GALILEO CHINI

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QUANTO COSTANO I QUADRI DI Galileo Chini

Artista versatile, le sue creazioni ceramiche sono valutate mediamente tra i 600 e i 5.500 euro. I dipinti di dimensioni generose, appartenenti alle correnti simboliste o secessioniste, sono quotati tra i 11.000 e i 52.000 euro circa. Un record da menzionare è rappresentato da una magnifica tela, dipinta nel 2012, ambientata a Bangkok, che ha raggiunto la cifra di 60.000 euro. Da apprezzare sono anche i suggestivi paesaggi, le commoventi nature morte e le suggestive marine, realizzate successivamente al 1930, che vengono stimate tra i 1.100 e i 4.200 euro circa.

Siamo a disposizione tramite il nostro perito ed esperto d’arte per stimare e valutare gratuitamente le opere di Galileo Chini.

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Riceverete una risposta il prima possibile, in linea con il valore di mercato attuale secondo le nostre accurate considerazioni.
Ci riserviamo di valutare l’acquisto del quadro se risulta di nostro interesse.

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QUOTAZIONI E PREZZI INDICATIVE GALILEO CHINI

Tipologia opere Dimensione Quotazione
Olio su tela – simboliste – secessioniste grandi 11.000 – 52.000 Euro
Creazion iceramiche medie 600 – 5.500 Euro
Olio su tela – record tela bangkok medie -grandi 60.000 Euro
Olio su tela – nature morte – marine medie 1.100 – 4.200 Euro

 


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BIOGRAFIA DI GALILEO CHINI

Galileo Chini
Galileo Chini

Galileo Chini è nato nel 1873 e deceduto nel 1956, è stato un decoratore, designer, pittore e vasaio italiano.

Membro di spicco del movimento “Arte Nuova”, ha insegnato arti decorative all’Accademia di Belle Arti di Firenze.

Telemaco Signorini divenne amico di Galileo Chini instaurando con lui fin dai primi approcci un’amicizia da cui ricavò consigli e insegnamenti. Chini attraverso le sue opere, metterà in evidenza le tradizioni dei pittori di paesaggi toscani, tra cui Giovanni Fattori, Telemaco Signorini e Silvestro Lega.

Dopo aver ultimato le scuole elementari, s’iscrive alla scuola d’arte, che frequenterà con buoni risultati per oltre un anno, mettendo in pratica quello che aveva appreso, restaurando e affrescando pareti. Dopo la morte del papà, continuò a frequentare più intensamente lo zio, imparando nuove tecniche.

Su consiglio del pittore Giulio Bargellini suo amico, si iscriverà, verso il 1890 alla Scuola libera di Nudo all’Accademia Belle Arti di Firenze, dove conoscerà Plinio Nomellini, Ludovico Tommasi, Giuseppe Graziosi, Libero Andreotti e altri, frequentando il Circolo degli Artisti.

Le sue prime opere:

È stato responsabile di numerosi dipinti e decorazioni nella Cappella Brandini a Castelfiorentino, nella chiesa di San Francesco de Ferri a Pisa e nella Sala del Trono Ananta Samakhom a Bangkok.

La sua opera teatrale comprendeva la progettazione di scenografie per la prima europea dell’opera di Puccini, Gianni Schicchi a Roma nel gennaio del 1919, e la prima mondiale della sua Turandot a Milano nel 1926.

Ha anche creato i set per le anteprime dell’opera La cena delle beffe di Umberto Giordano a Milano nel 1924 e l’omonima opera di Sem Benelli su cui era basata l’opera a Roma nel 1909.

La forma di Galielo Chini è praticamente unica nel panorama dell’arte italiana. Galileo Chini è nato a Firenze da Elio, sarto e dilettante suonatore di flicorni e da Aristea Bastiani. Dopo la morte del padre, si iscrive alla Scuola d’Arte di Santa Croce, a Firenze, dove frequenta i corsi di decorazione.

I primi periodi:

Ha iniziato a lavorare nella fabbrica chimica di Pegna, in seguito come apprendista decoratore nel settore del restauro del suo zio paterno Dario. Ha continuato come apprendista fino al 1895, frequentando i laboratori di Amedeo Buontempo e Augusto Burchi, entrambi pittori attivi in ​​quegli anni a Firenze, oltre alla compagnia dello zio.

Dal 1895 al 1897 frequenta occasionalmente la Libera Scuola di Nudo all’Accademia di Belle Arti di Firenze senza ottenere alcun diploma, e considera sempre se stesso al culmine della sua formazione un autodidatta totale. In questo stesso periodo incontra la giovane Elvira Pescetti che diventa sua moglie.

A Firenze nel 1896 fondò la fabbrica “Arte della Ceramica” insieme a Giovanni Vannuzzi, Giovanni Montelatici, Vittorio Giunti, Vincenzo Giustiniani e Giuseppe Gatti Casazza. Nel 1897 il Comune di San Miniato incaricò Dario Chini di restaurare gli affreschi nella Sala del Consiglio Comunale. A causa della morte di Dario Chini, l’incarico passò a Galileo che terminò i lavori entro il novembre 1898. Nella parte interrata dei dipinti, Galileo si concedeva una maggiore libertà di esecuzione, inserendo il profilo di alcune figure nel falso marmorino.

Nel luglio 1898, mentre lavorava nel Comune di San Miniato, Galileo fu chiamato a visionare alcuni dipinti trovati circa venti anni fa all’interno della chiesa di San Domenico. Eseguendo ulteriori saggi nelle cappelle laterali, scoprì i dipinti quattrocenteschi della Cappella Rimbotti, che fu incaricato di restaurare. L’opera nella chiesa domenicana è durata fino al 1900, dove nel frattempo è stato anche incaricato del restauro della Cappella del Rosaio e della Cappella Roffia-Del Campana, dove gli affreschi furono irrimediabilmente persi, Galileo Chini non esitò a togliere l’intonaco e a procedere con nuove decorazioni.

Nel 1899 sposò Elvira. Hanno avuto il primo figlio, Isotta, nel 1900 e un secondo figlio, Eros, nel 1901.

Le mostre internazionali:

Per le opere in ceramica è stato premiato alle mostre internazionali di Bruxelles, San Pietroburgo e St. Louis, ma nel 1904 ha abbandonato la vecchia manifattura “Arte della ceramica” a causa delle differenze con la direzione. Due anni dopo, insieme al cugino Chino, fonda le “Fornaci di San Lorenzo” nel Mugello, che realizzano ceramiche e vetrate artistiche ma anche arredi interni e design di mobili in legno decorati con piastrelle, ceramiche e vetri.

Le esposizioni in Italia e all’estero:

Ha continuato a esporre in più occasioni, sia in Italia che all’estero. Fino al 1905 si impegnò in una serie di decorazioni e restauri nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Firenze, nonché in una serie di affreschi all’Hotel Cavour e al Grand Hotel La Pace a Montecatini. A Milano, in Via Settembrini 11, nel Palazzo Pathé i suoi mosaici sono ben conservati.

Nel 1907 espose alla Biennale di Venezia. Dal 1908 al 1911 ha ricoperto la cattedra del Corso di Decorazione presso l’Accademia d’Arte di Roma. Allo stesso tempo ha iniziato le sue prime collaborazioni come scenografo teatrale.

Tra il 1907 e il 1909 fu di nuovo a San Miniato, dove gli fu affidato il compito di decorare la volta della sala da biliardo del Club ricreativo, annessa al teatro cittadino.

Nel 1910 il re Chulalongkorn del Siam, Rama V, mandò Carlo Allegri, allora capo ingegnere presso il Ministero dei Lavori pubblici del Siam, in Italia, con l’incarico di trovare un pittore per il nuovo Palazzo del Trono a Bangkok. Il contratto fu firmato a Firenze nel 1910 tra Galileo Chini e Carlo Allegri.

Chini affrescò la sala del trono nel nuovo palazzo Ananta Samakhom e dipinse una serie di ritratti di Rama VI. Tornò dal regno di Siam nel 1913 riportando in Italia una serie di opere paesaggistiche e ambientali, che espose nel 1914 alla Secessione romana. Ha anche segnalato una collezione di cimeli orientali che ha donato al Museo Etnografico dell’Università di Firenze nel 1950.

Insegnante al Corso Ornato:

Nel 1915 insegnò al Corso Ornato della Reale Accademia di Belle Arti di Firenze. Negli anni seguenti ha affrescato il Palazzo Comunale di Montecatini Terme e la Camera di Commercio di Firenze. Nel frattempo intensifica l’attività di scenografo, arrivando alle prime collaborazioni con Giacomo Puccini per Gianni Schicchi.

Tra il 1919 e il 1924, è stato responsabile delle decorazioni per le Terme di Berzieri e nel 1921 espose alla prima Biennale romana e di nuovo nel 1924 alla Biennale di Venezia. Tornò a lavorare con Puccini per Turandot.

Nel 1925 abbandona la carica di direttore artistico presso la fabbrica di ceramiche Fornaci San Lorenzo, ruolo che si terrà dal 1925 al 1943 da Tito Chini, figlio del cugino Chino, con cui Galileo, dopo l’esperienza con l’Arte della Ceramica, aveva iniziato la produzione di Borghigiana.

L’anno dopo si occupò delle decorazioni per il Grand Hotel des Thèrmes a Montecatini e per le stanze della motonave Augustus.

Nel 1927 ottiene la cattedra di decorazione pittorica presso la Scuola di Architettura di Firenze e nel 1928 affrescò la sede milanese della compagnia eletrtica di Montecatini. Due anni dopo tornò alla Biennale di Venezia e, per tutto il decennio, si dedicò principalmente all’esibizione delle sue opere in mostre personali, in Italia e all’estero. Nel 1938, quindi, lasciò l’insegnamento per limiti di età.

Il periodo della guerra:

Continuò ad organizzare mostre personali fino al 1942, quando fu incaricato della decorazione della grande sala interna del Palazzo della Camera della Camera di Commercio di Bologna. Nel 1945 regalò al Comune di Firenze una serie di dipinti raffiguranti la vista delle aree della città distrutte durante la guerra.

L’anno successivo sua figlia Isotta morì e, negli anni successivi, la sua attività fu progressivamente ridotta a causa di gravi problemi alla vista che lo portarono alla cecità.

Nel 1951 espone all’Esposizione Internazionale d’Arte Sacra di Roma, e l’anno successivo Firenze gli dedica una retrospettiva. Espone nuovamente a Roma, per la mostra contemporanea d’Arte, nel 1954 ea Bogotà, in Colombia. Galileo Chini morì il 23 agosto dello stesso anno nella sua casa-studio in via del Ghirlandaio 52, a Firenze. È sepolto nel cimitero monumentale dell’Antella.

Apprezzato da sempre da una ristretta cerchia di estimatori, negli ultimi anni il lavoro di Chini ha vissuto un’attenta rivalutazione. La mostra a lui dedicata nel 2006 è stata ospitata dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.

 

Piastrella con firma della Manifattura Chini di Borgo San Lorenzo, 1911
Piastrella con firma della Manifattura Chini di Borgo San Lorenzo, 1911

 

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