ACHILLE FUNI

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LE QUOTAZIONI di Achille Funi

Le creazioni artistiche realizzate con tecniche miste su carta variano in valore, solitamente situandosi tra 1.200 e 12.000 euro in media, considerando la varietà dei soggetti e la complessità delle tecniche impiegate. I dipinti risalenti agli anni Venti raggiungono valutazioni comprese tra i 21.000 e i 42.000 euro: di recente, un’imponente opera raffigurante una Venere latina è stata aggiudicata per 43.200 euro, presentando dimensioni straordinarie e una rara bellezza artistica. Le opere pittoriche di epoche successive generalmente oscillano tra i 2.400 e i 7.200 euro, ma possono raggiungere e superare i 12.000 euro nel caso in cui presentino soggetti e qualità estremamente eccezionali.

È fondamentale considerare che le stime proposte sono indicative e potrebbero variare in base al periodo storico di realizzazione, alle tecniche utilizzate, alla rappresentazione artistica, alle dimensioni dell’opera, nonché alla sua qualità complessiva, tra altri fattori. Si consiglia vivamente di contattare direttamente per ottenere valutazioni attuali e dettagliate senza alcun impegno.

Siamo a disposizione tramite il nostro perito ed esperto d’arte per stimare e valutare gratuitamente le opere di Achille Funi.

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Riceverete una risposta il prima possibile, in linea con il valore di mercato attuale secondo le nostre accurate considerazioni.
Ci riserviamo di valutare l’acquisto del quadro se risulta di nostro interesse.

N.B. Le precedenti valutazioni sono puramente indicative, e per una stima corretta e gratuita si prega di inviare una foto ai nostri esperti.

RIEPILOGO QUOTAZIONI INDICATIVE ACHILLE FUNI

Tipologia opere Dimensione Quotazione
tecniche miste su carta medie 1.200 – 12.000 Euro
dipinti anni 20 medie 21.000 – 42.000 Euro
Olio su tela – periodo successivo medie 2.400 – 7.200 Euro
Olio su tela – particolarmente belle medie oltre i 12.000 Euro

 


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BIOGRAFIA DI ACHILLE FUNI

Achille Funi in una fotografia d'epoca
Achille Funi in una fotografia d’epoca

Esperienze Artistiche e Accademie: Alla Scoperta di Funi

Tra i dodici e i quindici anni, si immerse nell’ambiente stimolante della civica scuola d’arte Dosso Dossi nella sua città natale. Nel 1906, fece il suo ingresso all’Accademia di Belle Arti di Brera, iscrivendosi con entusiasmo ai corsi di pittura della figura sotto la guida di Cesare Tallone, culminando con il diploma nel 1910.

Il suo percorso a Milano lo condusse in contatto con il fervore futurista. Nel 1914, espresse la sua posizione personale all’interno del movimento partecipando alla mostra di “Nuove Tendenze”, patrocinata da Ugo Nebbia, esponente di spicco e critico. L’esposizione, tenutasi presso la Famiglia Artistica di Milano, vide Funi presentare nove delle sue opere accanto ad artisti quali Adriana Bisi Fabbri, Leonardo Dudreville, Marcello Nizzoli, Giovanni Possamai e altri.

L’Eclettismo Futurista: Una Deriva Artistica

Il sodalizio con il gruppo futurista, sebbene mirasse a fornire una visione più temperata del movimento, si dissolse in realtà in un amalgama di artisti senza un legame coeso. L’eclettismo divenne la cifra distintiva del gruppo. Funi, nel catalogo, propose una visione dinamica del costruttivismo cubista, cercando di recuperare i valori plastici e ritmici perduti nell’arte del XIX secolo.

Pur essendo elogiato da Boccioni come “uno dei maggiori campioni della pittura italiana d’avanguardia”, Funi mantenne una certa distanza dal movimento. Non condivideva appieno il senso di dissacrazione formale che caratterizzava il futurismo. La sua attrazione per le forme piene, influenzate dal Cézanne reinterpretato da Picasso, lo separava dal dinamismo marinettiano. Nonostante il suo interesse per la velocità e la compenetrazione cromatica, Boccioni affermò che Funi, in realtà, rimaneva profondamente realista.

Una Svolta nella Guerra: L’Adesione al Gruppo Marinettiano

Tuttavia, allo scoppio della Grande Guerra, Funi si ritrovò nel gruppo marinettiano. Si arruolò nel battaglione Lombardo Volontari Ciclisti, condividendo il fronte con figure illustri come Boccioni, Marinetti, Sironi, Sant’Elia e Russolo. Questo periodo di fermento bellico, sorprendentemente, vide Funi allinearsi con il movimento che inizialmente aveva considerato con una certa riserva.

Milano Metamorfosata

Ritornato nella vivace metropoli di Milano, si trovò di fronte a una realtà radicalmente trasformata. Un numero considerevole dei suoi compagni d’armi giaceva caduto in battaglia o vittima della spaventosa epidemia di influenza spagnola. Nel frattempo, il fervore rivoluzionario del clan marinettiano si era integrato con successo in un contesto maggiormente orientato verso gli affari politici. L’evoluzione dalla corrente dei Fasci Futuristi ai più militanti Fasci di Combattimento si era consumata rapidamente.

Un Nuovo Corso di Achille Funi

Nel marzo del 1919, Funi si unì a una storica riunione in Piazza San Sepolcro a Milano. Questo incontro segnò la fondazione del movimento fascista, durante il quale espresse la sua adesione e contribuì all'”Incredibile Mostra Futurista” a Palazzo Cova. In quest’occasione, la sua visione artistica subì un’inversione significativa. Insieme a Dudreville, Russolo e Sironi, Funi firmò il manifesto “Contrari a ogni ritorno in pittura”. Nel secondo Futurismo, Funi si distinse come un dissidente, rivelando opere intrise di forti valori formali, derivanti più dal cubismo sintetico e dalla metafisica casoratiana che dalla dinamicità futurista o dal cromatismo fauve, pur essendo quest’ultimi rintracciabili nelle sue creazioni.

Le Testimonianze di un’Evoluzione

Filippo de Pisis, nel 1922, raccontò che Funi aveva ricevuto la sua prima commissione pubblica per dipingere le lunette esterne della chiesa di San Benedetto a Ferrara. Tuttavia, per ragioni oscure, l’opera non vide mai la luce.

Nello stesso anno, grazie all’impulso di Margherita Sarfatti e Lino Pesaro, emerse il gruppo artistico Novecento. Funi fu uno dei suoi fondatori, insieme ad Anselmo Bucci, Leonardo Dudreville, Mario Sironi, Ubaldo Oppi, Emilio Malerba e Pietro Marussig. Il gruppo debuttò a livello nazionale nel 1924 alla Biennale di Venezia, orientandosi verso un ritorno alla tradizione classica italiana, reinterpretata alla luce delle esperienze delle avanguardie del secolo appena trascorso.

Rinascita Classica e Nuovi Orizzonti

Le sue opere, che comprendevano figure femminili, nature morte e ritratti, oltrepassarono l’esplicita aspirazione neoclassica. Esse stabilirono un’eclittica gamma di riferimenti culturali, in parte legati alla tradizione artistica ferrarese. Nonostante l’orientamento classico, Funi mantenne una varietà di influenze, con opere come “Venere innamorata” e “Malinconia” che dimostrarono la sua ecletticità.

La tendenza futurista delle dichiarazioni del Manifesto Tecnico del 1910 era ormai svanita. Ora, il dibattito verteva su concetti come “umanità” e sulla centralità dell’uomo nella pittura. Questo cambiamento di prospettiva era evidente nei commenti di artisti come Giorgio de Chirico e Severini, che riconoscevano il piacere derivante dalla contemplazione armoniosa della figura umana.

Un’Evoluzione Profetica

Nel 1925, Margherita Sarfatti, in una monografia su Funi, lo considerò l’erede della tradizione classica e rinascimentale ferrarese. Prevedeva profeticamente che la sua capacità di comporre con essenzialità e grandezza avrebbe potuto tradursi in soluzioni ad affresco di notevole efficacia.

Con l’avvento del decennio 1930, si consumò il tramonto dell’entusiasmante esperienza artistica del Gruppo del Novecento. Il culmine di questa transizione si verificò durante la I Quadriennale Nazionale d’Arte a Roma, un evento significativo in cui diversi protagonisti, tra cui Funi, si rifugiarono sotto l’etichetta della “Scuola di Milano”. Questa metamorfosi artistica segnò una nuova direzione per Funi, introducendolo a una vocazione straordinaria per la pittura murale.

La Metamorfosi Artistica di Funi

Gli anni successivi alla transizione videro Funi emergere come un maestro della pittura murale, con decorazioni ad affresco che adornarono le Triennali di Milano dal 1933 in poi. Tra le sue opere più rilevanti si annoverano gli affreschi realizzati per la Chiesa del Cristo Re a Roma e la straordinaria collaborazione con Felicita Frai per la sala dell’Arengo nel Palazzo Municipale a Ferrara, dal 1934 al 1938.

Questa fase culminò con una serie di affreschi che rimangono celebri, lodati persino dall’artista americano Nicholas Quiring, che ha reso omaggio a questo capolavoro attraverso una serie di sanguigne custodite presso la biblioteca Ariostea di Ferrara.

Funi estese il suo genio a S. Giorgio Maggiore e al Palazzo di Giustizia a Milano, creando un maestoso mosaico nella basilica di S. Pietro a Roma e adornando la chiesa di S. Francesco Nuovo e il palazzo dei governatori a Tripoli, in Libia.

Il Maestro Didatta e la sua Eredità Artistica

A partire dal 1939, Funi condivise la sua competenza insegnando l’affresco all’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano. Nel 1945, ottenne la cattedra di pittura all’Accademia Carrara di Bergamo, dove in seguito assunse il ruolo di direttore, succedendo a Luigi Brignoli. Il suo insegnamento influente ha plasmato la prossima generazione di artisti, tra cui Fernando Carcupino, Oreste Carpi, Giuseppe Ajmone, Valerio Pilon, Alberto Meli, Dario Fo e Valerio Adami.

Nel 1949-1950, Funi si unì al progetto della collezione Verzocchi, contribuendo con opere significative come “Lo scultore”. Questa preziosa collezione è ora conservata presso la Pinacoteca Civica di Forlì, testimoniando l’influenza duratura di Funi nel panorama artistico.

Il Rinascimento Cinquantesco

Negli anni cinquanta, Funi ritornò all’insegnamento a Brera, continuando nel frattempo la sua produzione artistica. Tra le opere ad affresco degne di nota, troviamo quelle realizzate per il Teatro Manzoni nel 1946, il Banco di Roma nel 1951, la Banca Generale dei Crediti nel 1959 a Milano e la Banca Popolare di Bergamo nel 1952.

La sua ultima opera murale, eseguita tra il 1962 e il 1963, è immersa nella maestosa Chiesa dei Paolotti a Rimini, rappresentando il culmine di una carriera straordinaria. Con questa, Funi ha lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’arte, unendo il suo nome a un capitolo vibrante e dinamico della tradizione pittorica italiana.

E’ deceduto ad Appiano Gentile il 26 luglio del 1972.

 

Achille Funi Autoritratto con brocca
Achille Funi – Autoritratto con brocca

 

Achille Funi Dea Roma (studio) Si tratta dei cartoni preparatori eseguiti da Funi per due importanti opere decorative. Minerva e La Gloria, terminati nel 1940, vennero ideati per il mosaico del soffitto della Sala Riunioni della nuova ala della Cariplo, la cosiddetta "Ca' de Sass", progettata dagli architetti Giovanni Muzio e Giovanni Greppi; Dea Roma e Il soldato romano sono studi per il pannello Tutte le strade portano a Roma, l'unico effettivamente realizzato, nel 1943, dei tre inizialmente previsti per la decorazione dell'atrio del Palazzo dei Congressi dell'EUR (gli altri, Il Trionfo di Cesare e Il Trionfo di Augusto, rimasero incompiuti, a causa della guerra).
Achille Funi – Dea Roma. Si tratta dei cartoni preparatori eseguiti da Funi per due importanti opere decorative. Minerva e La Gloria, terminati nel 1940, vennero ideati per il mosaico del soffitto della Sala Riunioni della nuova ala della Cariplo, la cosiddetta “Ca’ de Sass”, progettata dagli architetti Giovanni Muzio e Giovanni Greppi; Dea Roma e Il soldato romano sono studi per il pannello Tutte le strade portano a Roma, l’unico effettivamente realizzato, nel 1943, dei tre inizialmente previsti per la decorazione dell’atrio del Palazzo dei Congressi dell’EUR.

 

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