ATTILIO SELVA

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LE QUOTAZIONI di Attilio Selva

Attilio Selva, il rinomato scultore romano, è stato un maestro dell’arte con una straordinaria abilità esecutiva. La sua carriera fiorì in un contesto artistico unico, ad Anticoli Corrado. Le sue opere, sia in bronzo che in terracotta, sono oggetti di grande valore, con valutazioni che spesso superano le aspettative.

Sculture in Bronzo o Terracotta:

Le piccole sculture di Attilio Selva, realizzate con maestria, sono oggetto di grande ammirazione nel mondo dell’arte. La loro valutazione media si aggira intorno ai 2.000 euro, ma va notato che queste cifre possono variare notevolmente a seconda del soggetto rappresentato e della qualità esecutiva.

Grandi Composizioni Secessioniste:

Nel caso di grandi composizioni scultoree di carattere secessionista, i valori si alzano notevolmente. In questi casi, le stime possono facilmente superare i 20.000 euro, a dimostrazione dell’importanza e della rarità di tali opere.

Anche i gessi di Selva, sebbene meno costosi rispetto alle sculture in bronzo o terracotta, hanno un valore significativo, mediamente intorno ai 600 euro.

È fondamentale esaminare attentamente ogni singola opera di Selva, poiché ogni pezzo è unico e può avere un valore diverso.

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N.B. Le precedenti valutazioni sono puramente indicative, e per una stima corretta e gratuita si prega di inviare una foto ai nostri esperti.

QUOTAZIONI INDICATIVE ATTILIO SELVA

Tipologia opere Dimensione Quotazione
Bronzo o Terracotta medie intorno ai 2.000 Euro
Perioso secessionista grandi sopra i 20.00 Euro
Gessi medie intornoai 600 Euro

 


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BIOGRAFIA ATTILIO SELVA

Attilio Selva Il Pugile Foro Italico Roma
Attilio Selva Il Pugile Foro Italico RomaBIOGRAFIA ATTILIO SELVA

Attilio Selva è nato a Trieste il 1888  e deceduto a Roma il 1970, è stato uno scultore italiano, padre del pittore Sergio Selva.

L’Evocazione Artistica di Attilio Selva:

Nel cuore di Trieste, nel 1888, vide la luce Attilio Selva, membro di una rispettata famiglia della piccola borghesia locale. Tuttavia, la sua sete di conoscenza lo portò ben oltre l’orizzonte cittadino, fino a quando, dopo i primi anni di formazione, s’imbarcò in un viaggio verso la vivace Torino. Questa città, in tutto il suo splendore, fu il luogo dove il giovane Selva fece un incontro destinato a cambiare il corso della sua vita: Leonardo Bistolfi.

Il destino li unì alla Biennale di Venezia del 1905, dove Selva rimase incantato dall’arte di Bistolfi. Questa ispirazione lo spinse a bussare alla porta dell’atelier torinese del maestro, intraprendendo un viaggio artistico che avrebbe segnato profondamente la sua carriera.

Tre intensi anni, dal 1906 al 1909, furono dedicati al suo apprendistato con Bistolfi. In questo periodo fertile, Selva assorbì la saggezza del maestro e plasmò la sua formazione scultorea in modo unico e personale.

Il Nutrimento Culturale: Lo Studio in Villa Strohl-Fern:

Nello studio di Bistolfi, Selva non solo plasmò il marmo ma anche il suo spirito. Circondato da letterati e artisti, il luogo diventò il crocevia di culture e idee, in un’epoca in cui il movimento Liberty e la riscoperta della classicità erano all’ordine del giorno. Le prime opere di Selva presero vita in questo ambiente vibrante, anticipando il suo successivo trasferimento a Roma.

Il Viaggio Verso Roma e la Dimora in Villa Strohl-Fern:

Il 1909 segnò una tappa cruciale nella vita di Attilio Selva quando prese il treno per Roma, seguendo l’invito del suo amico pittore Felice Carena. Qui, fu accolto nel salotto intellettuale di Angelo Signorelli, frequentato da altre menti brillanti come Armando Spadini, Efisio Oppo e Ivan Meštrović.

Durante questo periodo, Selva non solo si immerse nella riscoperta del mondo classico, grazie agli insegnamenti dell’archeologo Giglioli, ma vide anche la sua arte prosperare sotto l’influenza delle opere di Meštrović e Auguste Rodin, esposte all’Esposizione Internazionale di Belle Arti del 1911.

Le Prime Espansioni e la Saldezza Formale in Villa Strohl-Fern:

Nel frattempo, nella tranquillità di Villa Strohl-Fern, Selva affinò il suo linguaggio artistico, spostandosi verso una solida ma elegante struttura dei volumi. Negli anni Dieci, le sue sculture, che iniziarono a essere esposte in mostre d’arte, rispecchiarono l’atmosfera simbolista del movimento secessionista internazionale.

Il suo lavoro, un equilibrio tra l’allegoria e la forma classica, rifletteva il rispetto per la verità umana e l’originalità nella sua poetica. Tra ritratti e nudi femminili, scolpiti con sensibilità e originalità formale, Selva attraversò una fase di maturazione che trovò piena espressione nella Biennale del 1914.

Gli Anni di Guerra e il Successo Travolgente:

La guerra lasciò un’impronta indelebile nella sua anima e nella sua arte, portando Selva a nuovi orizzonti di maturazione artistica. Critici d’arte e artisti del calibro di Antonio Maraini e Ugo Ojetti riconobbero il suo talento. Con l’avvento degli anni Venti, una lunga serie di successi e recensioni positive lo avvolse come un mantello, portando la sua arte ad un pubblico sempre più vasto. Attilio Selva era destinato a lasciare un segno indelebile nella storia dell’arte.

Esplorando Nuovi Orizzonti: L’Avventura Egiziana e l’Incanto di Anticoli Corrado:

Nel lontano marzo del 1920, Attilio Selva intraprese un epico viaggio in Egitto, incaricato da Faud I, il sovrano egiziano, di dare vita a una serie di straordinarie opere. Questa avventura si rivelò un catalizzatore di ispirazione monumentale, un impulso che avrebbe plasmato gran parte delle sculture pubbliche da lui realizzate negli anni Trenta.

Parallelamente, Selva iniziò a trascorrere sempre più tempo ad Anticoli Corrado, una pittoresca località frequentata da numerosi altri artisti di spicco, tra cui Pietro Gaudenzi, Ercole Drei e Arturo Martini. Questi soggiorni, avvolti da un’atmosfera familiare e fertile, conferirono alle sue opere scultoree una dimensione emotiva profonda.

L’Ascesa di un Artista: Dal Riconoscimento di Ojetti all’Accademia di Belle Arti di Roma:

Gradualmente, Attilio Selva iniziò a raccogliere riconoscimenti e successi sempre maggiori nelle esposizioni artistiche. Il suo lavoro attirò l’attenzione e l’approvazione di autorevoli figure, in particolare quella di Ojetti. Nel 1923, ottenne l’importante nomina ad Accademico d’Italia, un traguardo che avrebbe aperto la strada a incarichi pubblici di prestigio.

La sua carriera culminò nel 1943, quando ricevette l’incarico di insegnare scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, un ruolo che mantenne con dedizione straordinaria fino al 1958. Lavorò instancabilmente tra il suo studio ad Anticoli Corrado e quello sito in via Ripetta a Roma, creando ritratti di profonda intimità e opere monumentali che sottolineavano la connessione umana.

La Secessione: Un Connubio tra Forma Classica e Significato Simbolico:

All’inizio della sua carriera, le opere di Attilio Selva riflettevano l’influenza di Bistolfi, una figura chiave nel cambiamento della scultura italiana del primo Novecento. La sua arte sposava con sapienza l’equilibrio formale con una rinnovata enfasi sui volumi classici, tuttavia intrisi di una modernità e sensibilità uniche.

Richiamando ispirazione da maestri come Rodin e Michelangelo, Selva scolpiva forme solide e compatte, ma introduceva anche una potente componente simbolica. I suoi primi lavori a Torino, come il “Busto di donna,” esposto con successo nel 1908 alla Promotrice torinese e premiato con il prestigioso premio Rettmeyer, segnarono l’inizio di una carriera destinata a splendere a Roma.

La Sintesi tra Forma Classica e Significato Simbolico:

Selva abilmente fonde i massicci volumi antichi con una sua personale sensibilità verso il reale. La figura femminile divenne uno dei suoi soggetti prediletti, sia in forme integrali e nude, sia nei dettagli del viso. La solidità volumetrica si coniuga con una gestione espressiva dell’essenza vitale, un tratto distintivo delle sue opere degli anni Dieci e Venti.

Tra le sue creazioni spiccano i busti “Velia” e “Augusta,” presentati al pubblico nel 1914. La “Sfinge” esposta alla Biennale del 1915, oltre alla sua presenza plastica imponente, cela un significato esoterico e misterico, accresciuto dall’immagine degli occhi chiusi. Nello stesso anno, alla mostra della Secessione romana, Selva presentò il suo “Ritmi” e “Idolo,” sculture potenti, intrise di un significato simbolico e legate a riti arcaici.

Attilio Selva: L’Apice Creativo degli Anni Venti:

Gli anni Venti furono il culmine dell’espressione artistica di Attilio Selva. Il periodo post-bellico lo spinse verso nuove sperimentazioni formali, ma mantenne sempre viva la sua caratteristica interpretazione legata alla forza e all’umanità. L’equilibrio formale, la monumentalità e il legame con l’espressione umana lo portarono a esplorare il nudo femminile.

Il corpo femminile, rappresentato in opere come “Enigma di marmo” e “Ritmi della Biennale romana del 1921,” si manifesta con una vitalità straordinaria. La presenza muscolare sembra palpabile, mentre le pose richiamano l’arte delle sculture ellenistiche. Il simbolismo è ancora profondo, come dimostrato da “Ritmi,” arricchito dall’influenza del recente viaggio in Egitto, che ha amplificato il significato misterioso delle opere.

Nudi e Ritratti: Intimismo e Precisione Rinascimentale:

In questo periodo, Selva realizzò anche ritratti intimi e familiari, caratterizzati da una sobria e rigorosa chiarezza. Tra i soggetti ritratti figurano Sergio, Claudio, Francesca (conosciuta come La Sebasti), e il dottor Pastega.

Altre opere di eccezionale valore architettonico furono le Cariatidi create per la fontana di Piazza dei Quiriti e “Primula,” una scultura che con grazia presenta braccia alzate e una linea definita ma delicata, modellata secondo la realtà.

Monumenti e Opere Sacre: Un Impegno Duraturo tra gli Anni Trenta e Sessanta:

Negli anni Trenta, l’attività espositiva di Attilio Selva diminuì gradualmente, mentre le committenze pubbliche aumentarono, in linea con le politiche urbanistiche dell’epoca. Emergono sculture monumentali con forti connotazioni politiche, come i monumenti a Trieste o Capodistria, dedicati ai caduti, o gli “Atleti dello Stadio dei Marmi” al Foro Italico.

Nel frattempo, Selva continuò a produrre ritratti intimi ad Anticoli Corrado, come dimostrato dal “Bambino malarico,” esposto alla Quadriennale del 1931, e “Lucilla,” presentata a Parigi nel 1935.

I suoi ultimi lavori furono opere sacre di grandiosa maestosità, tra cui la “Pietà” per il Verano, la “Madonna della pace” del 1946, “Cristo in trono” per i Santi Pietro e Paolo all’Eur, e i mosaici realizzati dal figlio Sergio. La sua ultima creazione, “La morte di San Benedetto,” fu realizzata per l’abbazia di Montecassino. Nonostante l’età avanzata, Attilio Selva continuò a dedicarsi a queste committenze sacre fino agli ultimi giorni della sua vita, lasciando un legato indelebile nell’arte italiana. La sua morte avvenne a Roma nel 1970.

In questi anni imparò l’uso della creta e la sua tecnica. Antiche armonie plastiche rivissero olimpiche sotto le sue dita:

  • Donna accosciata;
  • Testa di fanciullo;
  • Sfinge, 1914;
  • Ritmi, 1915;
  • Nudo di donna che cammina, 1917;
  • Riposo;
  • La Vittoria;
  • Stupore;
  • Il rimorso;
  • Augusta e Mariella;
  • Susanna;
  • Donna che si sveglia,
  • Enigma, 1919;
  • Francesca, 1922;
  • Sabina, 1923;
  • Ritratto di Gino Clerici;
  • Ritratto di Nannina;
  • Lucilla;
  • Bambino malarico, 1930;
  • Busto in bronzo Mariuccia

dove l’artista ha saputo dotare di gracili moduli un tormento a lui inconsueto. Quale statuario, Attilio Selva ha dato a Roma: “Monumento a Guido Baccelli” , 1921 in Piazza Salerno; ” Fontana delle Cariatidi, 1928 in Piazza dei Quiriti; quattro statue di “Atleti al Foro Italico.

A Trieste: “Monumento a Oberda, Monumento ai Caduti in guerra; a Pallanza: cinque figure di  Soldati, nel mausoleo al Maresciallo Cadorna; a Capodistria: “Monumento a Nazario Sauro. Opere sue si trovano a Buenos Aires, a Santiago del Cile e altrove.

 

Attilio Selva Eva Buenos Aires Palazzo Zevallos 1939
Attilio Selva – Eva – Buenos Aires – Palazzo Zevallos – 1939

 

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