres si immerse nell’ambito della decorazione del castello di Pollenzo. Da quel momento in avanti, il suo nome sarebbe stato associato a un gruppo selezionato di pittori incaricati di ridare vita agli immobili dei Savoia. Questa sfida artistica fu orchestrata sotto la sapiente guida di Pelagio Pelagi, figura di spicco nel panorama artistico dell’epoca (Bologna, 1775-Torino, 1860).

Ayres non si limitò a essere uno spettatore in questo fervore artistico. Le sue abilità vennero ben presto riconosciute e integrate nelle committenze reali. Si affidò a lui il compito di rivestire il Palazzo Reale di un nuovo splendore, impreziosendo le sue pareti con affreschi dalle tematiche mitologiche e ritratti imponenti.

Tra le sue creazioni più celebrate, spicca la decorazione nell’appartamento nuziale di Vittorio Emanuele e Maria Adelaide d’Austria. Qui, Ayres dipinse un affresco che narrava le gesta degli dei dell’Olimpo, lasciando sbalorditi i reali e guadagnandosi ulteriori lodi nell’ambiente aristocratico.

La sua abilità nel catturare non solo la bellezza esteriore, ma anche l’essenza interiore dei suoi soggetti lo rese rinomato come ritrattista, specialmente tra l’alta società piemontese.

La Maestria Sacra

Ma non furono solo le corti reali ad apprezzare il suo talento. Ayres si distinse anche nel campo delle opere sacre, lasciando un’impronta indelebile nel regno di Carlo Alberto. Per il marchese di Barolo, traspose sulla tela la figura avvolgente di un Angelo Custode nel 1837, una prova tangibile della sua capacità di elevare l’animo attraverso l’arte.

E non si fermò qui. Il Teatro di Savigliano, il luogo che aveva visto i suoi primi passi nel mondo dell’arte, fu testimone della sua genialità. Nel 1835, impreziosì il sipario con una rappresentazione magistrale del Parnaso, dimostrando ancora una volta la sua versatilità e la sua visione artistica unica.

 

 

 

Pietro Ayres La famiglia La Marmora 1828
Pietro Ayres – La famiglia La Marmora 1828
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