GIUSEPPE BERTINI

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BIOGRAFIA DI GIUSEPPE BERTINI

Giuseppe Bertini
Giuseppe Bertini

Giuseppe Bertini è nato nel 1825 e deceduto nel 1898, è stato un pittore italiano, attivo nella sua città natale, Milano.

Nato a Milano nel 1825 e scomparso nel 1898, Giuseppe Bertini è stato un talento precoce nel campo dell’arte. Figlio del fondatore della rinomata azienda di vetrate artistiche “Bertini, Brenta e C.”, sin da bambino si è avvicinato al disegno e alla pittura con passione e dedizione.

Mentre collaborava con il fratello Pompeo per far crescere l’impresa di famiglia, Giuseppe Bertini ha coltivato il suo talento artistico presso l’illustre Accademia di Brera. Qui, ha avuto l’onore di apprendere dagli insigni maestri Giuseppe Bisi e Luigi Sabatelli, che hanno contribuito a plasmare la sua formazione artistica.

All’aprirsi del decennio degli anni Quaranta, l’artista, allora nell’incantevole fiore dei suoi vent’anni, si è visto coronare dei primi, e più che meritati, elogi in virtù del suo talento senza pari. Un luminoso esempio di tale riconoscimento è stato il prestigioso Premio Mylius per le arti industriali, che gli è stato assegnato in virtù di una magnifica composizione vetrata che ritraeva la raffigurazione sublime della Sacra Famiglia in fuga verso l’Egitto. Questo riconoscimento ha rappresentato una conferma tangibile della sua padronanza assoluta nell’arte delle vetrate, oltre a gettare le basi per una futura carriera che si sarebbe sviluppata, nel corso degli anni a venire, in un trionfo di successi senza eguali.

La pittura e le vetrate artistiche:

Nel 1844, l’artista si vede attribuire il prestigioso primo premio in un concorso di pittura, che gli vale l’approvazione unanime da parte della critica, la quale lo riconosce come un degno successore di Francesco Hayez nell’arte della pittura di storia dal carattere romantico.

Tra il 1848 e il 1849, intraprende un viaggio formativo a Roma in compagnia del suo caro amico Eleuterio Pagliano, e al suo ritorno a Milano, apre uno studio di pittura. Nel frattempo, dopo la morte del padre, assume la direzione artistica dell’azienda, affiancato dal fratello che si occupa dell’amministrazione.

In questo periodo, l’arte pittorica di Giuseppe Bertini si unisce armoniosamente con i suggestivi motivi delle vetrate artistiche. Affascinanti scenari storici e letterari, in particolare quelli di stampo dantesco, emergono in modo magistrale, conducendolo verso una straordinaria affermazione all’Esposizione Universale di Londra del 1851.

Le raffinate tematiche neogotiche si amalgamano perfettamente con la fervida vitalità del Risorgimento italiano, grazie soprattutto a una pittura che si discosta dall’accademismo e abbraccia la brillantezza cromatica alla stregua di Hayez. L’opera di Bertini risplende di emozioni, vitalità, vibrante espressività e impeccabile maestria.

I primi successi:

Nell’universo affascinante dell’arte e dell’artigianato, emerge la figura di Giuseppe Bertini, un maestro nell’ornamentazione di spazi, nella creazione di magnifiche vetrate e nella pittura su tela. Le sue straordinarie abilità gli valgono commissioni di prestigio e incarichi dal rinomato Gian Giacomo Poldi Pezzoli. Quest’ultimo, oltre a affidargli la creazione di affascinanti vetrate artistiche per la sua dimora, lo onora nominandolo consigliere e custode della sua inestimabile collezione d’arte che donerà in seguito a Milano.

Verso la metà degli anni Cinquanta, dopo aver dedicato il suo talento alla creazione di maestose vetrate per il Duomo di Como e Milano, Bertini prende la decisione di concentrarsi quasi esclusivamente sulla pittura. I suoi soggetti prediletti sono quelli intrisi di romanticismo e legati al mondo storico-letterario.

I successi dell’artista si susseguono incessantemente: dalla partecipazione all’Esposizione Universale di Parigi del 1855 alla nomina a membro del consiglio all’Accademia di Brera. Giuseppe Bertini diventa l’ispiratore e il punto di riferimento della cultura milanese del periodo risorgimentale.

Sempre presente alle rinomate mostre di Brera, nel 1870 espone anche alla Mostra Nazionale di Parma e nel 1881 a quella di Milano. La sua pittura, che unisce con maestria una rappresentazione intensa e filologica di ambientazioni storiche a una sorprendente varietà di stili, sia nell’uso dell’olio che dell’affresco, consacra Giuseppe Bertini come uno dei più illustri pittori milanesi dell’Ottocento.

Il periodo all’Accademia di Brera:

Tra il 1848 e il 1860 fu occasionalmente impiegato come istruttore nell’Accademia di Brera e, nel riorganizzarsi di quell’istituzione nel 1860, fu posto definitivamente a capo di una delle due scuole di pittura, (Hayez era responsabile dell’altro), e continuò a tenere la sua cattedra fino alla fine del 19 ° secolo. Giuseppe Barbaglia, Cesare Bertolotti, Emilio Cavenaghi, Francesco Filippini, Andrea Fossati, Pietro Michis e Lodovico Pogliaghi furono tra i suoi allievi. Pompeo Bertini, suo fratello, realizzava talvolta vetrate con disegni di Giuseppe.

Dipinse il sipario in collaborazione con Raffaele Casnedi per il teatro della Scala nel 1862.

Nel 1860, Giuseppe Bertini, dopo aver conquistato la prestigiosa posizione di insegnante di pittura presso l’illustre Accademia di Brera, prende il testimone da Hayez, e inizia un periodo di splendore nella sua carriera artistica. Questo incarico di grande prestigio lo accompagna fino alla fine dei suoi giorni. Nonostante le numerose commissioni e i successi che riscuote nel campo dell’arte, Bertini trova ancora il tempo di dedicarsi con passione alla sua attività di produzione di vetrate artistiche.

Ma è nel 1882 che avviene un ultimo e fondamentale evento nella vita di Bertini, già densa di riconoscimenti: viene nominato direttore della rinomata Pinacoteca di Brera, assumendo così l’importante compito di ristrutturare e riorganizzare le preziose collezioni d’arte. Giuseppe Bertini si spegne a Milano nel 1898, all’età di settantatré anni, lasciando un’eredità artistica senza tempo, che continuerà a ispirare le generazioni future.

La pittura a Milano, tra storia e letteratura:

Nel lontano 1844, in giovane e talentuoso artista di nome Giuseppe Bertini conquistò un trionfo senza precedenti nella sua carriera pittorica. Fu un trionfo sublime, quando vinse il Gran Premio di pittura grazie alla sua magnifica opera “Dante e frate Ilario”, una sublime rappresentazione dipinta su tela. Da quel momento in poi, il maestoso universo dantesco avrebbe per sempre caratterizzato la sua straordinaria parabola artistica, sia nel regno della pittura che nell’arte sublime delle vetrate.

Nel fatidico anno 1851, affiancato dal suo compagno d’arte Pagliano, Bertini intraprese un entusiasmante viaggio verso le terre inglesi, dove ebbe la fortuna di assaporare un altro trionfo significativo. Fu nell’ambito dell’Esposizione Universale di Londra che il suo genio si rivelò ancora una volta, brillando con splendore e degnità. Fu lì, in quel contesto magico, che Bertini presentò al mondo una straordinaria vetrata intitolata “Il trionfo di Dante”, un’opera maestosa e intrisa di sublime bellezza. Oggi, tale meraviglia artistica è conservata con rispetto e devozione presso l’illustre Biblioteca Ambrosiana di Milano.

La strada artistica percorsa da questo straordinario pittore è stata affascinante e ricca di diversità. Egli si è dimostrato particolarmente abile nell’arte della ricostruzione, dettagliata e filologicamente precisa, di ambientazioni appartenenti a epoche differenti. La sua maestria si è distinta soprattutto nel dipingere scenari affascinanti che spaziano dalle atmosfere medievali alle magnifiche sfumature bizantine.

La passione per l’antichità:

La sua passione per l’antichità e la sua maestria tecnica sono evidenti anche nelle sue opere di allestimento. Ad esempio, insieme a Luigi Scrosati (1815-1869), nel 1853 realizza il Gabinetto Dantesco in stile neogotico.

L’anno successivo, espone a Brera un soggetto letterario commissionato dal marchese Giulini troviamo:

  • La Parisina, tratto da Byron;
  • Il ritorno di Lucia e Renzo dopo gli sponsali;
  • La Pazzia di Ofelia;
  • Effigie di sua Maestà il Re Vittorio Emanuele II.

Nel lontano 1869, Giuseppe Bertini, abile artista, dà vita a un capolavoro di grande rilevanza storica: “Leonardo ritrae Beatrice d’Este”. Quest’opera, ricca di fascino e suggestione, trasuda l’essenza di un tempo passato. Ma il suo genio creativo non si ferma qui. Nel lontano 1892, il talentuoso pittore ci sorprende nuovamente con un’opera intitolata “Il pittore Francesco Guardi, rivale del celebre Canaletto, espone orgogliosamente i suoi preziosi dipinti a un affascinato Alessandro Volta, spiegando con maestria la meraviglia della Pila a un incantato Napoleone, all’epoca ancora primo Console”.

È innegabile che i soggetti romantici siano diventati una vera e propria firma di Giuseppe Bertini. Negli anni Settanta, l’artista si spinge oltre, affrontando anche temi di grande attualità sociale attraverso i suoi dipinti intrisi di profonda urgenza. Opere come “La macerazione della canapa” e “Lo zappatore” si fanno portavoce di questioni sociali che richiedono attenzione e riflessione.

Tra i ritratti più memorabili realizzati da Bertini emergono con prepotenza il delicato “Ritratto di bambina”, in grado di catturare l’innocenza e la grazia giovanile, il sublime ritratto della Contessina Bice Barabino Belgioioso, che ne svela l’eleganza e la forza di carattere, e infine il suggestivo “Ritratto di Alessandro Finzi”, in cui l’artista cattura l’anima e la personalità del soggetto con maestria e profonda introspezione.

 

 

Giuseppe Bertini Galileo Galilei e il Doge di Venezia
Giuseppe Bertini – Galileo Galilei e il Doge di Venezia

 

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