DOMENICO AMMIRATO

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BIOGRAFIA DOMENICO AMMIRATO

Domenico Ammirato è nato a Napoli, il 1833 e deceduto dopo il 1891, ha trascorso i suoi primi anni di apprendistato artistico al Real Istituto di Belle Arti di Napoli, sotto la guida autorevole di Gabriele Smargiassi. Questo luogo è stato per lui non solo un centro di istruzione, ma anche un ambiente in cui la sua visione artistica ha cominciato a prendere forma e a sprigionare la sua creatività.

Il suo percorso si è evoluto seguendo le orme di Smargiassi, abbracciando sia gli insegnamenti accademici sia l’ispirazione liberatoria che emanava dalla Scuola di Posillipo. Si è dedicato anima e cuore alla pittura di paesaggio, creando una serie di opere che catturavano la bellezza del Golfo di Napoli, Posillipo e Sorrento.

I rapporti con il conte d’Aquila Luigi Borbone 

Un momento significativo nella sua crescita artistica è stato quando il conte d’Aquila Luigi Borbone lo ha notato, invitandolo a Palazzo Campofranco per impartire lezioni di disegno ai suoi figli. Il suo talento e la sua competenza lo hanno portato a diventare professore ordinario di pittura presso l’Istituto Internazionale di Napoli.

Parallelamente alla sua attività didattica, Ammirato si è dedicato alla creazione di piccole vedute su tavoletta, destinate al mercato turistico che affluiva a Napoli. Ha partecipato con regolarità alle Biennali Borboniche e successivamente alle Promotrici napoletane dal 1848 al 1891.

Il suo impegno nel mondo artistico lo ha portato anche a partecipare all’Esposizione di Firenze del 1875 e a quella di Palermo del 1892. Sulla sua vita privata e sulla data esatta della sua morte, le informazioni sono scarse e incerte, ma si presume che sia avvenuta dopo il 1892.

Domenico Ammirato: il pittore delle vedute romantiche del Golfo di Napoli

La gioventù di Domenico Ammirato è stata profondamente influenzata dal linguaggio artistico di Gabriele Smargiassi. Ancora studente, ha vinto il primo premio nella classe di pittura, ottenendo addirittura l’esenzione dalla leva militare. La sua prima esposizione alla Biennale Borbonica del 1848 ha segnato l’inizio ufficiale della sua carriera.

Ammirato ha presentato uno studio intitolato “Posillipo e Mergellina dalla via Crucis di Santa Maria in Portico”, mostrando abilmente lo stile ereditato dal suo mentore. Formatosi nell’ambiente artistico di Antoon Sminck van Pitloo, Smargiassi si è rivelato un insegnante più tradizionale rispetto a Giacinto Gigante, il quale, dal 1837, insegnava paesaggio proponendo sia lo studio dal vero che modelli classici come Philipp Hackert.

Sebbene l’approccio en plein air fosse fondamentale, Ammirato condivideva con Smargiassi una maggiore attenzione alla rifinitura nello studio. Questa impostazione pittorica si distingueva per una tradizionale e accademica rappresentazione delle vedute rispetto ad altri esponenti della Scuola di Posillipo.

L’influenza di Smargiassi sull’arte di Ammirato

L’organizzazione delle quinte arboree che incorniciano i paesaggi, pervasi da una luce rosata o dorata, regalava un senso di magia alle opere, trasmettendo un’emozione vibrante. Questo stile è stato adottato da molti degli allievi di Smargiassi, tra cui Domenico Ammirato.

Ne sono derivati quadri suggestivi, ricchi di giochi di luce e colori che hanno affascinato il pubblico. All’esposizione della Mostra Borbonica del 1851, Ammirato ha presentato l’emozionante “Veduta di Napoli da Capodimonte al tramonto del sole” e nel 1859 “Veduta del tempio di Venere a Baja”.

Dopo l’unificazione d’Italia, Ammirato ha continuato a esporre a Napoli, partecipando alle mostre della Promotrice. Nel 1863 ha presentato opere come “Mergellina veduta dalla Villa Nazionale” e “Veduta del Chiatamone dalla Villa Nazionale”. Negli anni successivi, ha esposto opere come “Napoli dall’altura di Sant’Antonio a Posillipo” nel 1867 e “Una terrazza nelle vicinanze di Napoli”.

Negli anni Settanta, Ammirato ha presentato impressioni vivide e luminose tratte dal vero. Opere come “Napoli da Villanova” nel 1871 e “Napoli da Chiaia in riva al mare” nel 1873 sono emblemi di questa fase della sua produzione artistica.

All’Esposizione di Firenze del 1875, ha esposto opere come “Capo di Serra della marina piccola”, “Tempio di Venere a Baja” e “Marchiaro a Posillipo (chiaro di luna)”. “Marina piccola di Sorrento” è stata presentata a Napoli nel 1879, mentre “Ruderi a Posillipo” è stata l’ultima sua opera esposta alla Promotrice del 1891. L’anno successivo a Palermo ha presentato una serie di quattro marine.

 

Alcune sue opere sono:

• Al chiaro di luna a Posillipo
• La Marina Piccola di Sorrento
• Sorrento da Capodimonte
• Veduta di Bagnolo
• Veduta di Posillipo