PELAGIO PALAGI

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LE QUOTAZIONI di Pelagio Palagi

Le opere su carta hanno valutazioni tra i 2.200 euro e i 16.000 euro, a seconda della qualità e dimensione del dipinto. I quadri ad olio su tela sono valutati tra i 11.000 euro e i 42.000 euro circa. Il record d’asta è stato di 50.000 euro raggiunto nel 2010. I dipinti di Palagi sono molto rari sul mercato e hanno una richiesta principalmente in lombardia.

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N.B. Le precedenti valutazioni sono puramente indicative, e per una stima corretta e gratuita si prega di inviare una foto ai nostri esperti.

 

RIEPILOGO QUOTAZIONI INDICATIVE PELAGIO PALALGI

Tipologia opere Dimensione Quotazione
Opere su carta medie 2.200 – 16.000 Euro
Olio su tela medie 11.000 – 42.000 Euro
Record d’asta 50.000 Euro

 


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BIOGRAFIA DI PELAGIO PALAGI

Pelagio Palagi
Pelagio Palagi

Pelagio Palagi è nato il 25 maggio del 1775 e deceduto il 6 marzo del 1860, è stato un pittore, scultore e decoratore italiano.

Inizia giovanissimo lo studio della prospettiva, dell’architettura, della pittura figurativa e del ritratto, e il collezionismo di Carlo Filippo Aldrovandi, prosegue i suoi studi presso la scuola di nudo dell’Accademia Clementina di Bologna.

La sua formazione e le prime opere si sovrapponevano all’arrivo delle truppe napoleoniche nella città; grazie alla richiesta del suo mentore, che era un membro del Senato e rappresentante del governo provvisorio bolognese, Palagi disegnò uniformi, medaglie ed emblemi con i simboli di Liberté, égalité, fraternité da utilizzare in lettere e cartoline per il Direttorio.

In seguito, la nuova borghesia emergente gli affidò la creazione dei monumentali sepolcri di Edoardo Pepoli (1801), Girolamo Bolognini Amorini (1803) e Luigi Sampieri (1804) alla Certosa di Bologna. Decorò anche gli interni della residenza delle famiglie Cospi, Aldini e Gozzadini nel 1805.

Si trasferì a Roma nel 1806 per completare i suoi studi presso l’Accademia di San Luca, dove potrebbe essere stato allievo di Vincenzo Camuccini. Questo non è confermato da tutti gli scritti dell’epoca, ma lo storicismo del pittore romano ha indubbiamente avuto un’influenza sullo stile di Palagi.

Questa influenza è presente nei ritratti del pittore bolognese, in cui dimostra un’attenta analisi delle caratteristiche dei modelli, così come nei suoi dipinti e paesaggi storici, che portano Palagi a condurre ricerche accurate sulla storia antica e lo studio della natura. Esempi di questa elaborazione e ricerca sono:

  • Ritratto di Giuseppe Guizzardi in costume antico (1807);
  • Matrimonio di Amore e Psiche (1808);
  • Mario a Minturno (1809-1810);
  • Ila e le ninfe (1810-1811);
  • le grandi opere al Gabinetto Topografico nel Palazzo del Quirinale (1811-1813);
  • opere alla Galleria di Teseo nel Palazzo Torlonia (1813-1815).

Inizio del periodo all’Accademia del regno d’Italia a Roma:

Dal 1813 Palagi fu ispettore dell’Accademia Italiana e fu incaricato di seguire le attività dei giovani artisti che erano pensionati dell’Accademia del Regno d’Italia a Roma. Insieme a Antonio Canova, presidente dell’Accademia, l’artista ha potuto riunire i giovani artisti più rappresentativi del neoclassicismo italiano, da Felice Giani a Gaspare Landi, oltre ai già citati Camuccini. L’esperienza a Roma ha aiutato Palagi ad approfondire il suo interesse per l’archeologia e il collezionismo, già sviluppato durante la sua giovinezza a Bologna.

Nel 1815, dopo una breve permanenza a Bologna, l’artista si trasferì a Milano, dove aprì una scuola privata in aperta concorrenza con l’Accademia di Brera, che non gli garantì mai una posizione di insegnamento. Nel capoluogo lombardo la clientela privata, più ampia e stimolante di quella di Roma, porta a dedicarsi alla ritrattistica, in particolare a Giuseppe Bossi e Andrea Appiani; le commissioni pubbliche lo hanno affermato come il ritrattista dei protagonisti della Restaurazione.

Alcune opere tra il 1810 e il 1820 sono alcuni dei suoi ritratti tra cui quelli del conte colonnello Francesco Arese Lucini nello studio, Luigi Archinto, Francesco I d’Austria (tutti realizzati nel 1817), Maggiore Pietro Lattuada (1822), Cristina Archinto Trivulzio (1824) e Ballerina Carlotta Chabert vengono Diana (1828-1830).

L’incontro con Hayez:

L’incontro con Francesco Hayez, il principale artista del Romanticismo lombardo, indusse in Palagi la ricerca di un compromesso tra pittura storico-romantica e formazione classicista. Prodotto di questa ricerca sono Gian Galeazzo Sforza visitato a Pavia da Carlo VIII, Gustavo Adolfo Re di Svezia che fa giurare fedeltà alla figlia Cristina dagli Stati Generali, Sisto V non riconosce la famiglia e La difesa di Matteo Visconti, tutti esibiti a Bera tra il 1821 e il 1830, e Ratto delle Sabine (1823-1825).

Entro la fine del decennio Palagi ottenne la commissione per l’intervento architettonico e decorativo, e la scultura di Palazzo Arese Lucini e Villa Tittoni Traversi.

La sua fama di architetto, decoratore d’interni, scultore e designer di mobili, nonché pittore, raggiunse la corte dei Savoia e nel 1832 il re Carlo Alberto lo nominò capo del progetto di ampliamento del Castello di Racconigi.

Trasferimento a Torino:

Palagi si trasferì a Torino dopo aver ottenuto nel 1834 la posizione principale del progetto di restauro pittorico e decorativo del Castello di Pollenzo e il progetto di ammodernamento del Palazzo Reale di Torino. Nello stesso anno riceve la cattedra di decorazione (Cattedra di Ornato) dell’Accademia Albertina.

Pochi giorni prima della sua scomparsa, Palagi ha scritto un testamento in cui il Comune di Bologna è stato nominato erede di tutti i suoi oggetti d’antiquariato e opere d’arte, medaglie, biblioteca, archivio e disegni. La biblioteca, l’archivio e i disegni sono conservati presso la Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, gli oggetti delle sue collezioni si trovano al Museo Civico Archeologico e al Museo Civico Medievale della città.

Tra i suoi allievi della sua Accademia di Milano c’erano Vitale Sala di Cernusco, Carlo Bellosio di Bellagio, Sigismondo Nappi, Cesare Borromeo, Antongina, Luigi Fontana, Giovanni Battista Ajraghi, Ambrogio Riva, Carlo Gerosa, Giovanni Pagani, Luigi Zuccoli e Gaetano Barabini.

Morì a Torino nel 1860.

 

Pelagio Palagi Newton scopre la rifrazione della luce 1827
Newton scopre la rifrazione della luce 1827

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