LIBERO ANDREOTTI

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LE QUOTAZIONI di LIBERO ANDREOTTI

Le preziose opere scultoree in bronzo di Libero Andreotti, dall’imponenza magnifica, si collocano in un ambito di quotazioni pregiato. Le creazioni di alta qualità, di dimensioni generose, possono fregiarsi di un valore compreso tra i 11.000 e i 21.000 euro.

Nel periodo iniziale del suo fervido talento fiorentino, le opere mostrano una valutazione più contenuta. Le sculture in bronzo, dall’incantevole carattere liberty, svelano un prezzo compreso tra i 3.500 e i 6.500 euro.

Ma è dopo il suo soggiorno a Parigi che lo stile di Andreotti raggiunge la sua maturità e conquista il mercato nazionale. I suoi capolavori, autentici tesori, possono addirittura superare il valore di 21.000 euro. I lavori più piccoli, realizzati con maestria in bronzo, terracotta o gesso, sono valutati in genere intorno ai 2.500 euro.

Tuttavia, per una stima accurata, occorre considerare la qualità delle fusioni, il periodo di creazione e la perfetta conservazione delle opere. Pertanto, ci raccomandiamo vivamente di contattarci per ottenere una valutazione precisa e dettagliata.

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N.B. Le precedenti valutazioni sono puramente indicative, e per una stima corretta e gratuita si prega di inviare una foto ai nostri esperti.

RIEPILOGO QUOTAZIONI INDICATIVE LIBERO ANDREOTTI

Tipologia opere Dimensione/ periodo
Quotazione
Bronzo liberty 3.500 – 6.500 Euro
Bronzo – Terracotta – Gesso piccole intorno ai 2.500 Euro
Bronzo medie 11.000 – 21.000 Euro

 


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BIOGRAFIA DI LIBERO ANDREOTTI

Libero Andreotti scultore
Libero Andreotti scultore

Libero Andreotti, nativo di Pescia nel 1875 e scomparso a Firenze nel 1933, fu un animo dalla precoce sensibilità artistica. Cresciuto in una modesta famiglia pesciatina, sin da giovane manifestò una profonda inclinazione per l’arte. Tuttavia, le circostanze economiche che lo affliggevano non gli permisero di dedicarsi liberamente alla sua passione fin da principio. Nella sua lunga carriera conobbe i pittori Giuseppe Fattori e Gaetano Previati dai quali si ispirò.

Inizialmente, si guadagnò da vivere come abile fabbro, poi come esperto tornitore, ma l’ardente desiderio di sfidare il destino lo spinse verso Palermo, in cerca di fortuna. Qui, trovò occupazione in una prestigiosa libreria, cogliendo nel contempo l’opportunità di illustrare alcune pubblicazioni locali. La sua inclinazione non si esauriva soltanto nell’ambito artistico, ma si estendeva anche alla poesia, tanto da intraprendere una fervida corrispondenza epistolare con l’illustre Giovanni Pascoli.

I VIAGGI:

Nel lontano 1899, Libero Andreotti intraprende un avventuroso viaggio verso Firenze, una città che si erge maestosa nel suo splendore. Giunto a destinazione, trova occupazione come umile assistente in una tipografia, ma il suo animo ribelle e creativo lo spinge verso nuovi orizzonti. È così che si lascia conquistare dall’arte del disegno e della pittura, aprendo le porte della sua anima all’espressione artistica.

L’anno 1902 rappresenta una svolta epocale nella vita di Libero Andreotti, quando finalmente il destino gli sorride e gli offre un’opportunità irripetibile. Lo stimato scultore e mecenate Mario Galli gli apre le porte del suo studio, accogliendolo con generosità e riconoscendo il suo talento innato.

È qui, in questo luogo intriso di ispirazione e creatività, che Libero Andreotti si dedica anima e corpo all’arte della scultura. Le sue mani abili modellano l’argilla con maestria, dando vita a forme sinuose e affascinanti, in perfetto stile liberty. Solo tre anni dopo, con orgoglio, espone le sue opere alla prestigiosa Biennale di Venezia, catturando l’attenzione degli esperti e del pubblico.

LA SUA CELEBRAZIONE:

La sua fama si propaga come un incantesimo, e nel 1906 raggiunge la città di Milano, dove il celebre Alberto Grubicy non può fare a meno di rimanere affascinato dalla sua arte straordinaria. Il suo talento lo porta persino oltre i confini italiani, a Parigi, dove decide di trasferirsi dal 1909 al 1914. È in questa città di luce e arte che la sua ricerca artistica raggiunge l’apice, le sue sculture si fanno possenti e avvolgenti, avvicinandosi alle opere del rinomato Aristide Maillol.

Tuttavia, la sua patria lo chiama a sé nel 1914, e Libero Andreotti fa ritorno in Italia, dove abbraccia la purezza formale che caratterizzava il glorioso Quattrocento toscano. Con una maestria degna dei grandi maestri del passato, riporta in vita la memoria scultorea di Jacopo della Quercia, plasmando statue a tutto tondo e affascinanti bassorilievi. Nonostante le ferite e le cicatrici della Prima guerra mondiale, trova serenità e realizzazione come insegnante di plastica presso l’Accademia di Firenze.

Per tutti gli anni Venti e Trenta, Libero Andreotti continua a creare opere di un equilibrio sublime, pervase da una classicità senza tempo. Partecipa con orgoglio a numerose esposizioni di rilievo, incantando gli occhi degli spettatori nelle magnifiche cornici di Firenze, Roma, Venezia e Milano. La sua vita e la sua arte si fondono in un abbraccio eterno quando, nel cuore di Firenze, nel 1933, si spegne la sua fiamma creativa. Ma la sua eredità, le sue sculture che incarnano la bellezza e l’armonia, rimarranno indelebili nella memoria dell’arte italiana.

IL SOGGIORNO IN FRANCIA E IL PERIODO LIBERTY:

La brillante carriera artistica di Libero Andreotti si avvia in modo inusuale, con un ritardo rispetto alla norma. A venticinque anni, decide finalmente di dedicarsi completamente alla scultura, immergendosi nella vivace atmosfera artistica di Firenze. Sorprendentemente, in tempi brevi, raggiunge risultati straordinari.

Inizialmente, si lascia influenzare dallo stile liberty, come dimostrano le sue opere esposte alle prime Biennali in cui partecipa. Alla Biennale del 1905, presenta “L’Alba”, seguita da “Purosangue” nel 1907 e “Le Parche” nel 1909.

Le sue sculture seguono una linea sinuosa e armoniosa, con figure slanciate che si adattano perfettamente allo stile liberty. “Le Parche”, di raffinata reminiscenza classica, sono sottili e poetiche, sebbene ancora immature. La stessa considerazione vale per “Purosangue”, in cui la sinuosità levigata del ragazzo si contrappone alla lavorazione grezza del cane, ricco di movimenti luminosi.

Quando nel 1909 arriva a Parigi, Andreotti abbraccia una sintesi maggiore, rendendo le sue figure più equilibrate e presenti. Per un periodo, subisce l’influenza della ricerca primitiva ed esotica, che affascina sia i cubisti che gli espressionisti.

Alla Biennale del 1910, espone ancora figure esili e leggiadre come:

  • Lucertolina;
  • Madame Herosse;
  • La gatta;
  • Adolescente.
  • Invocazione;
  • Gorgone.

UNA MAESTOSA SCULTURA, ROBUSTA E ARMONIOSA, CHE INCARNA L’ELEGANZA DEL RINASCIMENTO FIORENTINO DEL XV SECOLO:

Tornato in Italia nel 1914, Libero Andreotti ritrova la sua dimensione linguistica ideale. Egli la ricerca nelle sue radici, nel Quattrocento toscano, un’epoca non solo scultorea, ma anche pittorica. Piero della Francesca, con il suo equilibrio formale, il ritmo melodioso degli spazi, la raffinatezza artistica, lo influenza tanto quanto Jacopo della Quercia con la sua solidità.

Nel 1921, tiene la sua prima mostra personale presso la prestigiosa Galleria Pesaro di Milano, in cui espone quarantanove opere.

Nei loro profili, nelle loro sinuosità, nella loro gestualità dolce o decisa, stabile o in movimento, si manifesta sempre un perfetto equilibrio. Con grande maestria, egli distribuisce il peso e il contrappeso, il pieno e il vuoto, il concavo e il convesso da ogni angolazione delle sue sculture, le quali, nella loro ricca varietà, dimostrano ancora una volta che l’arte è verità, ordine e misura, un’educazione, un rigore.”

LE DONNE NELLA LORO MAESTOSITA’:

Così, emergono la maestosità, l’eleganza e l’equilibrio nel rappresentare donne dal carattere fisico potente. Esempi di ciò sono Venditrice di limoni, Giovinetta che esce dal bagno, Donna seduta, Donna che dorme, Gruppo tragico e Baccante.

Le forme si rivelano possenti e presenti: la leggiadria dei primi anni si è dissolta, lasciando spazio a una compostezza più marcata. Alla Fiorentina Primaverile del 1922 presenta otto opere, tra cui Il pettine spagnolo, Popolana che si stira, Donna che saluta, Donna sul sacco, La madre.

Nel 1924, alla Biennale, invia Madonna con Bambino, una fusione tra suggestioni primitive e armonia quattrocentesca dalle linee fortemente spezzate. A essa si accompagna una Giovinetta, mentre nel 1928 emerge un Cristo risorto, Fortezza e Giustizia.

Partecipa alla sua ultima Biennale nel 1930, presentando Brandano il pescatore. Il 1933, l’anno della sua morte, lo vede protagonista della mostra fiorentina con ben diciannove opere. Tra queste si annoverano Ritratto di giovane donna, Aldo che lavora, una serie di studi e Bagnante.

Mori a fircnze il 4 aprile del 1933.

 

Libero Andreotti Eva in bronzo
Eva in bronzo

 

Libero Andreotti - Adamo in bronzo
Libero Andreotti – Adamo in bronzo

 

Libero Andreotti La casta Giulietta in bronzo
La casta Giulietta in bronzo

 

Libero Andreotti Le furie di Oreste in gesso
Libero Andreotti – Le furie di Oreste in gesso

 

Libero Andreotti - Donna dai Cembali in bronzo
Donna dai Cembali in bronzo

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