BIOGRAFIA DELL’ARTISTA
Mario Puccini (28 giugno 1869, Livorno – 18 giugno 1920, Firenze) è stato un pittore post-impressionista italiano specializzato in paesaggi e scene di villaggio. A volte veniva definito “The Italian Van Gogh”.
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BIOGRAFIA MARIO PUCCINI
Suo padre era un fornaio. Lavorò nella pasticceria di suo padre e lo abbozzò come hobby finché il suo talento fu notato da Giovanni Fattori, che lo incoraggiò a iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, cosa che fece, contro le obiezioni dei genitori, nel 1884 quando aveva solo quindici anni. Mentre era lì, ha studiato con Fattori ed è stato influenzato dalle opere di Silvestro Lega.
Dopo la laurea, è tornato a Livorno e ha proseguito gli studi presso la “Scuola Libera del Nudo”. Nel 1893, la sua famiglia lo fece impegnare in un ospedale psichiatrico a Siena, citando la depressione e la mania della persecuzione come giustificazione.
Questa condizione può essere stata causata dall’infedeltà di una donna che amava, o forse la sua famiglia lo trovava semplicemente troppo capriccioso da gestire, ma l’esperienza produsse un cambiamento importante nel suo stile artistico. Abbandonò lo stile realistico dei Macchiaioli in favore di ampi tratti e colori più luminosi; sviluppando la sua versione di Divisionism. Questa combinazione di stile e malattia mentale gli è valsa il soprannome: “Il Van Gogh di Livorno” (più tardi, “Italia”).
Finanziariamente infruttuosa e impoverita, ha lavorato come cameriere, ha creato progetti per ricamatrici e modiste, ha realizzato cartelli e venduto il dipinto occasionale. Nel 1911, andò in Francia per un anno, vivendo vicino a suo fratello a Digne-les-Bains.
Mentre era lì, ha dipinto soggetti marini e si è impegnato a studiare le opere di Paul Cézanne. Tornato a Livorno, divenne abituato al Caffè Bardi (ispirato al Caffè Michelangiolo di Firenze) che, dal 1908, fungeva da luogo di incontro per i giovani artisti della città; principalmente dalla generazione dopo quella di Puccini. Ha iniziato a esporre e, nel 1914, potrebbe guadagnarsi da vivere interamente con i suoi dipinti.
All’età di cinquant’anni, dopo un breve ricovero, morì per una infezione polmonare trascurata, aggravata dalle lunghe ore trascorse all’aperto, dipingendo in Maremma. La sua morte inaspettata, proprio mentre stava cominciando ad essere apprezzata, causò un grande dispiacere tra i suoi amici al Caffè Bardi.
Un mese dopo, quindici di loro si incontrarono negli studi di Gino Romiti e fondarono il “Gruppo Labronico” per onorare i suoi successi, promuovere gli artisti di Livorno e far scolpire il corpo di Mario Puccini nella cappella commemorativa nei pressi del Santuario di Montenero. Questo processo era in stallo, per ragioni burocratiche, ma il gruppo persiste e le sue spoglie sono state infine collocate lì nel 1988.
Nel 1949, una strada di Quercianella prese il suo nome.

