EDOARDO DALBONO

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LE QUOTAZIONI di Edoardo Dalbono

Le opere d’arte realizzate con acquerelli su carta sono valutate tra i 600 e i 1.600 euro, mentre i delicati dipinti impressionisti su tavola sono apprezzati tra i 1.200 e i 3.200 euro. I quadri che ritraggono incantevoli scene marine o pittoreschi passaggi con persone comuni sono stimati tra i 5.500 e i 10.500 euro, a seconda della ricchezza della composizione e delle dimensioni dell’opera. Tuttavia, le cifre possono superare i 10.000 euro per i veri capolavori.

Le opere che raffigurano paesaggi storici, scene simboliste o orientaliste sono meno apprezzate sul mercato. È importante notare che il mercato delle opere d’arte è esclusivamente legato alla regione partenopea.

Le valutazioni delle opere possono subire notevoli oscillazioni a causa di diversi fattori, come il soggetto rappresentato, il supporto utilizzato, il periodo storico, le dimensioni, la qualità, lo stile e la tecnica impiegata.

N.B. Le precedenti valutazioni sono puramente indicative, e per una stima corretta e gratuita si prega di inviare una foto ai nostri esperti.

RIEPILOGO QUOTAZIONI INDICATIVE EDOARDO DALBONO

Tipologia opere Dimensione Quotazione
scene marine o pittoreschi passaggi medie 5.500 – 10.500 Euro
acquerelli su carta medie 600 – 1.600 Euro
dipinti impressionisti medie 1.200 – 3.200 Euro
Capolavori medie oltre i 10.000 Euro

 


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BIOGRAFIA DI EDOARDO DALBONO

Edoardo Dalbono
Edoardo Dalbono

Edoardo Dalbono è nato il 10 dicembre 1841 – e deceduto il 23 agosto 1915, è stato un pittore italiano nato a Napoli.

Proveniva da una famiglia di intellettuali e sin da giovane venne avviato agli studi artistici. Nel suggestivo anno 1850, a Roma, ebbe l’opportunità di apprendere i primi elementi del disegno dalle sapienti mani dell’incisore Marchetti. Tuttavia, la svolta decisiva si ebbe quando Dalbono giunse a Napoli e venne a contatto con il rinomato Nicola Palizzi, che non solo gli insegnò l’arte del disegno, ma anche l’importanza dello studio dal vero.

La sua carriera artistica raggiunse traguardi di prestigio: nel 1897, ottenne la cattedra di pittura presso l’Istituto di Belle Arti di Napoli, e nel 1905 fu nominato curatore della Pinacoteca del Museo nazionale di Napoli, un incarico che onorò con dedizione e passione.

Le sue capacità:

Oltre alla sua brillante carriera pittorica, Dalbono si distinse come illustratore di riviste di rilievo, donando un tocco artistico unico ai loro contenuti. Non si limitò solo a ciò, ma sperimentò anche l’arte poetica, adornando con la sua maestria componimenti di illustri autori, tra cui spicca il nome di Salvatore Di Giacomo. La sua abilità e talento furono riconosciuti e apprezzati anche da Gabriele D’Annunzio, che lo incoraggiò con fervore.

La sua vita artistica giunse al termine nella città che tanto amò, Napoli, nel 1915, lasciando un’eredità di bellezza e genialità che ancora oggi incanta gli amanti dell’arte.

Figlio di uno scrittore e critico d’arte padre e poeta madre, Edoardo Dalbono frequentò il L’istituto d’arte di Napoli nel 1853, ma poco dopo lo lasciò per entrare nello studio di Nicola Palizzi. Nel 1859 partecipa alla Mostra di Belle Arti al Real Museo Borbonico vincendo la medaglia d’argento; si interessò quindi alla Scuola di Resina e alla sua ricerca artistica incentrata su studi sulla vita della natura.

Nel 1867 iniziò a mostrare regolarmente i suoi lavori alla Società Promotrice di Belle Arti di Napoli e in altre mostre; vinse la medaglia d’argento all’Esposizione Nazionale dell’Accademia di Belle Arti di Parma nel 1870 con una pittura storica e la medaglia di bronzo alla mostra internazionale di Vienna del 1873. Dal 1878 al 1888 visse a Parigi e, con l’aiuto di il suo amico Giuseppe De Nittis, ha stipulato un contratto con il gallerista Goupil.

La sua formazione artistica:

L’inizio del percorso artistico di Eduardo Dalbono è stato fortemente influenzato dalla figura del rinomato pittore napoletano Giacinto Gigantee, in generale, dalla rinomata Scuola di Posillipo. I principi e i temi fondamentali di questa scuola trovano eco nel suo capolavoro “Studio di un mulino”, che fu esposto con grande successo alla prestigiosa Mostra di Belle Arti borbonica del 1859.

Successivamente, negli anni Sessanta, Dalbono ha avuto l’opportunità di frequentare gli esponenti della rinomata Scuola di Resina, dove ha approfondito lo studio della rappresentazione realistica. Questo percorso lo ha condotto sulla strada dell’esperienza artistica realista napoletana e lo ha collegato all’attività dei macchiaioli fiorentini.

L’influenza di questa esperienza si riflette nel linguaggio artistico di Dalbono, soprattutto nei suoi paesaggi che richiamano l’autenticità delle paludi palizziane. Un esempio significativo di questa influenza è rappresentato dall’opera “Sulla terrazza”, che attualmente è esposta presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

Le influenze artistiche:

L’interesse di Edoardo Dalbono si apre presto anche verso la pittura storica e l’insegnamento di Domenico Morelli, lasciandosi affascinare da tali orizzonti artistici. Grazie a questo stimolante incontro, nel 1868 espone le sue opere presso la prestigiosa Società Promotrice di Belle Arti e, nel 1870, all’Esposizione Nazionale di Belle Arti di Parma. Il suo capolavoro, intitolato “La scomunica di re Manfredi”, conquista il primo premio, suscitando ammirazione.

Con la sua meticolosa ricostruzione storica e architettonica del castello di Barletta, Edoardo Dalbono dimostra non solo interesse per temi realistici, ma anche una profonda curiosità verso quelli storici e mitologici.

Le diverse influenze artistiche che si riflettono nella sua opera emergono a partire dagli anni Settanta, contribuendo alla sua crescente fama critica. Nel 1871, alla Società Promotrice di Belle Arti di Napoli, espone un’altra magnifica creazione, intitolata “La leggenda delle sirene”, che manifesta la sua affinità con lo stile di Morelli, mescolando con abilità elementi immaginari e reali.

Nel dipinto, tre sirene riposano tra la spiaggia e l’acqua, invitando e seducendo i marinai di una nave che si avvicina, tutto ciò in un antro buio adornato di teschi. Quest’opera viene successivamente esposta all’Esposizione Universale di Vienna nel 1873, ottenendo il riconoscimento della medaglia di bronzo.

Altre influenze:

L’opera “La leggenda delle sirene” è chiaramente influenzata non solo da Morelli, ma anche da Mariano Fortuny. Fortuny risiedeva a Napoli nel 1863 e nel 1874, entrando in contatto e frequentando i membri della Scuola di Resina. La sua influenza su Eduardo Dalbono si manifesta principalmente attraverso l’utilizzo di una pittura eterea e virtuosistica, nonché nella scelta di temi legati al vivace folklore napoletano.

Questo “dipingere poetizzato” si riflette anche nelle illustrazioni delle tradizionali macchine da festa napoletane, come ad esempio nella “Macchina da festa con Bacco”, realizzata nella prima metà degli anni Ottanta. Quest’opera è un acquarello di ampio respiro, con tonalità delicate e fiabesche, in cui un imponente Bacco seduto su una botte si erge sopra le persone a bordo del carro, rappresentate con tocchi fantasiosi e tonalità delicate.

In questo dipinto, seguendo le orme di Fortuny, la pittura appare vibrante e caratterizzata da un uso variegato della tavolozza, andando oltre i colori scuri del realismo della Scuola di Resina. Questa pittura luminosa e vivace fa di Dalbono uno dei più importanti eredi delle innovazioni introdotte da Fortuny.

Il periodo Napoletano:

Nel 1878, Giuseppe De Nittis introduce Dalbono ad Adolphe Goupil, un mercante d’arte francese. Questo incontro stimola la produzione di diverse opere, soprattutto di soggetti folkloristici napoletani, come ad esempio “La spiaggia di Mergellina” del 1878. In quest’opera, ancora una volta, il tratto dell’artista si compone di lievi pennellate eteree.

“La spiaggia di Mergellina” cattura una scena di vita quotidiana, illuminata dalla caratteristica luce del Golfo di Napoli. Al centro del dipinto, troviamo donne che passeggiano sotto piccoli ombrellini, mentre umili pescatori preparano le loro lenze nelle modestissime imbarcazioni. A questi si aggiungono uomini che accendono fuochi sulla riva e bambini che si arrampicano su un albero secco, che funge da sfondo per l’intera composizione. Sullo sfondo, spiccano le pittoresche e caratteristiche case che si affacciano sul mare placido, riflettendosi nella sua superficie.

“La sposa” del 1879 è un altro dipinto commissionato da Goupil, e ciò si riflette nell’atmosfera mondana e gioiosa della composizione. Una sposa, all’interno di una casa del sud, è ornata di gioielli e indossa vesti preziose e colorate, simbolo dell’opulenza napoletana.

“La Canzone nova con parole e musica”, dipinto realizzato nella metà degli anni Ottanta, cattura nuovamente l’atmosfera festosa delle celebrazioni partenopee. Alcuni musicisti suonano strumenti tradizionali come il tamburello, mentre festeggiano l’Assunta in mare su piccole barche incredibilmente vivaci e variopinte.

Attraverso l’ampia gamma di colori selezionati e il suo tocco classico e sottile che sembra immergere tutti i protagonisti della scena in un delicato sogno floreale, Edoardo Dalbono si conferma ancora una volta come il pittore che trasforma la realtà in fantasia.

L’ultimo periodo:

Durante questo decennio è tornato in Italia più volte, soggiornando a Milano e Verona, e ha anche continuato l’attività che aveva iniziato anni prima come illustratore. Fu uno dei fondatori della Società Napoletana degli Artisti e in seguito del Circolo Artistico e nel 1897 fu nominato professore di pittura all’Accademia di Napoli. Ha continuato a mostrare le sue opere nelle mostre internazionali a Venezia nel 1895, a Saint Louis nel 1904 e a Roma nel 1911. Tra i suoi allievi c’era Carlo Brancaccio.

Morì a Napoli nel 1915

Tra i suoi allievi c’era Carlo Brancaccio.

 

Edoardo Dalbono Il Vesuvio
Il Vesuvio

 

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