MARIO DE MARIA

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LE QUOTAZIONI di Mario De Maria

I dipinti hanno un valore medio compreso tra i 3.000 e i 5.500 euro, ma è stato stabilito un record di 11.000 euro per il dipinto “Sera d’estate a Parigi”, che è stato venduto all’asta. Tuttavia, è possibile trovare opere d’arte simboliste del periodo romano o scene fantastiche ambientate a Venezia che superano i 12.000 euro. Le opere realizzate in Germania hanno un valore inferiore, oscillando tra i 1.200 e i 4.500 euro circa. Il mercato principale per il pittore si trova a Roma, in Emilia e nel Veneto.

Siamo a disposizione tramite il nostro perito ed esperto d’arte per stimare e valutare gratuitamente le opere di Mario De Maria.

Per ricevere la stima o quotazione bisogna inviare una foto del dipinto, specificando le misure al netto della cornice, utilizzando il form presente in ogni pagina del sito web, oppure tramite mail o con whatsapp al numero: 3482858142.

Riceverete una risposta il prima possibile, in linea con il valore di mercato attuale secondo le nostre accurate considerazioni.
Ci riserviamo di valutare l’acquisto del quadro se risulta di nostro interesse.

N.B. Le precedenti valutazioni sono puramente indicative, e per una stima corretta e gratuita si prega di inviare una foto ai nostri esperti.

 

RIEPILOGO QUOTAZIONI INDICATIVE MARIO DE MARIA

Tipologia opere Dimensione Quotazione
Olio su tela medie 3.000 – 5.500 Euro
Olio su tela – record asta medie 11.000 Euro
Olio su tela – scene di Venezia medie oltre 12.000 Euro
Olio su tela – Germania medie 1.200 – 4.500 Euro

 


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BIOGRAFIA DI MARIO DE MARIA

Mario De Maria
Mario De Maria

Mario de Maria  è nato il 9 settembre 1852 e deceduto nel 1924, fu un pittore italiano, noto per la raffigurazione di paesaggi notturni, e ottenendo l’etichetta dal poeta contemporaneo Gabriele D’Annunzio, come pittore di lune.

Era nato a Bologna da una famiglia con un pedigree artistico: il suo bisnonno era stato direttore d’orchestra a San Pietroburgo, mentre suo nonno paterno, Giacomo de Maria, era stato uno scultore neoclassico, allievo di Canova, e istruttore al Accademia di Belle Arti di Bologna. Suo padre, tuttavia, era un medico e intendeva che suo figlio seguisse la sua carriera. Tuttavia, dal 1872 al 1878, Mario si iscrisse, anche se in modo irregolare, all’Accademia di Belle Arti Bolognese. Studiò sotto Antonio Puccinelli, ma ben presto si ribellò al classicismo della scuola. Ha preso un po lezioni da Luigi Serra.

Era anche amico e contemporaneo dei pittori bolognesi contemporanei Raffaele Faccioli e Luigi Busi, e di pittori fuori Bologna, tra cui Vincenzo Cabianca, Nino Costa, Vittore Grubicy e Giulio Aristide Sartorio.

De Maria si trasferì a Venezia dopo il 1894, dipingendo principalmente vedute notturne della città. Nel 1912-1913, progettò la Casa dei Tre Oci, come sua residenza situata sull’isola della Giudecca a Venezia.

Nel 1881, residente a Bologna, espose a Milano, Il Chiostro dell’Abbazia di S. Gregorio. Nel 1883, dopo essersi trasferito a Roma, espone a vista di Piazza di San Trovaso al chiaro di luna. Nel 1886, De Maria divenne membro della Società romana di In Arte Libertas, nel 1899, a Venezia, espose Cipressi di Villa Massimo e La fine di un giorno d’estate. Quest’ultima immagine è stata selezionata da De Maria come suo contributo all’esposizione di Parigi del 1900.

IL SOGGIORNO A PARIGI:

In Germania, Emilia Voigt diventa sua moglie e inizia a stabilire legami con artisti europei, espandendo ulteriormente le sue conoscenze letterarie e artistiche. Durante un viaggio a Parigi, si avvicina alla fotografia e ne riconosce immediatamente l’enorme valore nel campo della pittura, ma anche in questo ambito si differenzia dai suoi contemporanei.

Come sottolineato da Bordini, non si limita a copiare le foto, ma le scatta o le acquista nei mercatini, prendendo spunto dalla loro realtà e trasformandola in atmosfere immaginarie. Questo si riflette chiaramente in “Donne al monte di pietà” del 1884, un’immagine di grande intensità emotiva, tratta da una foto molto più realistica e meno imponente.

IL SOGGIORNO A VENEZIA:

Nel 1892, Mario De Maria decide di trasferirsi a Venezia, poiché non si sente in sintonia con la direzione preraffaellita seguita da Costa. Opta per un approccio più serio, ispirato al simbolismo tedesco e alle suggestioni di Rembrandt.

Nella suggestiva città lagunare, a partire dal 1894, comincia a firmarsi come “Marius Pictor” e rafforza i suoi legami con D’Annunzio ed Eleonora Duse. Si dedica con impegno all’organizzazione della prima Biennale e alla realizzazione della maestosa facciata del padiglione principale, che viene inaugurato nel 1895.

LA MORTE DELLA FIGLIA:

Dopo un triste evento nel 1905, ossia la scomparsa di Silvia, figlia dell’artista, si manifesta in lui un senso di tragica drammaticità che lo conduce ad attraversare un periodo di profonda crisi, tanto da richiedere il suo ricovero presso una clinica svizzera.

Con estrema fatica, Mario De Maria si rialza dopo circa quattro anni, tornando a esporre a Venezia nel 1909 con un’opera di straordinaria bellezza: Il fondaco dei turchi. Un altro dipinto che si colloca tra gli ultimi anni della sua vita è Notte a Bergfeld del 1917, oggi conservato presso la Galleria Ricci Oddi di Piacenza, in cui l’artista cattura la suggestiva atmosfera notturna.

Attraverso i suoi pennellate, De Maria ritrae un branco di pecore al pascolo nelle campagne sassoni, affiancato da granai e caratteristici edifici dalla tipica architettura rurale tedesca, con i tetti inclinati. L’intera scena è avvolta da un’atmosfera notturna, in cui i raggi di luce della luna filtrano tra le nuvole, illuminando delicatamente i contorni del paesaggio. Questo risultato luminoso, ottenuto con una ricercatezza che sembra ispirarsi ai modelli pittorici del Seicento, conferisce un tocco di magia a tutto l’insieme.

Rollins Willard conclude la sua descrizione dell’artista con:

Qualunque opinione possa essere formata in merito ai suoi meriti assoluti, fu certamente di interesse dal punto di vista dello storico dell’arte come prova di una reazione nascente contro il naturalismo, e un ritorno ai vecchi principi dell’arte che il movimento naturalistico scacciò. favore.

 

 

Mario De Maria
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